VISIVA #04 – KOSTIS FOKAS E IL CORPO ALTROVE
Per la quarta puntata di “Visiva” ci soffermiamo sul lavoro del fotografo greco Kostis Fokas, basato sulla fisicità del corpo umano e su come può essere “innaturalmente naturale”
di Emma Cacciatori
‘Visiva’ è una rubrica che si occupa di mostre, eventi, progetti sul territorio e multimediali legati all’arte. Più che fornire il rendiconto di quanto si sa che c’è, fa vedere quanto sta per esserci, lasciando immaginare quanto sta per cambiarci.
Kostis Fokas è un fotografo greco. Nato ad Atene, da qualche anno vive a Londra. Ha esposto le sue opere in gallerie d’arte, in musei americani ed europei, tra cui il Louvre, e ha pubblicato su diverse riviste internazionali. Fotografa corpi, resi improbabili da azzardati montaggi e smontaggi e accostamenti spesso insolenti. Se qualcuno, però, pensa si tratti (solo) di un gioco surrealista si sbaglia. C’è una ricerca di un recupero consapevole della propria fisicità nelle sue fotografie. E non occorre dire di quanto ce ne sia bisogno in questi tempi.
Quello di Kostis Fokas è un continuo studio sulla consapevolezza corporea, come quello che farebbe un danzatore. I suoi soggetti, però, non si muovono su un palco, ma, quasi sempre, in uno studio fotografico e la vitalità che li anima non ha nulla di spontaneo. I loro corpi, infatti, esprimono un’energia complicata da grovigli di arti, spezzata in composizioni stranianti. C’è un intento irriverente, provocatorio in questi corpi dalla naturalezza innaturale, che ricorda le nostre ore davanti a un computer negli incontri dei lunghi lockdown, non autenticate dalla nostra presenza corporea faccia a faccia con altre persone.
Qui, però, lo straniamento non è dato da uno schermo ma, per esempio, da specchi. Davanti ai quali i corpi non si pongono in una visione frontale, sdoppiandosi, ma piuttosto si disarticolano nello sforzo di passarci quasi attraverso. Lo specchio, che in questo modo viene come indossato, finisce con l’inghiottire il soggetto, nascondendone parti o generando appendici inaspettate.
C’è sicuramente una componente erotica più o meno esplicita nel lavoro di Kostis Fokas. In molte di queste immagini, che ritraggono soprattutto corpi maschili, la loro sensualità è sempre sottoposta al gioco dell’imprevisto, dell’errore, e depotenziata secondo uno sguardo distante, concettuale. A dominare la scena, insomma, è sempre il “fuori posto” surrealista, a volte ludico, a volte, più spesso, accusatorio. È la normalità, anche sessuale, che viene messa alla berlina da questi corpi impossibili, manipolati dalla tecnologia digitale.
I’m Not Malfunctioning. You Are, dice il titolo di una sua mostra. E potrebbe essere il manifesto morale oltre che estetico di questo artista. Le contorsioni impossibili, le sintesi corporee dei suoi personaggi, sfidano non solo le leggi della fisica e della biologia, ma mettono in dubbio soprattutto la nostra idea di corpo e del suo uso. Kostis, che conosce bene i canoni della bellezza che la sua terra, la Grecia, ha imposto al mondo occidentale, si propone proprio questo. I suoi scatti, infatti, che ritraggono quasi sempre figure acefale come molte sculture classiche, sono soprattutto corpi che spiazzano ma che non sono spiazzati. I loro gesti, incongrui, “completamente arresi e esposti” manifestano le potenzialità di azioni liberatorie, tendono verso un “altrove” che ancora non riusciamo a raggiungere
In alto: foto di Kostis Fokas. Tutte le immagini della pagina sono di Kostis
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