12H, LA PLAYLIST DEL 28 APRILE
12H è una playlist con i pezzi più interessanti usciti negli ultimi giorni, perché ci sono sempre nuove e belle canzoni da ascoltare
di Carlotta Sisti
Sono negata per le citazioni. Se fossi brava, come le mie giornaliste preferite, che sono due e riempiono con grazia e destrezza i loro pezzi di Nora Ephron e Seamus Heany, ora piazzerei qui una citazione brillante per segnalarvi che siamo già alla ventesima puntata di questo format. L’ideale sarebbe qualcosa sul tempo unito alla scrittura, o sulla scrittura che unisce le persone, o sui numeri, oppure su quanto sia inetto uno che di mestiere scrive, ma vigliacco se gli viene in mente la frase perfetta, detta da altri, assai più illustri. Per altro sarebbe un’operazione vantaggiosissima, in termini di sforzo per raggiungere una quantità degna di caratteri, spazi inclusi.
Su questo fronte, tuttavia, mi viene in soccorso l’Italia tinta di giallo, isole escluse, un colore che non dona a nessuno, ma che da un anno e mezzo a questa parte tutti bramano, sognano, soffiano sulle candeline come desiderio così ragionevole da poter persino essere esaudito. La gialla Italia, con i ristoranti (di nuovo) aperti e i tavolini dei bar disposti a testuggine, a ricordarci che, comunque, siamo ancora in piena battaglia, mi suggerisce di accorciare intro e pipponi, che qui ci sono spirtz da tracannare, bicchieri di bollicine da buttare giù alla goccia, per fare un secondo giro, per adattare la vita sociale al coprifuoco, baluardo dei lamentosi a ogni costo, appiglio perfetto per chi fa polemica e non ha manco da pagare l’affitto di un locale.
La gialla Italia sgobba come non mai, se può, comprime tutti gli impicci di lavoro tra le 8 e le 13, e tra le 14 e 30 e le 18 e 30, per potersi, poi, piazzare con i gomiti puntati in un tavolo da quattro, come se non lo facesse davvero da 18 mesi filati, quando ad ottobre, ricordo per dovere di cronaca, siamo stati altrettanto liberi. La differenza è che ora è primavera, pure se il tempo fa più schifo di quello ottobrino, e il nostro premier ci ha promesso, giurin giurello, che indietro non si torna, quel che fatto è fatto, quel che è aperto è aperto.
A non credergli, e il segnale non è dei migliori, sono per primi i ristoratori, che, proprio come sei mesi fa, hanno gli occhi del basset hound, e mormorano “tanto ci richiudono”. Forse stavolta no, mi viene da dirgli, ma nel frattempo stiamo dando prova che quello che abbiamo realmente imparato, da questi mesi di preparazione atletica, è fare come gli inglesi, battendocene di pioggia e umidità, accettando stoicamente, e per noi che siamo un po’ piagnoni di natura non è poco, i piedi bagnati e il cocktail annacquato. Forse stavolta ripartiamo, oso pensare, e oso perché so di tour programmati, di festivalini musicali che hanno messo fuori la programmazione, di booking che stanno chiudendo date su date. Forse stavolta la luce in fondo al tunnel non è un cerino, ma qualcosa di più, e forse, allora, potrei davvero iniziare ad accorciare quest’intro, che mi è già un po’ sfuggito di mano.
Forse è tempo di crederci, di certo sarebbe il momento per una citazione pazzesca, ma ho già fatto il mio coming out, quindi mi rimetto a voi, suggerite pure, prometto di segnarle, copiarle, utilizzarle nei prossimi pezzi, per sempre grata. Giuro, ho finito, vi lascio alla musica migliore con cui accompagnare questa fase gialla, che speriamo sbiadisca, impallidisca ancora di più.
IL RISVEGLIO: ‘ALTROVE’, DI VERGO PROD. ILROMANTICO
Ero indecisa su dove mettere questo nuovo pezzo di Vergo, perché sta bene ovunque, anche prima di andare a dormire. Poi ho optato per il risveglio, perché è sottovalutato nella sua veste di momento hot della giornata, e qui di sexyness ce n’è abbastanza per arrivare fino all’estate. Nel reggaeton Vergo è a suo agio in modo del tutto naturale, ci si muove dentro come fosse nato non in Sicilia ma a Puerto Rico. La cosa che gli riesce ancora meglio è saper striare di sfumature più dark, malinconiche, struggenti, le tinte vivide del genere più felice del mondo. Ed in questo la produzione de ilromantico è l’alleata perfetta. Il video (girato da Marco Gradara) sì, ci fa soffrire, perché vorremmo esserci finiti dentro, ma il desiderio di Giuseppe, che fa parte del roster di FLUIDOSTUDIO (da tenere d’occhio), di raccontare la fluidità e la libertà dell’amore è arrivato chiaro e forte.
