L’ARTE SUL CAMPO DA BASKET
Pigalle Basket, nel cuore dell’omonimo quartiere parigino, è uno degli esempi più interessanti di una serie di opere d’arte urbane che hanno a che fare con la pallacanestro. I campi, regolamentari e non, sono stati ridisegnati da street artist e inondati di linee e colori, diventando così piccole isole policromatiche nel grigio delle città
di Gaetano Moraca
A meno di 500 metri dal Moulin Rouge, nel quartiere più maledetto e artistico di Parigi, potete concedervi una partitella a pallacanestro facendovi inghiottire dai colori psichedelici di Pigalle Basket. Un campo da gioco che fonde street art, sport e moda situato nel IX Arrondissement, nato nel 2009 dalla collaborazione tra la casa di moda Pigalle, Nike e i creativi di Ill Studio. Uno spazio di 480 metri quadrati non regolamentare – addirittura c’è una scala d’emergenza in prossimità della metà campo – talmente ricco di colori da dare l’impressione di stare all’interno di un videogioco. Un’opera d’arte a cielo aperto, fruibile, open source.
Fino al 2015 riquadri dai toni sgargianti si intersecavano sull’asfalto, come in una partita di Tetris dipinta da Mondrian. Da pochi mesi Pigalle Basket, il brand di moda parigino di Stéphane Ashpool (sempre in collaborazione con Ill Studio) ha deciso di dare un’altra mano di colore. Abbandonate le figure geometriche e lineari precedenti, il campo si è vestito di uno spettro cromatico che parte dal blu, attraversa il viola, sfocia nel fucsia e culmina con dei picchi di giallo e arancio.
L’ispirazione arriva da un’opera d’arte del russo Kasimir Malevich, Gli Sportivi (1930). Quattro silhouette di uomini, uno a fianco all’altro, colorati a spicchi. Un po’ dei Modigliani, un po’ degli Arlecchini. «È uno dei nostri quadri preferiti di tutti i tempi – hanno spiegato i creatori – siamo stati attratti dai soggetti della pittura russa, ma anche dai colori forti e dalla composizione grafica che avevamo in mente. L’anatomia del corpo umano così come le sue performance hanno da sempre un rapporto con l’arte. Sin dall’antichità greca e romana, lo sport è rappresentato come un’idea dominante nella bellezza di un’epoca. Questa continua ricerca della modernità ha forgiato un forte legame tra funzionalità ed estetica nei decenni. Attraverso questo nuovo campo, vogliamo esplorare il rapporto tra lo sport, l’arte e la cultura e la sua nascita come un potente indicatore socio-culturale. Ci impegniamo a stabilire paralleli visivi tra il passato, il presente e il futuro del modernismo dall’era dell’avanguardia dell’inizio del XX secolo, fino all’origine dell’“open source”. Questa è la nostra interpretazione dell’estetica futura di basket e dello sport in generale».
Per Ashpool, che parallelamente alle metamorfosi del suo campetto rinnova le sue collezioni, il punto di partenza di questo lavoro sono proprio gli anni Novanta, età dell’oro per il basket. «Le rivalità correvano, le leggende raggiungevano nuove vette, nascevano le dinastie. Quel decennio ha un’influenza importante, non solo in termini di sport, ma anche per quanto riguarda la moda americana. La nostra collezione si ricollega proprio a quegli anni, infarciti con un diversi strati di pop». Il campetto è aperto a tutti, ça va sans dire.
Ma non c’è solo Pigalle Basket. Sono numerosi gli artisti che si sono cimentati in progetti simili, donando alle città opere che sono anche luoghi di aggregazione sociale e sport. Lo scorso anno a Roma lo street artist lodigiano Alberonero ha affrescato un campo da basket – insieme al collettivo Studio Volante – nell’ex Dogana di Roma, in zona Termini. I colori tenui, quasi pastello, sono un tratto dominante della sua poetica, che per questo progetto specifico ha dichiaratamente tratto spunto dal progetto parigino.
Restando in Italia, ad Alessandria l’artista siciliano Gue (bella anche questa commistione regionale) ha realizzato un campo, in questo caso perfettamente regolamentare, ispirandosi direttamente alle linee e ai colori di Carlo Carrà. Il progetto – lodato da critici e riviste di settore – è stato reso possibile grazie a un finanziamento previsto dal Comune per rigenerare parchi, aree giochi e giardini.
E se ci spostiamo nel cuore di New York, troviamo ancora Nike che ha dato mandato a Kaws di riscrivere la logica di due campi da basket attigui alla Stanton Street di Manhattan. Due figure provenienti dai cartoon, una delle caratteristiche dominanti dei lavori di Kaws, si stagliano bellamente nel bel mezzo dei perimetri da gioco, confondendosi con le restanti linee curve e rotondeggianti.
Isole di colore nell’indistinto delle metropoli, queste esperienze sono ottimi esempi di come si possano migliorare spazi cittadini partendo da due “collanti sociali” come arte e sport, sia con l’aiuto dei privati, sia con quello pubblico. Il basket si presta perfettamente a questi progetti per discorsi pratici (il campo) e per la sua cultura urbana, ma non si offenderebbe nessuno se idee del genere fossero di spunto per altre iniziative con lo stesso spirito.
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