FRANCESCO FANTINI – LONDON VIEW
‘London View’ è un ritratto su pellicola di Londra, simbolo di una nazione che Francesco Fantini, l’autore degli scatti ed expat nella capitale da diversi anni, definisce «Regno ormai dis-Unito». In questo lavoro, osserva la City cercando di metterne in luce tutte le sue particolarità
di Nicolò Piuzzi
Come hai costruito il progetto London View?
Sono quotidiane peregrinazioni fotografiche, risultato di tantissime camminate spesso senza una meta. Ho lavorato per più di tre anni per un’azienda di profumi, mettendo la fotografia in secondo piano. A gennaio però ho perso il lavoro fisso e ho deciso di iniziare a camminare ogni giorno con la macchina al collo per la città, immortalando la mia visione della metropoli. London View è una personale veduta antidemocratica della città di Londra.
Che ruolo ha ora la fotografia nel tuo quotidiano?
Adoro camminare, ogni giorno esco con la Contax e vago in compagnia di Nick Cave in cuffia. Spesso ho un tragitto prestabilito e cerco di scattare sempre con la stessa macchina, lente e pellicola. Non sono un tecnico della fotografia e nemmeno un purista, semplicemente non amo il fotoritocco, quindi scatto poco e rendo la postproduzione minima. Trovo la fotografia uno strumento antidemocratico e arrogante, dove si impone una personale veduta del mondo. È però il medium di espressione con cui mi trovo più a mio agio. Adoro i colori, la luce e la presenza umana immersa in tutte queste informazioni, ma spesso il mezzo fotografico non è sufficiente per descrivere un momento altamente sensoriale con una miriade di informazioni in armonia tra loro.
Come descriveresti oggi Londra da londinese?
Londra è forse l’unica vera metropoli della vecchia e martoriata Europa, una bolla sconnessa dal resto del Regno ormai “dis-Unito”, è paragonabile a un enorme boa constrictor che prima ti aggroviglia e poi ti inghiotte. Tutto è veloce, funzionale, compresso e ottimizzato per alimentare la fame del serpente che ti avvolge e cambia pelle velocemente. Una metropoli iperconnessa e ipersensoriale, dove choc percettivi investono il passante in modo continuo alimentando la “fruizione distratta”. Un luogo dove è normale sentirsi soli, sacrificando l’esperienza concreta alle cose che ti circondano. Ognuno vive nel suo metro quadro, collegato a telefono e cuffie in un totale isolamento. Londra è un dualismo magnetico, odio e amore che si attraggono e respingono. È complicata, elitaria, ma sa anche essere compassionevole.
La Londra di quando sei arrivato è la stessa di oggi?
Rimane una città che offre tantissimo, ma spesso si tratta di sogni inafferrabili. È facile mimetizzarsi nella sua frenesia, diventare uno, nessuno o centomila versioni di se stessi. Le iniezioni di capitali esteri nell’ultima decade hanno trasformato il territorio e i grattacieli spuntano come funghi. Il meccanismo di gentrificazione spinge i meno abbienti sempre più lontano: le case popolari vengono abbattute per fare spazio a grattacieli spesso deserti. Dopo l’esito del referendum, si percepisce una tensione sociale che prima era solo latente; in tutti questi dualismi però ci si sente sempre cittadini di Londra, cittadini di un qualcosa di più grande e unico.
FRANCESCO FANTINI (Forlimpopoli, 1983) è un fotografo italiano di base a Londra da diversi anni. Dopo essersi laureato in Fotografia all’Accademia di Belle Arti di Bologna, decide di trasferirsi nel Regno Unito, dove vive, lavora e fa ricerca quotidiana. Scatta principalmente in analogico con pellicola 35/120 mm, usata anche per le foto di London View. Qui il suo sito.
Intervista pubblicata su WU 98 (ottobre-novembre 2019)