L’ARTE CHE VERRÀ
Tra analogico e digitale, i musei si stanno trasformando per venire incontro alla esigenze del pubblico che, complice la situazione sanitaria, non può godere di questi spazio come prima. Che forse l’arte non sia mai stata così contemporanea come adesso?
di Giada Biaggi
Il contemporaneo è un qualcosa di davvero strano, complesso e stratificato. Essere contemporanei significa essere entropici pur avendo i piedi piantati nel terreno delle contingenze storiche in cui ci troviamo gettati. In tedesco si dice zeitgenössich, termine che, in italiano, letteralmente significa essere “compagni del tempo”. E l’arte non può che esimersi nell’hic et nunc dal suo essere radicalmente contemporanea tra dirette streaming e forme derivate; essa può diventare immaginativa nel momento della sua mise en forme, come per il MACRO di Roma che, sotto la nuova guida di Luca Lo Pinto, da quest’anno è stato ripensato proprio come un “Museo per l’immaginazione preventiva”, un synolum espositivo che alla pari di un magazine evolverà in modo organico fino alla fine del 2022. Può diventare talmente astratta da trovare posto ne “Il festival che non ci sarà (per il pubblico che non ci andrà)”, evento multidisciplinare a carattere benefico “organizzato” da Zero nella irrealizzabile data del 32 dicembre 2020.
Non ci sono solo però i direttori dei musei nel mondo nell’arte, ma anche chi si occupa di pubbliche relazioni e gli imprenditori digitali che lavorano in questo campo. Abbiamo chiesto a un rappresentante di ciascuna di queste tre categorie di raccontarci come vede il futuro prossimo dell’art system, tra apostrofi digitali e necessità di un riassestamento nella realtà.
Luigi Fassi è il direttore del MAN, il Museo d’Arte Provincia di Nuoro. Questa istituzione museale è nata nel 1999 grazie all’accorpamento di alcune raccolte pubbliche di comune, provincia, ente del turismo e camera di commercio, trovando posto in uno stabile degli anni Venti nel centro della città sarda. Luigi, nato a Torino nel 1977, è alla guida del MAN dal 2018 dopo diverse esperienze come curatore in Italia e all’estero.
«In una sua celebre conferenza, Harold Rosenberg aveva detto che l’arte è un modo speciale di pensare e come tale è una via, uno strumento che sa prevedere il cambiamento e abbracciare una dimensione molto più vasta di ciascuno fenomeno percepito nel presente. Credo che l’arte in tal senso travalicherà la distinzione analogico/digitale che si è così fortemente avvertita in questi mesi e rimarrà un’esperienza, attraverso cui espandere la propria vita, restaurare i propri sensi e ripristinare un modo migliore di vivere. Come aveva scritto John Dewey, il momento estetico non è un’eccezione, ma la norma del vivere portata a piena evidenza e l’arte segue il progetto di un’esperienza completa, restituendola in modo più intenso e concentrato attraverso la nostra vita. Di questa esperienza avremo più bisogno che mai nel prossimo futuro e saranno gli artisti a tracciarne le prospettive.
Paola Manfredi è la fondatrice e amministratore delegato di PCM Studio, agenzia che si occupa di promozione e ufficio stampa di eventi e luoghi dell’arte da circa 15 anni. Un ruolo, il suo, che le permette di osservare da una posizione particolare e, per alcuni aspetti, privilegiata, le dinamiche della scena artistica.
«Da questo 2020 tanto difficile il mondo dell’arte avrà in eredità riflessioni, ma anche nuove abitudini e nuove capacità. È stata costruita in pochi mesi una vera e propria esperienza digitale diffusa, che cambia radicalmente l’approccio e rivoluziona i processi con cui si può fare cultura. Non si tornerà più indietro e non possiamo che andare avanti, facendo nostre le migliori lezioni apprese. Una fra tutte: la fine della dittatura dei numeri e dell’estemporaneo, in favore di un rapporto fidelizzato che grazie al digitale possiamo costruire con il pubblico, per il quale l’esperienza della mostra deve essere il punto più alto ed emotivo di una relazione virtuale appagante e duratura».
Andrea Concas è un imprenditore digitale dell’arte e, nel corso della sua carriera, ha dato il via a diverse iniziative come Art Rights, la società che si occupa di gestione e certificazione di opere d’arte di cui è fondatore e CEO. Ha esperienze come professore a livello universitario e ha partecipato più volte a keynote e panel come esperto di arte e innovazione. L’ultimo libro che ha scritto è uscito a maggio 2020 e si intitola L’Arte Post Coronavirus. Strategie digitali per i professionisti dell’Arte (Piemme).
«Sono in atto grandi cambiamenti nell’approccio e rapporto con l’arte, una “corsa all’oro digitale”, alla ricerca di strumenti e opportunità online per far fronte alla fisicità perduta. Il digitale ha fatto il suo ingresso dirompente nel settore ed è come se ci dovessimo ancora abituare. L’online non sostituirà mai il fisico nel mondo dell’arte, ma sarà sicuramente un valido alleato. Non mi stancherò mai di dirlo: l’innovazione nell’arte è di processo, non meramente di stampo tecnologico».
Articolo pubblicato su WU 105 (dicembre 2020 – gennaio 2021). Segui Giada su Instagram
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