M¥SS KETA – PUNTO DI RIFERIMENTO
Il suo album più elettronico di sempre, con un titolo tra l’ermetico e il simbolico, l’ha portata in tour all’estero e ora in Italia. E, nel mentre, il numero dei ketamini si impenna
di Dario Buzzacchi
È tornata: più provocatoria e più provocante che mai, e con più bpm di sempre. Lo scorso gennaio è uscito per Island Records “.” un album che rappresenta un “punto” fermo nella carriera di Myss Keta. Dall’ultrasaturazione capitalista all’alienazione digitale, l’artista mascherata si conferma la voce visionaria e iconoclasta che non ci meritiamo, ma di cui abbiamo tremendamente bisogno. Dopo l’uscita del nuovo album, è arrivato il tour, che dopo le date europee è ora in Italia in attesa del gran finale all’Alcatraz di Milano del prossimo 8 maggio.
“.” è senza dubbio il tuo disco più elettronico di sempre. Come mai questa scelta e perché è arrivata proprio adesso?
Più che una scelta, è stato un approdo naturale musicale. Durante la lavorazione dell’album, la direzione si è orientata verso sonorità capaci di rappresentare al meglio le emozioni e i sentimenti viscerali che volevo portare a galla con “.”. Magari è la prima volta che lo formulo in modo così razionale, ma il suono così marcatamente elettronico è stato scelto perché è quello che meglio si adatta per me a raccontare emozioni intense e passioni profonde.
Che show hai preparato per il tour di “.”?
Sto preparando un live in cui, come sempre, la performance sarà il cuore dello show: quindi io, produzioni su base e ballerini. Il centro sarà il nuovo album “.” e le sue sonorità più spinte, che voglio siano protagoniste. Sto cercando di includere in scaletta i brani che, nel mio percorso, mi hanno portata alla stesura di questo disco.
Come descriveresti il tuo rapporto con il pubblico?
In una parola: pazzesco. È un pubblico che non vedo l’ora di rincontrare dal vivo, con cui dialogo direttamente durante i live. L’energia dei miei concerti è calda, potente, passionale. I live diventano delle feste, anche grazie ai “ketamini”, che sono semplicemente i migliori.
Ci racconti del tuo lato segreto da dj?
Innanzitutto grazie per la domanda. Ne approfitto per annunciare che sono disponibile per feste private, matrimoni, battesimi e comunioni. Detto questo, il mio lato segreto da dj, sviluppato soprattutto durante l’ultimo anno, mi è stato molto utile nella creazione dell’album “.”. E qui mi ricollego anche alla prima do- manda: potrebbe essere un altro motivo per cui è l’album più elettronico di Myss Keta? Lasciamo la domanda nell’aria. Confrontarmi con il mixer mi ha permesso di vedere le canzoni da un altro punto di vista, quello di una dj che deve costruire una serata, comporre un mix capace di tenere alta l’energia dall’inizio alla fine e trascinare il pubblico in un viaggio. Questo approccio tecnico mi è tornato utile in studio e sicuramente influenzerà anche la costruzione della scaletta del tour.
Nella prima traccia dici: «Non voglio un feat su questo cazzo di album». Come mai questa scelta che oggi potremmo definire quasi inconsueta? Anche questa è stata una scelta naturale: volevo raccontare il punto di vista di Myss Keta, mettere un punto fermo. E questa esigenza si è tradotta nel lavorare in intimità. Il nucleo della lavorazione del disco è stato formato da me e Riva, il mio produttore storico, proprio perché, per scavare così a fondo, avevo bisogno di sentirmi completamente a mio agio. L’unica collaborazione è quella con Vera Gemma, nella canzone Vendetta. Una collaborazione che è talmente spontanea e caratterizzata da una comunione d’intenti così forte, che è stato come far dialogare due spiriti affini sullo stesso tema. Era l’unica collaborazione che sentivo coerente con lo spirito dell’album.

La cover di “.”, l’ultimo disco di Myss Keta
In Nevrotika, primo estratto dell’album, citi la “Ketacrazia”. Ci puoi raccontare meglio di che si tratta, e come ci può salvare in un 2025 in cui osserviamo l’avanzata di nuovi fascismi e un arretramento dei diritti?
Ketacrazia significa sentire la necessità di rivendicare i propri diritti, circondandosi di persone che condividono valori comuni. È scrivere attivamente le regole del proprio gioco, andando contro ciò che si sente ingiusto, anche se accettato dalla maggioranza.
È vero che “.” è un album in cui, fatta eccezione per Vera Gemma, non ci sono feat, ma nell’intero progetto – mi riferisco ai video – troviamo un’ospite che non passa inosservata. Come è nata la collaborazione con una delle icone del teatro contemporaneo come Silvia Calderoni, e come ha arricchito il progetto?
È iniziata durante la lavorazione del precedente album, Club Topperia, per creare insieme un intermezzo. Da lì è nata una vicinanza affettiva e spirituale che mi ha portata subito a pensare a lei per il video di Nevrotika. Silvia condivide con Myss Keta un universo valoriale comune e il piacere di lavorare insieme, on e off set. Il video è una moderna rielaborazione de Il mago di Oz, in cui Silvia interpreta una versione contemporanea dello spaventapasseri. La sua interpretazione gioca con le corde della fluidità di genere, disturbando la narrazione eterosessista e binarista. Dopo averla ammirata ne La leggenda di Kaspar Hauser di Davide Manuli, non potevo immaginare nessun’altra per questo ruolo.
Se il tuo album fosse una colonna sonora, che film sarebbe?
Un film di David Cronenberg. Scritto a quattro mani con David Lynch.
Oltre al tour, progetti per il 2025 di Myss Keta?
Fare il giro del mondo su una Punto.
Nelle foto: Myss Keta, foto di Dario Pigato
Intervista pubblicata su WU 130 (febbraio 2025)