ROCKETMAN E LA SFIDA IMPOSSIBILE DEL MUSICAL BIOPIC
In ‘Rocketman’ la sregolata esistenza di Elton John viene raccontata in chiave musical da Dexter Fletcher (il regista che concluse le riprese di ‘Bohemian Rapsody’) nel film biografico che prende il titolo da una delle sue canzoni più celebri
di Davide Colli
L’operazione commerciale intrapresa con la produzione di Rocketman può sembrare a primo acchito decisamente facilona, figlia del successo spropositato ottenuto da Bohemian Rhapsody, il biopic dedicato al frontman dei Queen, che sembra aver dato nuova linfa ad un filone cinematografico che solamente il pubblico deciderà se avrà vita breve o meno.
Se il film con protagonista Freddie Mercury prendeva in ogni occasione la direzione più gradita allo spettatore medio, arrivando persino a edulcorare o addirittura ad “aggiustare” il corso degli eventi per conferire alla star un’immagine pressoché immacolata, Rocketman compie fin da subito una dichiarazione d’intenti in senso diametralmente opposto. Ogni dettaglio della vita di Elton John viene trasposto sul grande schermo (seguendo la volontà diretta dello stesso artista), dal più innocuo fino al più eccessivo, senza aver timore di mostrare un percorso vitale all’insegna dell’uso sconsiderato di droghe e della sessuomania, ma anche di un’infanzia travagliata che ha condizionato permanentemente la psicologia dell’allora Reginald Kenneth Dwight.
Il lavoro estremo del conferire un nuovo volto ad un’icona musicale così riconoscibile viene affidato questa volta a Taron Egerton, la cui performance (anche vocale) in Rocketman non si limite alla mera imitazione, ma diventa specchio dell’animo tormentato di Elton John, cogliendone anche semplicemente a gesti e microespressioni sublimate le sfumature tanto dell’ingombrante personaggio pubblico, quanto dell’uomo che vi si nasconde dietro.
Il picco di immedesimazione da parte del pubblico con la sua figura lo si raggiunge anche grazie alla scelta di voler rendere fin da subito Rocketman un biopic atipico, nel quale la storia vera si fonde all’immaginario fantastico che la sua impressionante discografia è stata in grado di generare nella memoria della collettività. Il film palesa subito infatti la sua natura di musical vero e proprio, con tanto di coreografie barocche, costumi a dir poco sgargianti (che poco si discostano dal vestiario originale dell’artista) e di canzoni reinterpretate per l’occasione, trasportando lo spettatore in maniera decisamente efficace nel mondo interiore di Elton John. Si assiste quindi a sfondoni nel surreale e nell’onirico, all’interno dei quali Dexter Fletcher può scatenare l’estro registico che in Bohemian Rapsody pare aver contenuto per ovvie motivazioni.
L’insieme di queste particolarità di Rocketman, di questo suo osare nel voler proporre al pubblico uno spettacolo sfarzoso e luccicante, ma non privo di zone d’ombra, conferisce all’intero progetto un’aura di compiutezza insolita per un biopic su una personalità di spicco ancora in vita, oltre che un gran cuore, impossibile da non notare in ogni fotogramma di questo strepitoso e definitivo one man show.
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