EMANUELE FERRARI – “ESSERE”, ANCHE AL TEMPO DEL LOCKDOWN
Emanuele Ferrari ha avuto un’intuizione per il suo ESSERE, progetto fotografico speciale che ha visto 80 modelle parte attiva nella realizzazione. Ne abbiamo approfittato per chiedergli come sarà, una volta passata l’emergenza, la fotografia di moda
di Stefano Ampollini
Emanuele Ferrari, milanese classe 1975, è fotografo professionista da oltre dieci anni. Ha collaborato con brand come Krizia, Etam, Nike, Fendi, Diesel, Liu Jo, Moschino, Calzedonia e vanta numerose pubblicazioni su importanti testate internazionali. Tra i primi fotografi a sbarcare su Instagram, oggi è seguito da oltre 430 mila follower e fa parte della Condé Nast Social Talent Academy.
Il suo progetto ESSERE nasce da un’intuizione: non si può scattare, e allora facciamo fare direttamente alle modelle e a chi è con loro in quarantena. Si compone di 80 scatti raccolti in tre settimane da Emanuele Ferrari, in questa occasione art director. È lui a dare le direttive (pose naturali e di ¾, magliette bianche senza loghi, sfondi il più possibile neutri e, ovviamente, la mascherina), è lui a virare tutti gli scatti in bianco e nero per rendere più neutro e omogeneo il progetto, ma le protagoniste sono loro: le modelle al tempo del Covid. Il modello è un assaggio di quello che potrebbe essere la moda dopo il lockdown.
Come è nato il progetto ESSERE? Pensi di pubblicarlo o farne una mostra quando si potrà?
Il progetto è nato dalla situazione di stallo in cui si trova il mio settore. Il mondo della moda si è fermato a livello operativo – non si fanno shooting, eventi, sfilate – ma non dal punto di vista creativo. In questo immobilismo la testa viaggia e si ha voglia di fare qualcosa che però non sia soltanto un modo di mettersi in mostra. Da qui è nato il progetto, che voleva essere una sintesi di quello che stiamo vivendo. Non è nato con l’intenzione di pubblicarlo se non sui miei social, ma non escludo una versione 2.0 da esporre in una mostra, se trovo i partner giusti con cui organizzarla.
Hai detto che molte modelle si sono proposte a te per partecipare. Secondo te perché?
Penso un po’ per curiosità ma anche per farsi vedere e mantenere un contatto con il loro pubblico, con le agenzie, i fotografi e i clienti. In questo momento anche il loro lavoro è fermo e mancano i test fotografici.
Stai vedendo in giro cose interessanti da parte dei tuoi colleghi?
Sarò sincero, poche dal punto di vista fotografico. È nata questa moda degli shooting a distanza tramite webcam, ma non è nelle mie corde: mi sembra un po’ voyeuristico. Cose interessanti invece ne ho viste dove più arti dialogano: fotografica, grafica, illustratori. Nascono dei progetti trasversali che hanno un respiro più ampio degli shooting a tutti i costi.
Quali sono i danni più gravi che può portare questo periodo nel tuo mondo? E qualche eredità positiva lascerà (se c’è)?
Per anni pagheremo le conseguenze di quanto sta accadendo ora: da una parte le regole necessarie del distanziamento imporrano nuove dinamiche, team di lavoro sempre più ristretti. Poi penso che ci sarà un appiattimento generale e ne risentirà il livello qualitativo delle produzioni. I budget dei brand saranno molto ridotti: bisognerà dar fondo alla creatività e alla sperimentazione per fare sempre qualcosa di nuovo, questa forse è una cosa positiva. A questo punto ci sarà selezione naturale i professionisti e i talenti veri sopravvivranno. Credo anche che a risentirne maggiormente saranno le fashion week: saranno due invece di quattro, con dinamiche tutte nuove da riscrivere che a oggi non sono sicuro che favoriranno lo spettacolo.
Come si potrà lavorare con il distanziamento?
Bisognerà provarci, necessariamente. Dovremmo dimenticarci il vecchio modo di lavorare e scrivere nuove regole. Come ho già detto, gruppi di lavoro sempre più ristetti, mascherine per tutti tranne che per le modelle. Dovremo essere bravi a creare comunque in feeling e un’atmosfere distesa.
Cosa pensi delle tante dirette live che stanno affollando Instagram in questo periodo? Hai mai avuto la tentazione? Non c’è secondo te la tentazione di guardare dal buco della serratura?
La quarantena ha amplificato un po’ tutto: all’improvviso gli italiani sono diventati tutti runner, tutti hanno cani e li amano tanta da portarli fuori tre o quattro volte al giorno. Sarei davvero felice che fosse così, se quest’anno neanche un cane venisse abbandonato. Così si amplifica anche la voglia di apparire. Devo farne una mercoledì con un amico che mi ha chiesto un favore, finora me ne sono sempre tenuto alla larga, ma l’amicizia vince su tutto.
Cos’è per te la fotografia di moda in generale e cosa può rappresentare in questo periodo (ovviamente parliamo di archivi)?
La fotografia di moda è una finestra su un mondo aspirazionale, è un modo per raccontare i brand attraverso le immagini. Oggi più di ieri sarà un modo per evadere, emozionarsi, identificarsi o sognare.
A quale fotografo ti sei maggiormente ispirato nella tua carriera?
Ispirato a Terry Richardson, ma sono tanti quelli che in un modo o nell’altro mi hanno influenzato o folgorato – da Peccinotti a Ren Hang.
Il lavoro più divertente che hai fatto? E quello di cui sei più orgoglioso?
Faccio un lavoro che amo, quindi il divertimento è alla base di tutto. Se proprio devo scegliere i più divertenti sono stati quelli per Etam e Tezenis. Il lavoro per cui sono più orgoglioso è proprio quello per Etam, è stato il mio primo grande lavoro: mi hanno scelto quando ancora non ero nessuno e da lì sono cresciuto molto.
Pensi che potrà cambiare il rapporto con i clienti dopo questo periodo? Meno budget, team più snelli, si faranno suggerire più o meno di prima?
Penso che con i clienti che già si conoscono, il rapporto si rafforzerà e si faranno consigliare molto o almeno ci sarà un costante rapporto di confronto e sinergia per poter lavorare al meglio secondo le nuove regole. Con i nuovi clienti penso sia fondamentale creare subito una buona empatia: l’obiettivo è stabilire un rapporto sinergico dove tutti lavorano per fare un buon lavoro.
Tutte le foto nella pagina, fatta eccezione per il suo ritratto, fanno parte del progetto ESSERE di Emanuele Ferrari
Emanuele Ferrari su Instagram
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