ARLIN GRAFF – PIÙ GRANDE DI TE
Arlin Graff, street artist brasiliano trapiantato a New York, è stato scelto da Havaianas e IPE per un progetto dedicato alla salvaguardia dell’ambiente. I suoi animali giganti sono finiti così sui muri di Londra, Lisbona e non solo
di Enrico S. Benincasa
Airlin Graff è uno street artist brasiliano che è diventato famoso per i suoi grandi animali colorati, realizzati con linee squadrate e colori sgargianti. Quest’anno è stato scelto da Havaianas e IPE (Instituto de Pesquisas Ecológicas) per un progetto rivolto alla salvaguardia della flora e della fauna della foresta amazzonica. Arlin Graff ha realizzato due murales, a Londra e Lisbona, e tre speciali edizioni della flip flop di Havaianas raffiguranti alcuni animali che popolano il polmone verde del mondo come l’ara dalle ali verdi e la scimmia leonina. Parte del ricavato della vendita di questi speciali modelli andrà a formare un fondo per finanziare le missioni dell’IPE nella foresta Amazzonica. Abbiamo incontrato Arlin Graff per chiedergli di come è nata questa collaborazione e di quello che può fare l’arte per sensibilizzare tutti su questi temi.
Qual è stata la tua reazione quando sei stato contattato da IPE e Havaianas per questo progetto?
Vengo da un Paese dove Havaianas è un’istituzione: come ogni buon brasiliano, le indosso sin da quando ero bambino, ancora prima che fossero disponibili in così tanti colori e stampe come oggi. E così è stato anche per i miei genitori. È stato quindi eccitante avere la possibilità di collaborare con Havaianas: il fatto che ci fosse anche IPE, poi, è stata la ciliegina sulla torta.
Perché hai scelto questi tre animali?
Quando Havaianas mi ha chiesto di proporre un progetto, mi sono subito venuti in mente questi tre animali perché sono tutti a rischio per via della deforestazione. Si sono gioco forza avvicinati alle città e ai centri abitati e il loro rapporto con gli esseri umani è cambiato. Il macaco, per esempio, per molti è diventato un animale domestico. Ora le leggi sono differenti e non è più possibile crescerli in casa, ma ho ricordi di vicini che li avevano macachi.
Cosa può fare il mondo della street art per sensibilizzare tutti circa il problema della deforestazione e della salvaguardia delle specie animali?
C’è un motivo se dipingo questi animali sempre in grandi dimensioni. Per me è un modo di mostrare a chi guarda la grandezza della natura rispetto a noi essere umani. Voglio insomma che le persone si sentano piccole al loro cospetto. Se non cambiamo il nostro modo di vedere le cose, un giorno questi animali saranno visibili solo su un muro. Non voglio che un genitore, in un prossimo futuro, mostri a suo figlio un mio murale per dirgli: «Vedi questo animale? Ora non esiste più». Vorrei che lo guardasse per mostrargli quanto grandiosa può essere la natura.
Qual è stato l’animale più difficile da dipingere?
Ognuno ha avuto le sue difficoltà. In genere però non è tanto il disegno a essere difficoltoso, ma le complessità che si possono incontrare a farlo in una città, sia che io la conosca o meno. Spesso mi è capitato di arrivare in un posto per dipingere senza avere un’idea precisa di quello che avrei trovato.
Le forme squadrate e senza curve, unite ai blocchi di colore accesi, definiscono il tuo stile: come sei arrivato a questo punto della tua ricerca artistica?
È stato un processo lungo, legato alle mie esperienze di vita. È qualcosa che parte da quando ho iniziato a giocare con i pezzi di legno nel garage di mio padre e che è stato influenzato dalla mia attività giovanile con i graffiti e dalle esperienze come art director. I colori accesi sono un riflesso del mio vissuto tra la flora e la fauna brasiliana. Sono anche un riflesso della mia personalità, perché penso che un mondo senza colori sia un mondo senza vita, per questo non mancano mai nei miei lavori. Quando dipingo in strada ho spesso l’opportunità di ascoltare le reazioni della gente e mi capita spesso di sentirmi dire come il colore renda tutti più felici.
Quali sono i movimenti artistici che ti hanno più ispirato in questa tua ricerca?
Quando ho iniziato a dipingere, ero molto preso dal Suprematismo, in particolare dal lavoro di Kazimir Malevich.
Hai iniziato a dipingere vent’anni fa, nel 1999: quail sono secondo te le più grandi differenze con l’iniziare a farlo nel 2019?
Chi inizia oggi ha la possibilità di vedere e imparare dal lavoro di tanti artisti che hanno iniziato a fare street art tanto tempo prima. E questo grazie a internet e ai social media. Quando ho iniziato io, le mie uniche referenze erano i graffiti sui treni che passavano nel mio quartiere e qualche muro dipinto a Sao Paulo.
Dove dipingerà Arlin Graff il prossimo muro?
Ancora non lo so! Ho delle cose importanti in ballo per questa estate, ma penso che il prossimo sarà comunque nei pressi di casa mia, a Brooklyn.
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