I DISEREDATI DELLE BELLE ARTI
Schizofrenici e prostitute, donne tenaci e combattive e uomini dimenticati dalla storia: il recente ‘Outsiders 2’ del creativo Alfredo Accatino racconta le vite incredibili di artisti all’avanguardia che nessuno, però, ha mai sentito nominare
di Matilde Quarti
Che l’arte sia costellata di nevrosi è un dato di fatto. Patologia e sfortuna, crisi identitarie e disastri economici si susseguono nei libri di storia dell’arte per il lettore che volesse prestare più attenzione ai dati biografici che alle opere. Per alcuni artisti, però, la dose di sfortuna è stata tanta e tale da tenerli lontani dalle rotte degli studiosi, dai grandi circuiti museali, dai manuali stropicciati dei liceali. Maestri del cubismo e dell’astrattismo, scultori e performer che alla loro morte sono stati sistematicamente dimenticati, celati nei meandri della storia, nascosti – a volte – persino a Wikipedia, contenitore polipesco che tutto riesce a raggiungere. Dei perdenti, insomma, che non hanno goduto post mortem neppure dell’epiteto di “minori”, puniti dalla vita e beffati da una storia che sembra aver voluto nascondere tutti i loro sforzi e le loro sofferenti passioni.
Aggiungiamo a questa riflessione un nome: quello di Alfredo Accatino. Forse a molti non dirà nulla, ma si tratta di un celebre e apprezzato creativo italiano, la mente, per capirci, dietro alle cerimonie di eventi come Expo Milano 2015 e delle Olimpiadi invernali di Torino del 2006. Atipico frequentatore del mondo dell’arte, Accatino l’ha sempre respirata tra le mura di casa, prima in quanto figlio di un pittore e teorico di storia dell’arte, e dunque da autore di manuali. Anche per questo ha sentito la necessità di dare avvio a un lungo percorso che, sia su internet sia sulla carta stampata, adottasse e facesse conoscere a un pubblico sempre più vasto i più bistrattati artisti novecenteschi. Outsiders 2 (Giunti, 2019) è il secondo volume di questo progetto, e ripropone, dopo l’inaspettato successo del primo, altri cinquanta profili di questi “maestri” al contrario.
All’inizio della prefazione di Outsiders 2 Alfredo Accatino scrive: «Non sono uno storico dell’arte, non ho prevenzioni o tesi da difendere e me sbatto delle convenzioni». È questa sincerità sprezzante e allegra che sta al cuore del lavoro di ricerca di Outsiders 2. Gli artisti (usiamo il maschile in accordo alla nostra grammatica, ma il volume è davvero pieno di protagoniste femminili) che Accatino racconta sono presentati senza sovrastrutture, senza la pretesa di “vendere” al lettore il grande genio dimenticato, con la sola volontà di raccontare una storia, a volte coinvolgente, altre triste, che che può sembrare un film o solo una vita illuminata dal brillio di un talento.
Ma chi sono questi protagonisti? Due storie, su tutte, rendono al meglio il clima che si respira tra le pagine di Outsiders 2. La prima si svolge in Cina, ai primi del Novecento. È una storia di perseveranza e di amore, quello di un ufficiale per una giovanissima e sfortunata prostituta, Zhang Yuliang, che ne diventa la moglie. Una storia di riscatto, perché l’ex prostituta, che adesso ha 25 anni e vive nella frenetica città portuale di Shanghai, ha un talento innato per il disegno, che grazie a una serie di fortunati incontri riesce ad approfondire. Dipinge, in particolare nudi, in un’ottica occidentale: inutile dire che il suo destino sia l’incomprensione, la povertà e la solitudine.
Per la seconda storia, invece, ci spostiamo in Europa, tra Londra e Roma. Siamo nella seconda metà del secolo e il protagonista è Eric Hebborn, re dei falsari, morto misteriosamente nei vicoli di Trastevere con la testa spaccata. Un artista dell’imitazione, che dipinge “al modo di” Tiepolo e Mantegna, Rubens e Brueghel, affinando sempre di più non solo la tecnica, ma anche la ricerca dei materiali, che devono essere rigorosamente d’epoca. Ha ingannato grandissimi curatori e importanti gallerie da un capo all’altro dell’oceano, e persino scritto un libro in cui si è preso il merito delle sue gesta pittoriche. Un vero e proprio outsider, che ha deciso di mettere un innato talento al servizio dell’illusione e, per certi versi, del sogno.
Eric Hebborn e Zhang Yuliang sono accompagnati da una galleria di diseredati delle belle arti: Willem van Genk, traumatizzato dai nazisti e schizofrenico, che vestirà con lunghi cappotti di pelle per tutta la sua vita; Maria Blanchard, nata con una cifoscoliosi che ha deformato il suo corpo ma non la voglia di competere con un mondo di artisti uomini; o ancora Gluck, pittrice queer e icona della comunità gay londinese già ai primi del Novecento, e Concetta Scaravaglione, calabrese d’America completamente sconosciuta in Italia, che ha avuto la fortuna di nascere a New York e, seppur povera e incompresa dai parenti, di studiare scultura: unica donna nella sua accademia; e molti altri ancora.
Il fil rouge di Outsiders 2, è indubbiamente, il dolore, la fatica, l’ansia di rivalsa continuamente frustrata che accomuna alcuni dei talenti più limpidi di questi angoli meno conosciuti di Novecento. Un libro che rappresenta l’occasione di scoprire nuovi nomi, alcuni dei quali sono stati riscoperti anche da musei e gallerie, come Hilma af Klimt, pittrice astratta che è stata esposta al Guggenheim di New York. La tela che Alfredo Accatino intesse con i suoi racconti, in ogni caso, resta quella, complessa e piena di contraddizioni, del Secolo Breve. Di questo infatti, gli artisti di Outsider 2 sono testimoni, voci di un processo che, con il racconto della loro vita, compongono un lungo j’accuse alla storia.
Articolo pubblicato su WU 98 (ottobre – novembre 2019). Segui Matilde su Facebook e il progetto di Alfredo Accatino sul suo sito
Nell’immagine in alto: Nils Dardel, Il dandy morente, 1918, Moderna Museet a Stoccolma
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