LA PAUSA CAFFÈ: ‘ROUTINE’ DI HOT KOWSKI O ‘DOWN THE LINE’ DI REMI WOLF (TIMBRA REMIX)
Hot Kowski ha messo nelle mani di Federico “Brodemorg” il video del suo primo pezzo da musicista, dopo anni di lavoro come sound designer. L’idea, l’estetica, il messaggio di questo progetto ha simmetrie talmente giuste da poter essere guardato come un gioiellino, sotto ogni punto di vista. Routine, infatti, parla del massacro che è il quotidiano, reso più prepotente dall’andale pandemico che ci ha storditi tutti, ma lo fa su un tappeto sonoro carico, festante, come a dire che c’è sempre modo e ragione per non farsi mortificare fino in fondo. Dal canto suo, Brodemorg, studente fuorisede che vive a Bologna e che per mantenersi fa il rider, ha dato nuova linfa vitale alla sua vita di tutti i giorni, raccontandola su Twitch, tra proteste, precariato, potenziale noia, trasformata in festa. Kowski e “Brodo” hanno trovato l’uno nell’altro l’incastro perfetto, e il pezzo è già fisso nella mia testa come fosse stato scritto dal più collaudato degli hit maker. La traccia di apertura del 2020 dell’EP di Remi Wolf I’m Allergic To Dogs! si trasforma qui con l’aiuto dell’avventuriera del pop neozelandese dal tocco magico che è Kimbra, che ha spettinato il pezzo e gli ha pure sbavato un po’ il trucco. Tutto fluisce nel video caotico e robotico con balletto, che speriamo si salvi da TikTok.
PRANZO: ‘THE DARK’ DEI VHS COLLECTION
Durante un anno in cui l’industria della musica dal vivo è rimasta ferma, ha senso che una band chiamata VHS Collection ci faccia tornare indietro a tempi più semplici, quando enormi hook e carnosi riff di tastiera si riversavano nei prati dei festival. The Dark punta dritto alle nostre fantasticherie che sognano quell’euforia lì, tipica di un concerto, e lo fa con una spavalderia synth-rock che suona come un incrocio tra Empire of the Sun e The Killers.
APERITIVO: ‘INTROVERT’ DI LITTLE SIMZ E ‘SEBRA’ DI NAVA
La musica di Little Simz pesca in profondità nei suoi pensieri più critici e di autoanalisi, e si insinua sottopelle. Nell’EP Drop 6 del 2020 dello scorso anno e in Grey Area del 2019, che contiene quella bomba che è Venom la calda strumentazione dal vivo valorizzava l’abilità e il flow vertiginoso della rapper britannica, mentre analizzava i temi del burnout, dei traumi e dell’ansia a vent’anni. Ora Simz torna con Introvert, un ricordo senza fiato dell’anno passato e un deciso appello a liberarsi dai limiti della società. Aperto da una fanfara piena di pathos, cinematografica e orgogliosa, il pezzo è un ritratto elaborato di tumulto interiore che tocca il tema dell’identità, della vulnerabilità, del conflitto, della politica. Canta Simz che «Un giorno sono senza parole, il giorno dopo sono un paroliere / Vicino al successo, ma alla più lontana dalla felicità». Prodotto dalla collaboratrice di lunga data e amica d’infanzia Inflo, Introvert è dettagliato con flauti, archi e voci corali che alla fine fanno traslare il racconto dagli occhi di LS, fino a immagini di corruzione ed ingiustizia sociale. «Guarda oltre la superficie / Non vedere solo quello che vuoi vedere», dice Simz nel momento più edificante della canzone. «Sono una donna di colore e sono orgogliosa / Camminiamo con fede cieca non conoscendo il risultato / Ma finché siamo uniti, abbiamo già vinto». E ripete l’ultima parola, come se stesse urlando attraverso un megafono, sollevandola in un grido di battaglia trionfante e inequivocabile. Nava non fa nulla che non mi senta sinceramente di mettere qui. Ogni volta che ascolto la sua voce penso che si meriti palchi enormi, in giro per il mondo, appena si potrà.
PRIMA DI ANDARE A DORMIRE: ‘SETTEMBRE’ (THEATRE VERSION) DI CRISTINA DONÀ
Questo pezzo di Cristina Donà, rimaneggiato in una nuova versione per la colonna sonora della serie pazzesca di Niccolo Ammaniti, Anna (e grazie per aver creato un prodotto italiano eccellente, in mezzo a tante cose, e non farò nomi, che sembrano recite di fine anno) è la prova di come a volte la semplicità possa lasciare a bocca aperta. Limpida, sottile, potente, Settembre è quasi dolorosa, e Donà un’artista rara.
BONUS INSONNIA: ‘GHOST’ DI ZOE WESS
La cantautrice tedesca Zoe Wees naviga in modo ammirevole su una melodia carica di archi, ed ogni verso di Ghost è intriso di vulnerabilità, come se Wees stesse rivelando i suoi pensieri più intimi, e ci stesse raccomandando di trattarli con gentilezza.
Nella foto in alto: Vergo, foto di Raffaele Grosso
Clicca qui per la playlist di settimana scorsa
La playlist 12H di WU curata da Carlotta la trovate anche su Spotify, qui sotto il player
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