SOLASTALGIA, OVVERO SENTIRSI STRANIERO A CASA PROPRIA
Neologismo coniato da Glenn Albrecht, Solastalgia è un termine che indica uno stato d’animo di nostalgia per quei posti in cui si vive, ai quali si è abituati, che subiscono modifiche e alterazioni continue, tanto da non riuscire a riconoscersi più. Il fotografo Yangkun Shi ha voluto raccontare questo stato d’animo facendo riferimento al suo Paese di origine, la Cina
di Nicolò Piuzzi
Potresti raccontare qualcosa riguardo la tua città d’origine, il suo paesaggio e come questo è cambiato negli anni?
Sono nato e cresciuto in un piccolo paese, Shangshui, nella provincia di Henan, nella Cina centrale. Negli anni Novanta mi sono trasferito a Zhoukou, città che si trova a mezz’oretta dal paese natale di mio padre. C’erano quattro strade, poche macchine in circolazione, le persone erano ancora abituate a girare in bicicletta. Dopo gli anni Zero la città ha subito uno sviluppo urbanistico notevole in direzione nord e le persone si sono spostate sempre di più in case moderne. Oggi, girando con la mia bicicletta per le strade dove sono cresciuto, si è circondati da grattacieli e dal cemento, non più dalla natura.
Il progetto lo hai chiamato Solastalgia, un termine che si riferisce a un particolare sentimento. Potresti descriverlo?
È una sensazione che mi prende nei momenti in cui torno a casa: mi sento uno straniero, l’ambiente al quale ero abituato è oggi per me “sconosciuto” per via del rapido sviluppo. Quei posti di cui custodisco memorie personali non ci sono più e non posso condividere sensazioni e valori con le persone a cui ero più legato. Essendo stato via per diversi anni ho difficoltà a farmi comprendere anche da coloro con cui condividevo quei luoghi di cui ho memoria. Chi è rimasto a vivere qui è stato assorbito dalla crescita.
Come hai deciso di trasportare la solastalgia in un progetto fotografico?
È sempre difficile realizzare progetti di questo tipo, perché la fotografia è un medium che non ti permette di trasmette emozioni in maniera precisa e univoca. Ogni persona può essere colpita in maniera differente da uno scatto, quello che ho cercato di fare è stato trovare connessioni tra il passato e l’oggi tramite i miei ricordi.
Questo è un sentimento che, in un’epoca di globalizzazione come questa, possiamo provare tutti, indipendentemente da dove siamo nati e cresciuti. Ti sei mai confrontato con altre persone sulla solastalgia?
Dal momento in cui ho pubblicato il progetto ho ricevuto diversi commenti, persino da Glenn Albrecht, colui che ha coniato il termine. Ha detto: «Yangkun Shi, un lavoro importante che mette in luce un problema crescente in questa epoca di solastalgia. La Cina, purtroppo sia per le sue persone sia per le sue città, è la punta di questo cambiamento negativo nell’ambiente».
Solastalgia è l’opposto della nostalgia: hai mai provato a rappresentare anche questo sentimento in fotografia?
Come tutti, ho provato cosa vuol dire avere nostalgia di casa, della famiglia e dell’infanzia. Ma è quando torno che interviene la solastalgia. Le fotografie che ho realizzato possono sembrare anche nostalgiche, ma nel momento dello scatto ho seguito solo il mio istinto.
YANGKUN SHI È nato nel 1991, nella provincia di Henan, in Cina. Dopo aver conseguito il diploma di giornalismo, ha completato un master in fotografia alla University of the Arts London nel 2017. Nel 2019 è stato membro della Fondazione Magnum per la categoria Fotografia e Giustizia Sociale.