LE COSE IMPORTANTI – VELENO
La band di Latina è in uscita con il suo primo album frutto di un lavoro durato tre anni e incrociato con la storia personale di Giada, che ha messo in musica e testi la sua esperienza con la disforia di genere in maniera diretta e profonda
di Enrico S. Benincasa
Le Cose importanti sono una rock band di Latina composta da Ylenia (chitarra), Alfonso (basso), Massimiliano (batteria) e Giada, voce. Giada è una persona non binaria che ha deciso di affrontare un’operazione per riconoscersi pienamente nel suo corpo proprio durante le lavorazioni di Veleno, il loro disco di prossima uscita (che vede alla produzione Giulio Favero). Il tema della sua disforia di genere è portante nel disco ed è affrontato in particolare, ma non solo, nella title track. Al telefono Giada mi racconta la storia di questo album e mi mette subito a mio agio, dicendomi che il discorso dei pronomi non è un problema per lei. Sono altre, insomma, le cose importanti.
Quali sono le sensazioni a pochi giorni dall’uscita di Veleno?
Siamo ansiosi, ma eccitati allo stesso tempo. Ci abbiamo lavorato tre anni e non vediamo l’ora di farlo ascoltare in giro. Speriamo che ciò che abbiamo fatto arrivi alle persone che hanno fatto il disco, ma se arriveranno critiche costruttive saran- no ben accette.
Di Veleno abbiamo già ascoltato tre singoli, Quello che manca, Sillage, Rami e Tempesta e a breve anche la title track. Come li avete scelti?
È stata una decisione difficile. Penso che alla fine abbiamo scelto i pezzi forse più “facili” da percepire, sicuramente i più romantici, ma non è stato così scontato individuarli tra quelli presenti nel disco.
Avete lavorato in studio insieme a Giulio Favero. Quando è partita la vostra collaborazione?
È arrivato in corso d’opera, circa due anni fa. Lo abbiamo chiamato perché è una persona vicina al nostro mondo e al nostro stile, e sin da quando ci siamo sentiti la prima volta si è dimostrato subito entusiasta.
Quando hai iniziato poi a lavorare sui testi?
Li ho scritti tutti in una settimana, poco prima di iniziare il percorso con Giulio. È stata una deadline “autoimposta”, un po’ perché tendo a procrastinare (ride, NdR), un po’ perché questa volta abbiamo lavorato in modo differente. Prima era un po’ tutto centrato su di me, ero abituata a comporre e a scrivere in autonomia, ora ragioniamo da band nella stesura del pezzo.
Quanto sono cambiati i testi dopo quella prima stesura?
Molto poco. Forse solo Scusa, l’ultima traccia del disco, dove ci sono le mani anche di altre persone, è cambiato un po’ più degli altri.
Le cose importanti sono di Latina, città di provincia particolare per la sua storia e ultimamente “scenografia” di film e serie tv. Che periodo sta attraversando oggi?
È un posto che si sta risvegliando, è più vivo anche grazie al cambio generazionale. Il passato della città c’è, ma è una città attiva su molti fronti e c’è molta propensione all’incontro. La comunità LGBT, per esempio, è unita e c’è molta rete, e collaborazione. Dal punto di vista musicale posso dire che c’è tanta gente che suona. Abbiamo sempre provato a fare network e oggi raccogliamo i frutti di quello che abbiamo contribuito a seminare per anni.
La cover di Veleno è una foto artistica che ritrae Evan, un ragazzo transgender. Come siete entrati in contatto?
Evan è un ragazzo che prima viveva nelle nostre zone e ora è a Milano. Grazie il nostro amico fotografo Riccardo La Valle siamo riusciti a creare questa situazione e a scattare la cover. Lui si è subito reso disponibile, ci siamo conosciuti in una call dove gli abbiamo raccontato l’idea e gli è piaciuta. Poi con lui ho parlato anche della possibilità di operarmi, è stata una conversazione che mi ha fatto prendere piena coscienza della cosa e mi ha dato lo spirito giusto per farlo.
Che cosa vi siete detti in quella chiacchierata?
Io pensavo che bastasse avere i soldi e trovare un chirurgo, lui mi ha aperto gli occhi sul fatto che nel nostro Paese un’intervento di questo tipo è possibile solo se si ha una malattia o se si fa un percorso di riaffermazione di genere. Io non volevo affrontare questo percorso, semplicemente vivevo la mia personale disforia e avevo necessità di porre fine a questa cosa operandomi. Dopo quella conversazione ho trovato una clinica a Barcellona che opera senza questi problemi, basta solo il tuo consenso per poterlo fare.
Non hai problemi a parlare di questo argomento e nemmeno a mostrarti così come sei.
Sì, è vero, ma sui canali del gruppo prima di qualche tempo fa non ne avevamo ancora parlato. Volevamo affrontare la cosa prima dell’uscita dell’album, ma pri- ma di pubblicare mi sono confrontata con le persone dell’Arcigay di Latina per capire insieme a loro quale fosse il modo più corretto per avvicinare le persone. E abbiamo convenuto che fare un video in cui provare a spiegare cosa fosse la disforia dando molto peso alle parole fosse una maniera opportuna per iniziare a parlarne sui nostri social.
Dopo l’uscita del disco vi vedremo sul palco?
Certamente. Fino a ora abbiamo portato sul palco solo i singoli, li abbiamo rodati, ma il resto del disco non è stato ancora suonato live. Il 13 dicembre lo porteremo live per la prima volta al Sottoscala 9 di Latina. Da gennaio in poi, invece, inizieremo il tour vero e proprio legato a Veleno.
Nella foto in alto: Le Cose Importanti, foto di Riccardo La Valle
Quest’intervista è stata pubblicata su WU 128 (novembre 2024)
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