IVREATRONIC
Ivrea sta ritrovando un’anima elettronica che negli ultimi anni sembrava sopita grazie a un progetto – Ivreatronic – che nasce per colmare un vuoto e ridare una scena (e un’etichetta) al Canavese, con l’ambizione di entrare nelle mappe del clubbing italiano
di Alessandra Lanza
Al piano superiore c’è un’enoteca con alcuni tavolini fuori, anche se il clima autunnale eporediese è un formidabile incentivo a sedersi nell’atmosfera soffusa delle sale interne. A destra del locale, situato non lontano dalla stazione di Ivrea, una scala in cemento porta al piano sotterraneo delle Cantine Morbelli. Pareti rosse come il vino, LED che illuminano il percorso fino a una porta rettangolare, aperta: controluce sagome che si muovono, al ritmo di musica elettronica progettata per farti ballare. Vuota, quella stanza in cui circa 200 corpi stanno sudando sembra grande la metà: grandi botti appoggiate alle pareti, lampadari che per la serata vengono spenti.
Le lampadine le svitano una per una gli organizzatori di Ivreatronic, che curano ogni dettaglio. Questa sera al posto degli adesivi in omaggio dell’ultima volta ci sono in vendita le bottigliette d’acqua con etichette disegnate ad hoc. Anche quelle, una per una, sono state incollate da Michele Pascarella, aka Enea Pascal, da Marco Foresta, Mattia Barro “Splendore” (vi ricordate L’Orso?) e Marco Jacopo Bianchi, in arte Cosmo, anche se, ci tiene a dire, non è un suo progetto. È frutto del collettivo made in Ivrea, di cui fanno parte anche il libraio Davide Gamba e altre figure che ruotano attorno ai quattro dj resident: tra le sovrapposizioni ci sono produttori, cantautori, grafici, ristoratori, fotografi, filosofi e un parrucchiere. Un’amalgama di competenze e di influenze musicali, il cui frutto è questa “afrotropicalhousetechno night in Eporedia”.
Il viaggio comincia intorno alle 23 e i dj si alternano in consolle: un’ora a testa, nascosti dietro alle palme e ad altre piante che per questa notte decorano la sala, trasformandola in una piccola foresta amazzonica, data la temperatura. Circa una volta al mese questo spazio ristretto e nato per altro viene trasfigurato per Ivreatronic. «Si parlava di fare qualcosa insieme, di un modo alternativo di fare clubbing, già un anno fa», racconta Cosmo. «All’epoca io e Pascarella non sapevamo nemmeno mettere i dischi». «Poi sono diventati i più bravi!», scherzano gli altri. Vivono tutti a Ivrea, a meno di cento metri l’uno dall’altro, e sono “cresciuti” nel locale fondato da Foresta, il Sugho, chiuso nel 2014. Barro ha iniziato organizzandoci feste, Cosmo ci suonava con i Drink to Me. «Pascarella non poteva entrare, era ancora troppo giovane!», ridono. Ci sono quasi vent’anni di differenza tra lui (1992) e Foresta (1973), dei quattro il più anziano per età ed esperienza. Il più noto a oggi è Cosmo: «Prima della fine del mio tour, verso febbraio, abbiamo pensato di usare quella visibilità per fare qualcosa di bello: altrimenti che te ne fai?».
Il concept di Ivreatronic è stato da subito molto europeo. «Teniamo d’occhio quanto succede in giro, non tanto per imitare, quanto per dire “guarda che ci si riesce, questi ce l’hanno fatta”». «Ivrea – spiega Barro – è una città storicamente legata al mondo della notte e dei club. Anni fa, per appena 20 mila abitanti, c’erano cinque o sei club attivi almeno per tre/quattro giorni alla settimana». E poi, di colpo, un vuoto. «Ci siamo chiesti: perché nessuno lo sta facendo? Avevamo l’occasione e la voglia di sbatterci». «E nessuna certezza che potesse andare bene – prosegue Cosmo – ma la prima volta che abbiamo proposto le prevendite, lo scorso maggio, ci siamo resi conto che la gente era interessata e le abbiamo esaurite una settimana prima dell’evento».
Pienone anche per le serate successive, tra giugno e settembre. Certo, le dimensioni sono casalinghe: uno spazio da circa 250 persone, per poter gestire tutto da soli, con cura. «Adesso non contano i numeri, ma che Ivreatronic diventi un marchio riconoscibile e di qualità», riassume Gamba, più coinvolto nella produzione. «Il Club to Club è partito come un viaggio da un locale all’altro e adesso, tra grandi numeri e grandi nomi, è finito dentro un hangar del Lingotto». «I numeri – è d’accordo Cosmo – ti costringono in un capannone, con problemi di stress e di fatturato. Non vogliamo rompere la magia». L’obiettivo è comunque entrare nelle mappe del clubbing italiano e diventare un punto di riferimento: «Ce l’hanno fatta a Foligno (con il Serendipity, NdR), perché non dovremmo riuscirci noi?».
L’embrione, pian piano, si sviluppa: per la prossima serata, quella del 18 novembre, ci saranno ospiti in trasferta: Elisa Bee da Milano e il vocalist Principe California, ennesimo alias di Giacomo Laser, che per l’occasione torna a Ivrea. Ma per ora, Ivreatronic resta una cosa fatta in città e per la città. «Da anni andiamo alle serate di Torino. Vorremmo che la gente adesso, in auto o in treno, venisse anche qui. Pian piano ci stiamo riuscendo, con partecipanti da Bologna, Trento o dalla Liguria». Al massimo ci si allarga ai paesini limitrofi , come con il primo di una serie di eventi sperimentali dal nome “Avanguardia indimenticabile”, in cui luoghi e situazioni vengono reinterpretati in chiave elettronica. «Ci interessa portare questo genere di musica in zone in cui di solito non si trova. Abbiamo organizzato un primo aperitivo a Chiaverano, la prossima potrebbe essere una colazione», racconta Barro. «Ci piacerebbe lavorare sul territorio in generale con eventi culturali, prendendoci la responsabilità di organizzare contenuti che vanno oltre la serata», spiega Cosmo.
Tra i progetti c’è anche un’etichetta discografica. Tutto, dicono, è pronto e gli artisti ci sono: l’idea è di produrre solo quelli del Canavese. «Tra i nostri amici, per esempio – continua Cosmo – ce ne sono tanti che non hanno mai avuto il contesto giusto per far uscire le idee e svilupparle: come si fa, senza una scena? La nostra ambizione è di creare un suono di Ivrea, multisfaccettato, ma che abbia identità. Niccolò Contessa è stato qui e ha detto che secondo lui Ivrea è la nuova Berlino». La serata finisce intorno alle quattro del mattino. Ogni tanto si esce a prendere aria o a fare il pieno di nicotina. I partecipanti, sudati, più o meno lucidi, senza saperlo stanno ascoltando i pezzi nuovi dei quattro dj, che testano qui se funzionano o no. «Io – confessa Cosmo – metto quelli strumentali che finiranno nel mio prossimo disco, ma nessuno lo sa».
(la foto in apertura è di Alessandra Lanza. Segui Alessandra su Instagram e Linkedin)
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