I’M NOT A BLONDE – COSA C’È SOTTO AL TAPPETO
Camilla e Chiara sono tornate con un nuovo album, ‘Under the Rug’, il terzo della storia del progetto I’m Not a Blonde. In attesa di partire per un tour in Germania all’inizio dell’anno, suoneranno live in Italia nei mesi di novembre e dicembre
di Enrico S. Benincasa
Lo scorso 4 ottobre è uscito Under the Rug, il terzo album del progetto I’m Not a Blonde di Chiara ‘Oakland’ Castello e Camilla Matley. È un disco di nove tracce prodotto dalle stesse due musiciste insieme a Leziero Rescigno, amico e compagno di live di Chiara e Camilla che ha dato il suo contributo al progetto anche tra le mura di uno studio di registrazione. Under the Rug è un punto di incontro tra i primi due capitolo di I’m Not a Blonde e riesce a fondere bene l’anima più diretta del disco d’esordio (che nasce dall’unione dei primi tre EP) e da quella più musicalmente densa di The Blonde Album. Chiara e Camilla ci raccontano qui la genesi di questo lavoro, proprio appena dopo le prime performance sul palco in seguito all’uscita del disco.
Come stanno andando i primi live dopo l’uscita di Under the Rug?
Camilla: Sta andando tutto bene, siamo molto soddisfatte. Abbiamo avuto modo di testare i pezzi sia in due, sia in tre, con Leziero (Rescigno, alla batteria, NdR). Quando scrivi un pezzo per un disco arriva un momento in cui ti chiedi: «Ma poi live come andrà?». Per il momento siamo contente della risposta che stiamo avendo.
Avete più tensione prima del debutto di un disco nuovo o per il primo live dello stesso?
Chiara: Sono tensioni diverse. Quella del disco è forse meno intensa, ma ha una durata più dilatata. Prima di un live c’è sempre un po’ di tensione, sia quando prepari i pezzi in saletta, sia prima di salire sul palco. Quando hai un disco al debutto, però, può capitare che lo senti un po’ di più.
Come avete coinvolto Leziero Rescigno in questo terzo capitolo di I’m Not A Blonde?
Camilla: Avevamo già iniziato a lavorare assieme nella parte live nel tour precedente. Poi, mentre stavamo scrivendo Under the Rug, abbiamo deciso di coinvolgerlo perché umanamente è una persona con cui ci troviamo molto bene. Lo stimiamo molto come professionista e siamo innamorate della sua sensibilità musicale. Quando i pezzi erano a buon punto ci siamo seduti con lui per fare un lavoro di analisi, per andare a vedere le possibili criticità. Ha dato un grosso contributo alle parti ritmiche, coproducendo nei fatti l’album.
Quando conta un orecchio esterno quando si è un duo?
Chiara: Siamo arrivate prima a capire che sarebbe stato importante già prima di Under the Rug. Già nel disco precedente ci eravamo aperte su questo fronte, co-producendo A Reason con Daniel Hunt dei Ladytron e lavorando su alcuni brani con Gian Maria Accusani dei Sick Tamburo. Volevamo che qualcuno di fidato potesse darci quella visione esterna che noi due, coinvolte ovviamente troppo nel nostro stesso lavoro, non possiamo avere. Alle volte una persona da fuori ti risolve un problema su cui sei stato mesi in un attimo. Poi quando si è un duo è ancora più importante, crea maggioranza.
Quando sono nati i pezzi di questo nuovo disco di I’m Not a Blonde?
Camilla: Il primo pezzo su cui abbiamo iniziato a lavorare è Simplicity, che è stato scritto all’inizio del 2018 ma terminato in seguito. Ci sono brani con un percorso lungo come questo, che abbiamo chiuso quasi alla fine, ma anche altri come Too Old che abbiamo realizzato in un pomeriggio.
Chiara: Con l’arrivo dell’estate 2018 abbiamo accelerato sulla fase creativa, poi è iniziata la parte di produzione in studio prima per i singoli e poi per il resto dell’album.
Quando è arrivato invece il titolo, Under the Rug?
