FRIDA KAHLO E LA NASCITA DELLA “FRIDAMANIA”
di Stefania Massari
Il 1° febbraio a Milano è il giorno di Frida Kahlo. Il Mudec, infatti, inaugura in questa data una mostra dedicata alla pittrice messicana nella quale verranno esposti dipinti inediti in Italia di un’artista che, nel tempo, è diventata una figura di rilevanza mondiale. L’obiettivo del curatore Diego Sileo è quello di mettere in piedi una mostra di rottura perché, come ci suggerisce il titolo, l’obiettivo è quello di andare “oltre il mito” costruito negli anni e riscoprire di più l’essenza della sua arte. Perché è sotto gli occhi di tutti che Frida Kahlo sia entrata nell’immaginario comune, a scapito forse delle sue opere. È oggi una vera e propria icona pop, grazie a una riscoperta a 360 gradi iniziata dopo la sua morte e che ha avuto il picco a partire dagli anni Novanta. Ma come è nata la “Fridamania”?
Chi era Frida Kahlo
Frida Kahlo (1907-1954) è stata una grande artista del secolo scorso, e tra i suoi meriti c’è senz’altro quello di essere riuscita a trasformare la sua sofferenza in arte senza rinunciare a vivere. L’immobilità che la vedeva costretta a letto per lunghi periodi non le ha impedito di dipingere, ma nemmeno di innamorarsi, di partecipare alla vita culturale e politica del suo Paese e di combattere per gli ideali in cui credeva. È stata una donna con una personalità esuberante e carismatica, capace di affrontare grandi temi sociali come femminismo e libertà sessuale. Per tutta la sua vita è stata legata al pittore messicano Diego Rivera, un rapporto non semplice che ha influito sia sulla sua vita personale sia su quella professionale. Morta a soli 47 anni nel 1954, la sua figura è stata rivalutata alla fine degli anni Novanta.
Icona globale
Una parte importante di questo fenomeno mondiale è stata svolta dalla moda. Tra i primi a valorizzare la sua figura c’è senz’altro Jean Paul Gaultier, che già nel 1998 si fece ispirare dalla pittrice messicana per la sua collezione primavera estate. Ma in questo elenco si trovano tanti altri nomi come Dolce & Gabbana, Alexander McQueen e Gucci. Il fenomeno però non riguarda solo le passerelle: basta farsi un giro su Etsy, per esempio, per rendersi conto di quanto l’iconografia di Frida Kahlo sia popolare e ricercata. L’anno scorso Stylight, in occasione del 110° anniversario della nascita di Frida, ha raccolto in un’infografica i vari outfit che l’artista amava indossare. Outfit che fanno nascere anche progetti interessanti come Free Da di Tony Gum: l’influencer sudafricana si è fatta fotografare con abiti tipicamente messicani, con la corona floreale e l’unibrow, per comunicare al mondo intero che anche le donne africane possono lottare e ribaltare la loro condizione di oppresse ed emarginate seguendo l’esempio di Frida.
La musica
Pare che la canzone preferita di Frida Kahlo fosse Cielito Lindo, brano che ispirò anche uno dei suoi quadri, Arbol de la esperanza mantente firme. In generale, la musica ha svolto un ruolo non marginale nella sua vita e diversi artisti di oggi non sono stati immuni dal fascino della pittrice messicana. Madonna, data la sua smisurata venerazione per Frida, ha acquistato due sue opere e ha voluto indossare, nel tour di Blonde Ambition del 1990, corsetti che prendevano ispirazione dalla stessa Frida. I Red Hot Chili Peppers le hanno dedicato Scar Tissue, primo singolo di Californication, l’album di ritorno nella band di John Frusciante pubblicato nel 1999. I Coldplay qualche anno dopo hanno usato un titolo di un quadro di Frida per un loro album: era il 2008 e il disco è ovviamente Viva la vida!. E per gli amanti della musica in lingua spagnola, non mancano sia album sia playlist su Spotify dedicate a Frida.
