BRUNO BELISSIMO – IL MIO “AMICO” TUCKER
Bruno Belissimo ha pubblicato il suo terzo album, ‘Tucker’, ispirato a un personaggio immaginario fatto di cliché non esattamente edificanti. Ha provato a tradurli in musica, con ironia e quell’eleganza che non gli manca
di Enrico S. Benincasa
Bruno Belissimo non nasconde il suo odio/amore per Tucker, il personaggio baffuto che vediamo ritratto nella copertina del suo ultimo album, sapientemente disegnato da Davide Patrignanelli. «È l’uomo verso il quale provo un nobile fastidio ma anche un sincero interesse», ci racconta nella cartella stampa di presentazione di questo album che, partendo dalla matrice della italo disco, costruisce un racconto sonoro elegante che ci farà (speriamo presto) ballare. Bruno come tutti ha dovuto adattarsi alla nuova situazione, portandosi un po’ di lavoro a casa, come ci racconta all’inizio della nostra telefonata.
Come stai passando questo momento?
Un po’ come tutti, forzato a casa. Mi sono portato un po’ di attrezzature dallo studio e, visto che il tempo non manca, sto cercando di essere produttivo. Sono riuscito a fare delle cose, ma è stato difficile, rendo senz’altro meglio in una situazione nor- male. Per me, poi, quando lavoro è meglio avere tempi certi, anche brevi, piuttosto che il contrario.
Immagino che, in una situazione normale, tu sia abituato a gestirti bene il tempo, viste le tante cose che fai…
Sì, per me è una questione centrale. Mi concentro meglio, per esempio, se so di avere un’ora a disposizione piuttosto che due.
Lo scorso 20 febbraio hai suonato al Rocket di Milano con Francesca Michielin. Hai pensato in questi giorni che Bruno Belissimo è stato uno degli ultimi artisti in Italia a essere salito su un palco?
Esatto, ci riflettevo poco tempo fa. Quella sera non ho mai pensato a quell’eventualità. Poi nel giro di due giorni ha chiuso tutto, non solo la musica.
È stato un bel live?
Sì, una gran bella serata. È stato un piacere salire su un palco per la prima volta con Francesca dopo aver lavorato diverse volte assieme. Mi piace quello che fa e come persona. È un’artista a cui non manca né personalità né il coraggio di mettersi in gioco, di uscire dalla propria comfort zone nella quale, se volesse, potrebbe stare.
Veniamo a Tucker: quando è nata l’esigenza di delineare questo personaggio?
Da subito. Cerco sempre di trovare un macrotema quando inizio a lavorare su un disco, mi aiuta poi nelle scelte che devo fare, musicali e non. Mi è necessario per creare un amalgama generale interessante. Tucker raccoglie i cliché di quei personaggi che oggi chiameremmo boomer, figure che più o meno tutti abbiamo incontrato qualche volta nella vita. Personaggi che mi sono cari, perché magari ritratti in certi film della commedia all’italiana degli anni Ottanta che amo molto. È stato un periodo, poi, dove si ballava molto e pieno di riferimenti musicali interessanti, che mi hanno aiutato a delineare questo personaggio disegnato da Davide Patrignanelli.
Come hai lavorato con Davide?
Gli ho parlato dell’idea di Tucker e si è subito appassionato a questo mondo che mi ha ispirato. È stata la prima volta per me, non avevo mai lavorato sull’immagine di un disco con un illustratore. Mi sono trovato bene con lui, abbiamo la stessa ironia.
L’ironia è un tratto comune della produzione musicale di Bruno Belissimo…
Cerco sempre una chiave ironica, ma sempre in un contesto serio o quantomeno con una certa eleganza. È quello che ho cercato di fare sia nella musica sia in tutto quello che gli sta attorno, al di là del sottotesto caciarone che può caratterizzare questo personaggio che ho creato.
Il macromondo musicale di Tucker sa di italo disco ma non solo, sei d’accordo?
Faccio musica per ballare e il mio intento è non essere mai destabilizzante. Parto magari dalla italo disco, ma non penso di aver mai fatto un album che si possa categorizzare solo così. E non è nemmeno il mio scopo ricreare per filo e per segno quel suono glorioso. Cerco di proporre cose che abbiano senso in chiave contemporanea.
C’è in questo disco qualche sorta di easter egg musicale difficile da cogliere?
C’è una piccola cosa di percussioni e voce in Mi dica stronzo che ho preso dalla disco music indiana, la sto esplorando molto negli ultimi tempi. Mi sta gasando e mi piacerebbe fare prima o poi un dj set di questo tipo. È molto legata a Bollywood, un altro ambito che trovo musicalmente e visivamente molto interessante.
Tucker è uscito il 27 marzo. Non sono comunque poche le uscite in questo periodo…
Sì ed è giusto che sia così. Non penso ci sia però una regola: per qualcuno può aver senso, per altri meno. Se non c’è il tour per molti non è semplice, anche perché non è un mistero che l’attività sul palco sia la più grande voce di sostentamento per gli artisti. Il lavoro discografico è fatto di diverse parti e ora ne manca una importante.
Ci sarà tanta voglia di musica quando questa situazione si risolverà.
Sì, senz’altro. L’Italia ha tanta voglia di musica, basti pensare ai tanti eventi che ci sono sul territorio, ce ne rendiamo conto meglio ora che li hanno dovuti bloccare o cancellare. Il periodo sarà lungo, ma la voglia sarà sicuramente tantissima.
Insomma, ballare ci salverà, giusto?
Credo di sì. L’intrattenimento è la prima cosa che è saltata e l’ultima che tornerà. Ma non si può immaginare un mondo senza questa componente, sarebbe insipido e triste. Sentiremo sempre più forte questo bisogno e, quando si potrà ricominciare, lo si farà tutti molto forte. E non vedo l’ora.
Intervista pubblicata su WU 101 (aprile – maggio 2020). Bruno Belissimo su Instagram / Facebook
Nella foto in alto: Bruno Belissimo, foto di Erminando Aliaj
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