IL VOGUING: TRA MODA, DANZA E INTEGRAZIONE
Il voguing, nato circa 40 anni fa nelle ballroom delle gay community di New York, non è solo uno stile di danza che si ispira alle modelle immortalate sulle riviste di moda, ma soprattutto un movimento socio-culturale che da voce alle persone emarginate
di Marica Gobbatelli
Quando si sente la parola vogue, l’immaginario collettivo la associa direttamente alla rivista di moda nata a New York nel 1892. Questo non è però l’unico collegamento possibile, perché proprio da questa testata prende ispirazione il voguing, uno stile di danza e un vero e proprio fenomeno culturale esploso nei sobborghi della Grande Mela fra gli anni Sessanta e Ottanta del Novecento.
Il voguing nasce, infatti, nelle ballroom della grande comunità gay di New York proprio in questi anni, durante i quali i concorsi per drag queen erano delle vere e proprio sfide a colpi di pose, ispirate a quelle delle modelle immortalate nella rivista “Vogue” e ai geroglifici dell’antico Egitto. Era uno stile di danza praticato principalmente da trans, queer e gay black e latini di Harlem, persone che, al tempo, erano completamente emarginate della società contemporanea per l’orientamento sessuale, il genere o l’etnia. Per loro, quindi, il voguing era un modo per raccontare la propria storia, per reagire al dramma dell’HIV e soprattutto per sentirsi parte di una famiglia, o meglio di una house family, che, a volte, si appropriava del nome di alcune maison di moda come Saint Laurent, Valentino o Balenciaga.
I voguers si sfidavano in battle per aggiudicarsi trofei, sfilando in varie categorie e mettendo in atto una parodia codificata della femminilità bianca, per sovvertire gli ideali di bellezza, di sessualità e classe sociale. «Il vogue è un’evoluzione dell’evoluzione della cultura, all’interno della quale si è creata una comunità che ha dato modo alle persone perseguitate ed emarginate di vivere i loro sogni» ci ha raccontato Mother Gorgeous Kenjii Gucci, coreografo, ballerino e performer di origini brasiliane e nigeriane, Mother della House of Gorgeous Gucci.
A partire dagli anni Novanta, soprattutto grazie al singolo di Madonna Vogue, lo stile subisce numerose trasformazioni, ma mantiene comunque l’idea centrale di decostruire i generi, creando la propria identità e si diffonde in tutto il mondo e in Europa, per arrivare in Italia solo nel primo decennio degli anni Zero. Nei primi tempi era per lo più ballato da donne, mancava, quindi, la presenza dell’aspetto queer della scena vogue. «Vista la mancanza della partecipazione maschile omosessuale – continua Kenjii – una volta tornato in Italia da Parigi nel 2015 ho iniziato a comunicare con i gay delle scene italiane per creare una comunità che includesse e rappresentasse tutti, me compreso. In Italia non mi sono mai sentito del tutto accettato perché sono nero, gay e straniero, ma volevo comunque essere un esempio non solo per i gay, ma anche per gli afroamericani e gli stranieri».
Nel corso degli anni il voguing italiano si è sviluppato in modo diverso da quello americano: è più scolastico, più modaiolo e viene principalmente visto come uno stile di danza. Si fa fatica a capire fino in fondo il contesto culturale e sociale in cui è nato, anche se ultimamente si stanno facendo dei progressi, grazie ai vari insegnanti che, prima ancora dello stile, cercano di trasmettere e spiegarne la cultura.
Oggi, nonostante la pandemia, il voguing in Italia continua a crescere e il senso di comunità non è stato perso, come ci racconta Kenjii: «In queste condizioni siamo stati tutti messi a dura prova, ma ognuno di noi sta cercando di gestire al meglio la situazione. Organizziamo lezioni online, videochiamate o riunioni una volta al mese anche con le comunità parigine e americane della Gorgeous Gucci per supportarci e sentire vivo il senso di unione. Per questo ho anche creato un progetto in cui tutti gli appartenenti alla family italiana possono mandare un video, rispettando il senso di comunità, per creare una sorta di campagna pubblicitaria Gucci».
A quasi 40 anni dalla nascita, il voguing si sta sviluppando a livello globale, con scuole di ballo che insegnano proprio questo stile alle nuove generazioni e pop star internazionali come Beyoncé, Rihanna o Britney Spears che lo includono nei loro videoclip. Il movimento mantiene da sempre un proprio linguaggio e codici ben identificabili. Infatti, la forza del voguing è quella di restare ancorata alle sue origini e alle sue radici, nonostante la nascita di nuovi stili o community. Quello stile di danza che è nato ad Harlem, oggi, è diventato una comunità non solo globale ma anche intergenerazionale, che offre uno spazio di sopravvivenza ed espressione alle comunità queer o LGBTQ+, in modo che tutti possano sentirsi se stessi in modo libero e scegliere con quale identità mostrarsi al mondo.
Articolo pubblicato su WU 106 (febbraio – marzo 2021)
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