VISIVA #03 – SUZANNE SAROFF E IL RITORNO ALLA NATURA MORTA
La rappresentazione di oggetti, fiori, animali, tavole imbandite esiste da sempre, ha riempito le insegne di botteghe, ornato le abitazioni dei ricchi e dei potenti fin dall’antichità. Nel Seicento è diventata un vero e proprio genere pittorico, la “natura morta”, regolata da rigidi codici compositivi e simbolici, oggi è compresa in quello che chiamiamo “still life”. Qualcuno, però, lo sa fare meglio di altri, come Suzanne Saroff
di Emma Cacciatori
‘Visiva’ è una rubrica che si occupa di mostre, eventi, progetti sul territorio e multimediali legati all’arte. Più che fornire il rendiconto di quanto si sa che c’è, fa vedere quanto sta per esserci, lasciando immaginare quanto sta per cambiarci.
Che i vari lockdown avessero portato alle stelle il mercato dei lavori all’uncinetto (600% in più nel Regno Unito) c’era da aspettarselo, ma, almeno a prima vista, sembrerebbe meno prevedibile un diffuso ritorno di interesse per la “natura morta”, il genere che rappresenta gli oggetti inanimati.
Eppure, stando a quanto riporta “The Observer”, citato “D” de “La Repubblica” lo scorso 11 febbraio l’hashtag #stillife su Instagram ha ormai superato i 6 milioni di post e sono in particolare i siti dedicati alla still life photography a guidare il trend. Il fenomeno già era nell’aria: chi non ha fotografato con artigiana imperizia il maglione sbagliato regalatoci per il compleanno, per cercare di piazzarlo su ebay, e chi non ha resistito alla tentazione di mandare all’amica vegana la foto del piatto di carbonara servitoci al ristorante? Il Covid, poi, ci ha messo di suo: lunghi pomeriggi a visitare vetrine digitali di prodotti sapientemente fotografati, messaggi di condivisioni amatoriali di angoli del salotto, di acquisti fatti, di piatti cucinati.
Ora la sensibilità per la messa in scena degli oggetti, a cui da tempo il loro consumo ci ha educati, è diventata una moda, un fai da te a cui sono dedicati numerosissimi tutorial sui social media. Se, però, dagli esperimenti casalinghi vogliamo farci un’idea di che cosa significa l’arte della fotografia still life, è senz’altro utile e piacevole scorrere le immagini prodotte da Suzanne Saroff, 27enne fotografa americana di base a New York, che dal 2012 condivide le sue nature morte su Instagram. Su questo social conta attualmente 100 mila follower, ma ha al suo attivo anche numerose collaborazioni con importanti brand internazionali come Apple, Calvin Klein e Prada.
Se ne parliamo a “Visiva”, è per metterne in evidenza una cifra particolare, ricorrente anche se non esclusiva, che, in qualche modo, la differenziano dalla numerosa schiera dei fotografi pubblicitari. In gran parte delle sue opere Suzanne Saroff, invece di far balzar fuori i prodotti dall’immagine per sciorinarli in tutte le loro supposte qualità, usa la tecnica opposta, che consiste nel porre delle barriere tra gli oggetti e chi li guarda. In genere si tratta di manufatti di vetro, come bicchieri, più o meno pieni d’acqua, bocce di cristallo o materiali traslucidi come l’albume di un uovo, che, posti davanti o sopra alle cose, le deformano, costringendo lo spettatore a rimetterle a fuoco, a rimodulare il suo approccio prospettico e, in fondo, a ripensarle.
E così zucche e angurie si liquefano come gli orologi di Dalì, rose e verze sembrano assumere movimenti sinuosi, fiori di campo perdono misteriosamente la propria ombra, banane e pesci si decostruiscono nelle immagini di un cubismo un po’ calligrafico. Al di là del disorientamento, il tutto è trattato con sofisticata eleganza e all’insegna del garbo tonale e della piacevolezza: lo spettatore, anche di fronte alle presenze umane, che si nascondono dietro grandi e lucide foglie o si metamorfizzano con elementi naturali, perdendo letteralmente la testa nella vegetazione (come nella serie Head in the Flowers), non si scorda mai di trovarsi di fronte a scene immortalate in un asettico e rassicurante studio fotografico.
Decisamente più espliciti e espressivi sono i ritratti. Rigorosamente di animali, come quelle di cani di piccole dimensioni (Dogs) o, quello, unica presenza inquietante della collezione, del gallo, intitolata Pollo.
Nella foto in alto: immagine da ‘A Winter Study of Fruits and Poppies’ di Suzanne Saroff. Tutte le immagini della pagina sono di Suzanne
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