I AM NOT OK WITH THIS E GLI ADOLESCENTI ETERNAMENTE FUORI POSTO
La nuova serie prodotta da Netflix sembra l’ennesima vicenda di un’adolescente insofferente, fino a quando non entrano in gioco degli spiazzanti superpoteri che rimettono tutto in discussione
di Gaetano Moraca
Un nuovo teen drama si staglia nell’ampio orizzonte delle serie tv. Mai come negli ultimi mesi lo zoom è entrato così tanto nelle vite degli adolescenti di tutto il mondo, contribuendo a una massiccia indagine sui temi (e sui cliché) di una generazione che, nonostante lo sforzo, sembra sempre più inafferrabile.
Ultima arrivata nel catalogo Netflix è la serie tv tratta dalla graphic novel di Charles Forsman che Jonathan Entwistle dirige e adatta per la tv, dopo la riuscita prova di The End of The F***ing World: si chiama I Am Not Okay With This e sin dal titolo la mente corre all’ennesima storia di adolescenti non propriamente a loro agio con ciò che li circonda.
La protagonista di I Am Not Okay With This è la giovane Sydney Novak, una noiosa adolescente bianca (come lei stessa si definisce), interpretata da Sophia Lillis che aveva già dato prova di talento in Sharp Objects e It. Syd, oltre alle solite rotture di chi si sente fuori posto in famiglia e a scuola, deve fare i conti con dei moti di rabbia improvvisi che fatica a tenere sotto controllo. Raptus che, se all’inizio vengono scambiati per attacchi di panico, di puntata in puntata si configureranno come qualcosa di molto simile a dei super poteri, affascinanti quanto parecchio oscuri.
I Am Not Okay With This schizza veloce, attraverso sette episodi da 20 minuti l’uno e un ritmo scanzonato, scavando nei motivi della rabbia di Syd – nella sua vita, nel suo passato familiare, nei rapporti con l’unica amica, Dina, e nel legame con l’unico ragazzo che riesce a frequentare, Stanley Barber (forse perché strano quanto lei) – ma senza riuscire a farci appassionare realmente alla vita della protagonista. Da questa prospettiva la serie sembra la copia sbiadita di The End of The F***ing World: ambientazioni e fotografie simili, scelte musicali pazzesche, ma priva di quei guizzi di humor nero che ci hanno fatto innamorare di Alyssa e James.
Questo fino al penultimo episodio. Nel settimo e ultimo la situazione si ribalta perché spunta fuori in tutta la sua forza e bizzaria l’elemento fantastico, a tinte fosche, che ci costringe a rivalutare quanto visto fino a quel momento. Non è fuori luogo pensare che dietro a questa scelta si celino i produttori della serie, Shawn Levy e Dan Cohen, guarda caso gli stessi di Stranger Things. Motivo in più per auspicare una seconda stagione, per capire quanto meno se il loro zampino riuscirà a rendere avvincente e originale la storia di un’altra ragazza interrotta.
Nella foto in alto: Sophie Lillis, Syd in I Am Not Ok With This (courtesy Netflix)
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