VICE – L’UOMO NELL’OMBRA,L’UNICO MODO POSSIBILE DI SPIEGARE LA POLITICA NEL 2018
‘Vice – L’uomo nell’ombra’, il nuovo film di Adam McKay (premio Oscar per la sceneggiatura de ‘La grande scommessa’), guarda alla vita di Dick Cheney, il vice presidente dietro George W. Bush, interpretato per l’occasione da un sempre più camaleontico Christian Bale
di Davide Colli
Adam McKay, regista di Vice – L’uomo nell’ombra, è tra i cineasti più versatili tutt’ora attivi ad Hollywood e un solo sguardo alla sua filmografia basta per definirlo tale. Collaboratore storico di Will Ferrell, che ha diretto nei due capitoli di Anchorman, nel 2015 decide di veicolare il suo indubbio talento per la scrittura comica alla spiegazione delle dinamiche che hanno causato la crisi finanziaria del 2008: nasce La grande scommessa. McKay, con la vittoria di un Oscar proprio per la sceneggiatura di quest’ultimo, si impone prepotentemente in un panorama cinematografico più impegnato, trovandosi perfettamente a suo agio come nell’ambiente della commedia.
Vice – L’uomo nell’ombra si sviluppa seguendo lo stesso approccio del precedente film del regista, partendo dall’incipit di spiegare una pagina della storia statunitense moderna nella maniera più immediata possibile. L’oggetto di analisi, in questo caso, è l’ascesa di Dick Cheney al potere, industriale nella prima parte della sua vita, politico quando si impadronirà della Casa Bianca dal 2001 al 2009.
McKay gioca quindi con la grammatica cinematografica e distrugge lo schema filmico ordinario con la finalità di rendere comprensibile a ogni tipologia di pubblico concetti complicati. Il merito non va esclusivamente ad una regia estremamente frenetica e a una sceneggiatura accurata e che assiste in maniera egregia le trovate visive proposte, ma anche del montaggio, che riesce a suscitare non pochi momenti d’ilarità.
La sostanziale differenza con il precedente lavoro di McKay e che rende Vice – L’uomo nell’ombra il suo miglior film (finora almeno) sta nel passaggio dal racconto corale a un’epopea con un chiaro protagonista. La straordinaria trasformazione di Christian Bale in Dick Cheney (per la quale ha preso 20 chili), lo studio della sua parlata texana e del suo gesticolare, fino all’emulazione del suo sguardo perennemente sbieco permettono di creare un ritratto vivido della personalità che si va rappresentare nella finzione cinematografica, avvicinando in questo modo ancora di più gli spettatori alle vicende narrate. La storia di un esecutore del volere del proprio paese, o almeno di una sua malata trasfigurazione di esso, usata come copertura da un uomo da sempre affetto da una dipendenza nei confronti di ogni qualsivoglia forma di supremazia sui suoi pari gli sia mai capitata a tiro.
È nel momento in cui lo schiaffo iperrealistico di Vice – L’uomo nell’ombra colpisce direttamente la coscienza del suo pubblico che McKay inserisce l’elemento comico, che non ne mitiga l’effetto, ma lo potenzia, facendo riportare lo spettatore all’interno del gioco di luci alla base della settima arte, ma con la consapevolezza di avere a che fare con una storia dannatamente vera.
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