THE BACKYARD DIARIES
Street photographer e documentarista di origini russe ma di base ora a Berlino, ha ritratto la vita dei gatti di strada a San Pietroburgo. Ma è solo il primo capitolo di un progetto più ampio, che vuole descrivere la vita di questi animali nelle città del mondo
di Enrico S. Benincasa
Se provate a cercare su Google Nikita Teryoshin, la prima foto che probabilmente vi comparirà è il suo attuale the shot, l’immagine tratta dal suo progetto Nothing Personal che gli è valsa una nomination come foto dell’anno al World Press Photo 2020 e la vittoria, sempre al WPP, nella categoria Contemporary Issues. Questo progetto, premiato anche all’ultimo Festival della Fotografia Etica, è durato quattro anni ed è dedicato al business delle armi, qualcosa di a prima vista lontano da Backyard Diaries, il suo ultimo lavoro che invece sposta l’obiettivo sugli stray cats delle città del mondo.
Il primo capitolo, disponibile su Pupupublishing, Nikita Teryoshin lo ha dedicato a un posto che conosce bene, San Pietroburgo. Ci siamo fatti raccontare perché ha scelto questi animali come soggetti.
Il mondo animale rappresenta una parte importante della tua produzione fotografica. Mi riferisco in particolare al tuo progetto di lungo corso Hornless Animals, dove hai dimostrato in maniera concreta il tuo interesse. Ora presenti Backyard Diaries, che invece è dedicato al gatti di strada. Perché hai scelto proprio loro?
Hornless Animals è un progetto che riguarda l’industria del latte in Germania, i Backyard Diaries, invece, sono dedicati ai gatti di strada di città come San Pietroburgo e su come gli abitanti si rapportano con loro. Mi piace avere gli animali come “modelli” – e in particolare i gatti – perché non si mettono in posa e sono autentici in ogni momento che provi a fotografarli. I progetti di questo tipo, inoltre, ci raccontano come sono trattati e, di conseguenza, ci dicono molto su noi essere umani.
Perché il primo capitolo lo hai dedicato a San Pietroburgo?
Il centro di San Pietroburgo è da sempre pieno di gatti e poi la stessa storia della città è profondamente legata alla loro presenza: hanno salvato la città russa dai topi nel 1943.
Come si comportano gli abitanti di San Pietroburgo con loro?
Le persone ricche e quelle benestanti li odiano e cercano di evitarli, ma fortunatamente ci sono abitanti e comunità che si occupano di loro, facendogli trovare cibo e portandoli dal veterinario, se necessario.
Qual è stata la parte più difficile nella realizzazione di questo primo volume di Backyard Diaries dal punto di vista fotografico?
Non è stato semplice avvicinarsi perché, come è noto, i gatti sono spesso molto timidi con gli estranei. Ho dovuto un po’ improvvisare, magari creando dei suoni strani per catturare la loro attenzione. Per questo lavoro, poi, ho usato una Leica S medio formato che, dal punto di vista dell’autofocus, non è molto veloce.
Di questo volume ci sono due edizioni, una dedicata esclusivamente ai gatti neri e un’altra che non fa questa distinzione. Perché hai fatto questa scelta?
La Black Cat Edition di Backyard Diaries è un’edizione limitata, che comprende anche una stampa della foto del gatto nero che ho scelto per la cover. È stata stampata in sole 50 copie ed è andata sold out velocemente. Per la Standard Edition, quella comprende tutti i tipi di gatti, è stato molto difficile scegliere quale scatto mettere in copertina. Alla fine ho scelto quella di un gatto che ha il pelo sui toni del marrone e che ha un problema a un occhio. Penso sia quella che rappresenti meglio il mondo degli stray cats di San Pietroburgo. L’ho stampata in 500 copie e sta andando molto bene come la limited, è disponibile da poco e ne sono rimaste meno della metà.
La rete e i social sono pieni di animali e da sempre c’è una particolare predilezione per i gatti. Ci sono profili social dedicati a loro con migliaia di follower e interazioni. Pensi ci sia una ragione in particolare per questo successo?
Anche a me piace guardare gli animali, vederli fare cose buffe nella vita di tutti i giorni. È una cosa che penso aiuti a staccare un attimo, a non pensare a quelle che sono le nostre situazioni di stress e ai problemi che ci circondano. Io me ne sono occupato professionalmente come street photographer e documentarista degli orrori di tutti i giorni (che è proprio il claim che accompagna la firma di Nikita: street, documentary and everyday horror, NdR). Volevo fare un reportage onesto della loro vita di strada e delle difficoltà che incontrano. Un altro aspetto interessante da documentare, inoltre, è la relazione tra loro. Non dimentichiamoci che sono animali predatori e con un carattere unico e forte, non c’è solo la dimensione del cute and creepy che vediamo spesso ritratta. Non sono solo “oggetti” divertenti, insomma.
Backyard Diaries è un “volume uno”, mi viene da pensare che hai intenzione di dedicare altri capitoli al mondo dei gatti randagi. Hai già un’idea delle prossime città?
Sì, è un progetto che continuerà. Ho già realizzato alcuni scatti in altre città prima della pandemia, come Bangkok e Atlantic City. La prossima uscita sarà Bangkok e penso che vedrà la luce in primavera. Quella su Atlantic City, invece, sarà pubblicata nell’autunno del 2021. Lì i gatti vivono proprio dove è stata girata Boardwalk Em- pire, la serie che ha come protagonista Steve Buscemi. Una volta che la pandemia sarà finita, vorrei tornare a viaggiare e continuare Backyard Diaries in altre città del mondo, in primis Istanbul, Atene, Palermo e Tel Aviv.
Intervista pubblicata su WU 105 (dicembre 2020 – gennaio 2021)
‘Backyard Diaries Vol I’ è disponibile su Pupupublishing a questo link
Nella foto in alto: Nikita Teryoshin. Tutte le foto nella pagina sono sue