FRA! – PICCOLI MONDI CRESCONO
Fra! illustra e disegna con estrema facilità e su diverse superfici, creando mondi pieni di personaggi e sfumature da osservare e studiare. Ormai da qualche anno a Milano, vorrebbe riportare al Sud un po’ dell’attenzione del mondo dell’arte con un progetto decisamente “in grande”
di Enrico S. Benincasa
Roma, 30 aprile. In piazza San Giovanni gli artisti chiamati per l’annuale concertone per la festa dei lavoratori stanno facendo il soundcheck, ma c’è un altro artista nel backstage che sta facendo loro le scarpe, letteralmente. È Francesco Caporale aka Fra! (in rete lo trovate come fradesign.it), che insieme a Superga sta preparando delle sneakers customizzate ad hoc per tutti gli artisti del primo maggio. Sulla tela bianca delle 2750 Fra! ci mette il suo mondo, fatto di piccoli dettagli che si scoprono man mano che si osserva l’opera completa. «Adesso conosco tutti i numeri di scarpe degli artisti della scena italiana» mi dice Fra!, e iniziamo a chiacchierare del suo lavoro dall’inizio, da quando ha usato il primo pennarello.
Quando hai iniziato a disegnare?
Ho iniziato da bambino: in casa penne e colori non mancavano mai, erano parte dei miei giochi. I miei genitori mi hanno sempre incoraggiato a creare e a inventare con i disegni. Crescendo, però, ho provato a seguire altre strade: ho deciso per esempio di iscrivermi allo scientifico perché avevo intenzione di studiare medicina e diventare dottore. Non era facile a quell’età e in quel periodo immaginarsi un futuro nei lavori creativi, soprattutto al Sud. La chiave di volta fu un tema in classe, dove non riuscii a scrivere nulla e mi misi a disegnare. Questo colpì la mia professoressa di italiano, che mi spinse a riprendere quel percorso con più continuità tanto che presentai la mia tesina della maturità completamente illustrata.
Preso il diploma, che percorso di studi hai deciso di intraprendere?
Ho deciso di trasferirmi a Milano per iscrivermi alla NABA, dove ho seguito i corsi di grafica pubblicitaria e direzione artistica. Mi sono diplomato nel 2014 facendo il serale, perché di giorno lavoravo per mantenermi gli studi. Negli anni dell’università ho fatto di tutto: dal coordinatore di mense scolastiche al guardiano notturno al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia, giusto per darti un’idea… E, allo stesso tempo, ho iniziato a illustrare e a proporre i miei lavori.
Cosa ti piace di più del disegno come strumento di comunicazione?
Con il disegno, rispetto al testo o alla parola, si può comunicare lasciando agli altri molta libertà di interpretazione. C’è più tempo per capire e per analizzare. Generalmente un disegno non è presuntuoso, non lo devi “ascoltare” per forza e ti lascia modo di farti una tua idea. È un mezzo che si fonde bene con la mia persona.
Ci sono tempi più dilatati soprattutto nella vita reale, ma in contesti digitali come i social network, per esempio, tutto scorre più velocemente, anche un disegno…
È una cosa a cui bisogna rassegnarsi. Ho fatto grafica pubblicitaria, ho un approccio che si fonde con quello dell’artista e, quando si lavora con i brand, so benissimo che tempi si hanno a disposizione per creare e quanto può durare una campagna con le tue immagini come protagoniste. È da un po’ che ho deciso di implementare la mia produzione con creazioni hand made e tangibili. Penso che sia molto importante, per chi fa il mio lavoro, occuparsi anche di cose che non finiscono solo sui social, ti aiuta a bilanciare le cose. I disegni devono esistere anche nella vita “reale”, non solo in quella digitale.
C’è un legame territoriale per Fra! tra lo stile e le origini?
Quando disegno in freestyle, per esempio, spesso alterno natura e palazzi. Per me è un po’ come mettere assieme Milano, la città che mi ha adottato e che è una metropoli, e i paesaggi della Calabria. Ho cercato sempre di bilanciare le cose che fanno parte di me: mi piace Milano e ci sto bene, ma ho comunque nel cuore il posto da dove vengo.
Come vivi la parte più commerciale del tuo lavoro?
Ho avuto, fino a questo momento, la fortuna di lavorare sempre con realtà con cui mi sono sentito affine. È stato importante confrontarmi sempre con persone e non lavorare a distanza, così da dare ai miei clienti la possibilità di toccare con mano il mio modo di creare e la mia artigianalità.
Come si è evoluto il tuo tratto nel corso del tempo?
L’evoluzione è stata molto naturale, sin da quando ho iniziato riempiendo fogli di disegnini e doodle. Ho volutamente deciso di non approfondire troppo la didattica per cercare di essere il meno “influenzato” possibile ma, come dicevamo prima, siamo talmente bombardati di immagini che è impossibile non essere esposti alla contaminazione. Una caratteristica che mi accompagna da sempre è quella di essere “pieno” nei miei lavori.
Da poco è arrivato il primo lavoro outdoor di Fra! alla piscina Argelati a Milano. Com’è andata?
Sì, era il mio primo lavoro in un contesto del genere. Ho avuto questa possibilità grazie ai ragazzi di Ape nel Parco e abbiamo realizzato il tutto durante i giorni della design week. Ho scelto di farlo in freestyle: è stato bellissimo lavorare in uno spazio pubblico, ti confronti con una dimensione condivisa ed è tutta un’altra cosa.
Passi dal disegnare su una scarpa, come stai facendo oggi con le Superga per gli artisti del primo maggio, a un muro: la dimensione della “tela” influisce sul tuo modo di disegnare?
Non c’è questa grande differenza per me, posso disegnare di tutto su tutto a patto di studiare bene prima la superficie. Per questo lavoro sulle Superga 2750, per esempio, ho fatto diverse prove per capire quale fosse il tipo di tinta corretta da usare per ottenere la migliore resa. Poi non sempre creo in freestyle, alle volte lavoro con un progetto che poi cerco di realizzare successivamente, utilizzando foto, proiettori e tecnologie varie per riportare il concept nell’output finale.
Che progetti hai per il futuro?
Tra i miei progetti ancora in cantiere c’è quello di realizzare un’opera decisamente grande, una sorta di “disegno più grande del mondo”. È un’idea che vorrei prendesse vita nel mio paese, Altomonte in provincia di Cosenza. L’obiettivo è realizzare un disegno di 600 metri quadrati ma modulare, perché composto da mattonelle di 50 x 50 centimetri circa l’una. Le creerò tutte con la collaborazione di chi parteciperà al crowdfunding, che potrà darmi l’input su cosa disegnare su una o più mattonelle. Lo vorrei fare ad Altomonte perché fare arte oggi al Sud non è facile e, inoltre, questo potrebbe essere un modo per me di ridare qualcosa al luogo dal quale provengo.
Quando hai intenzione di realizzarlo?
Non lo so ancora, perché un’opera del genere va programmata bene in quanto oc- cuperebbe gran parte del mio tempo per diversi mesi, ma sono felice di parlarne perché è uno stimolo per farlo.
Intervista pubblicata su WU 96 (luglio – agosto 2019)
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