Film e documentari
Nel 1965 Karen e David Crommie realizzarono un documentario intitolato The Life and Death of Frida Kahlo as Told to Karen and David Crommie, che racchiude tutte le interviste fatte alle persone che conoscevano e lavoravano con Frida. Quando il documentario fu proiettato al San Francisco International Film Festival nel 1976, Frida era ancora poco sconosciuta, il suo nome non era ancora entrato fermamente nell’immaginario collettivo. Nel 1982, Laura Mulvey e Peter Wollen girarono il documentario Frida Kahlo e Tina Modotti incentrato sulle vite della pittrice e della fotografa, che si pensa sia stata anche l’amante della stessa Frida. I due registi le scelsero come protagoniste per riflettere sul femminismo e sulle espressioni artistiche che si stavano sviluppando durante il periodo della Rivoluzione messicana. Nel 1983, invece, Paul Leduc girò il film Frida, Naturaleza Viva, nel quale ha messo insieme istantanee della sua vita per far conoscere al pubblico l’artista dotata di una forte personalità interpretata, in quell’occasione, da Ofelia Medina. Nel 1992 il regista Ken Mandel adottò un approccio scattershot per A Ribbon Around a Bomb: un documentario nel quale si mescolano interviste con persone che conoscevano Frida, fotografie che la ritraevano, scatti dei suoi dipinti più famosi e estratti di pièce teatrali, come quella di Abraham Oceransky intitolata The diary of Frida Kahlo e presentata al Teatro Dallas, che celebra dal 1985 la letteratura e la cultura latino americana. Ma fu solo nel 2002 che la pittrice ottenne il tributo sul grande schermo grazie a Frida, film diretto da Julie Taymour e che ha fra i suoi protagonisti attori amati dal grande pubblico come Antonio Banderas, Alfred Molina e Salma Hayek, che interpreta la pittrice messicana.
I fumetti
Benjamin Lacombe e Sébastien Perez hanno pensato di illustrare nel loro libro Frida (Rizzoli) la vita dell’artista. Il libro, destinato ai bambini dai sette anni in su, ha come obiettivo quello di avvicinare i giovanissimi all’arte e alla conoscenza di un’icona del secolo scorso. Un bel volume che utilizza le illustrazioni per far riflettere sui grandi interrogativi che riguardano la vita, la malattia e la morte. Vanna Vinci, nella sua graphic novel Frida – Operetta amorale a fumetti (24 ORE Cultura), alterna le sequenze a fumetti alle tavole disegnate che richiamano il Messico popolato da scimmie, pappagalli, simboli comunisti, abiti tradizionali e personaggi folkloristici. Gavin Aung Than, invece, fumettista freelance di Melbourne, ha lanciato all’inizio del 2012, Zen Pencils, un blog di cartoni animati che adatta citazioni famose a storie comiche. Fra i tanti fumetti che ha disegnato compare anche Frida Kahlo.
In libreria
Una delle prime biografie dedicate a Frida Kahlo fu quella scritta, nel 1983, da Hayden Herrera, storica dell’arte e profonda conoscitrice della pittrice messicana. In Frida (Neri Pozza) ritroviamo la descrizione dello stile pittorico e rivoluzionario dell’artista e tutti quegli elementi che hanno caratterizzato la sua vita, l’amore, la passione politica, il Messico e la malattia, e che porteranno Frida a dipingere ossessivamente spietati autoritratti e sensuali nature morte, quasi volesse, mettendole sulla tela, lenire l’atroce dolore che provava e vivere finalmente una vita libera dalle sofferenze. Nel 2002 esce Lettere appassionate (Abscondita), un carteggio, arricchito da foto in bianco e nero, nel quale Frida Kahlo racconta la sua intera esistenza costellata da tragedie, amori, sogni e passioni. Nel 2005 la scrittrice Rauda Jamis scrive Frida Kahlo (TEA) una biografia che delinea un ritratto inedito dell’artista e che mette in risalto la natura selvaggia e sfrontata di Frida. Nel 2014, invece, lo scrittore e sceneggiatore Pino Cacucci, nel suo libro Viva la vida! (Feltrinelli) presenta un monologo che descrive Frida Kahlo nei suoi ultimi giorni di vita. Molteplici i dettagli che emergono. In poche pagine, infatti, ritroviamo il Messico, il risveglio dell’immaginazione, la storia di una donna affranta dal dolore, ma non per questo meno combattiva, e la devozione indiscussa verso il suo grande amore Diego Rivera.
L’artwork del New Era in alto è di Sogart. Segui Sogart su Instagram