‘LOOMING VALE’ DI LARS DUCHATEAU
L’isola di Heimaey, situata al largo della costa islandese, sembra nelle immagini di Lars Duchateau un luogo idilliaco, fermo nel tempo. Quel senso di sospensione che traspare in fotografia ha radici profonde: il villaggio sorge infatti su due vulcani, uno dei quali ha eruttato l’ultima volta nel 1973, costringendo alla fuga i suoi 5 mila abitanti. La maggior parte di loro è tornata negli anni Ottanta per ricostruire le proprie case, e tuttora la abita, consapevole che le forze naturali, senza preavviso e senza via di scampo, potrebbero tornare a stravolgere le loro vite
di Alessandra Lanza
Come hai scelto Heimaey e la sua storia?
Sono cresciuto in un quartiere relativamente piccolo e sicuro, dove qualsiasi cosa accada ha un grosso impatto sulle conversazioni degli abitanti. Non essendoci grandi minacce o forze naturali esterne, mi sono sempre chiesto come in certe realtà le persone gestiscano avvertimenti di ampia portata. Heimaey significa “Isola di casa” e il contrasto tra i vulcani attivi e l’area abitata che sovrastano mi ha spinto a studiare questo fenomeno.
Come si riflette nelle tue fotografie il contrasto tra la tranquillità del paesaggio e la minaccia dovuta alla presenza dei vulcani?
Penso sia visibile in due modi: tecnicamente e visivamente. Ho utilizzato un obiettivo tilt-shift per alterare il paesaggio, facendo apparire la città come un fragile modello in scala. Normalmente questi obiettivi vengono utilizzati nella fotografia architettonica per mostrare un’immagine tecnica delle costruzioni, ma in questa serie li ho usati per influenzare l’aspetto. Dal punto di vista narrativo, ci sono solo tre ritratti che cercano di racchiudere il vuoto dell’isola. Anche se ci sono 4.500 abitanti, la natura domina il paesaggio più di quanto accadrebbe in una grande città. C’è anche l’immagine di una clessidra formatasi nei resti della lava secca, che simboleggia l’idea che il concetto umano di tempo non si applica a quello della natura.
Quando sei stato a Heimaey, hai trovato segni tangibili o tracce dell’eruzione del 1973 nel paesaggio attuale e negli abitanti?
Ci sono immagini in cui appare una superficie di pietra rossastra. Questa parte dell’isola è stata creata dalla reazione chimica della lava calda con il mare. È una traccia molto diretta e visibile dell’eruzione. Inoltre, il calore del vulcano attivo viene convertito in energia. Molti residenti hanno immagini dell’eruzione dell’Eldfell nelle loro case, come accade con le foto di famiglia: credo che ci sia un certo orgoglio per il fatto che nessuno rimase ferito durante l’eruzione improvvisa del 1973. Non hanno paura, accolgono la situazione più che temerla. In seguito all’eruzione, fu data loro la scelta tra tornare sull’isola o rimanere a Reykjavik. Circa l’80% è tornato a Heimaey.
Che differenze hai notato tra le persone che hanno vissuto l’eruzione e quelle nate dopo?
Credo ci sia grande differenza tra essere stati testimoni e vivere qualcosa attraverso immagini e racconti. Chi, come me, è troppo giovane per ricordare il primo sbarco sulla luna lo conosce tramite immagini o documenti che possono essere percepiti in modo diverso da ognuno e che possono diventare un ricordo a sé stante. Per questo ho voluto concentrarmi più sulla situazione attuale dell’isola e dei suoi abitanti che sui vulcani stessi.
LARS DUCHATEAU Classe 1997, lavora principalmente con la fotografia. Attraverso i processi segnici e la comunicazione, le sue opere generano significati e associazioni diverse, trasformando lo spazio in tempo e il linguaggio in immagine
Articolo pubblicato su WU 131 (aprile 2025)
Tutte le foto nella pagina sono di Lars Duchateau