Camilla: Verso la fine delle lavorazioni del disco. Cerchiamo sempre di trovare sempre un concept per i nostri album e, quando cominciavano a essere pronti la maggior parte dei pezzi, abbiamo capito che tutti raccontavano delle cose che erano legate tra di loro e che parlavano di noi. In questo disco ci siamo messe un po’ alla prova, tirando fuori cose anche personali che forse non pensavamo di poter fare. Abbiamo trovato questa espressione, to sweep under the rug, che significa “nascondere sotto il tappeto”, definizione perfetta per descrivere quello che stavamo esprimendo.
Cosa riuscite a dire oggi rispetto a un album fa?
Chiara: Quando si scrive non si ha sempre la giusta lucidità per capire a fondo cosa si sta raccontando, di solito se ne prende coscienza a posteriori. Comunque oggi, se mi guardo indietro, mi rendo conto che ho la consapevolezza per dire certe cose che prima non avevo. Too Old, per esempio, è un pezzo che non avrei potuto scrivere tre anni fa. È un discorso che riguarda anche la parte musicale, perché la maturità artistica per scrivere un pezzo come Not That Girl è figlia di questo momento. Da un certo punto di vista è stato inaspettato, ma per noi è evidente che c’è un’evoluzione.
Under the Rug è un disco meno “carico” rispetto al vostro precedente The Blonde Album?
Camilla: In questo album abbiamo scelto di non cambiare troppo a livello armonico tra strofa e ritornello, decidendo di lavorare più sugli arrangiamenti e la melodia. Questo rende le canzoni più “leggere”. Diciamo che abbiamo avuto meno paura di dover mettere per forza degli elementi nei brani.
Chiara: Questo disco è un po’ un punto di incontro tra i primi EP e il disco precedente, dove era più “carico” di synth. Questo forse è il punto di incontro tra i due lati di I’m Not a Blonde. C’è un avvicinamento al suono dei primi EP, senza dimenticare cosa è stato fatto dopo. Il mix è stato quindi diverso, Mario Conte ha cercato di tirare fuori più le timbriche e meno i riverberi, anche i synth sono più sullo sfondo.
Il vostro primo disco è l’unione di tre EP, non un unico lavoro in studio. Alla luce di questo, come considerate Under the Rug? È il secondo o il terzo disco di I’m Not A Blonde?
Camilla: io lo considero il terzo.
Chiara: Stavo per rispondere il secondo, perché è appunto il secondo che viene pensato nella sua unità. Ma giusto prima parlavo di Under The Rug come compromesso tra i primi due. Insomma, devo ancora capirlo bene anche io (ride, NdR).
È un caso che tutti e tre siano composti da nove pezzi?
Chiara: È una pura casualità, ma forse il fatto che il disco precedente fosse di nove ci ha un po’ influenzato.
Camilla: I nostri album sono generalmente molto densi, nove è probabilmente il numero giusto per goderne al meglio.
Farete diverse date in Germania: qual è il vostro rapporto con questo Paese?
Chiara: Da quando avevamo tra le mani The Blonde Album, era chiaro che il nostro progetto avrebbe fatto più fatica in Italia per via della lingua. Abbiamo provato a guardare oltre ai nostri confini e, dopo varie valutazioni, abbiamo individuato la Germania come il Paese da dove iniziare. È quello che ci è sembrato più adatto a quello che facciamo, così ci siamo cercati un ufficio PR – che poi, con la sua etichetta Backseat, ha co-prodotto Under the Rug insieme a INRI – e un booking. Sono un paio di anni che ci stiamo costruendo una fan base anche in questi territori.
Quali saranno le vostre prossime uscite?
Camilla: Ci piacerebbe fare uscire anche qualche remix, stiamo cercando di capire se chi abbiamo in mente è disponibile. Poi suoneremo dal vivo in Italia prima di partire per la Germania: faremo delle date a Novara (16/11, Big Lebowski), Trento (29/11 Bookique), Varese (13/12, Cantine Coopuf), Fermo (21/12 Soul Kitchen), Asti (10/01 Diavolo Rosso) e anche Milano, al Serraglio il 25 gennaio.
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