VISIVA #07 – ‘DESCRIBE’ DI PERFUME GENIUS E IL GIOCO DEL REMIX
Quante metamorfosi, e di che tipo, può produrre un testo in ambito artistico? Una storia può essere polverizzata in milioni di piccoli schermi mobili in giro per il mondo, per essere poi di nuovo manipolata, trasformata e fruita in mille altre forme. Ma come i virus, anche l’arte sopravvive nelle sue infinite varianti. Che oggi si chiamano “remix”, dagli effetti, però, generalmente benefici. Proviamo a seguire il percorso di Describe di Mike Hadreas, in arte Perfume Genius
di Emma Cacciatori
‘Visiva’ è una rubrica che si occupa di mostre, eventi, progetti sul territorio e multimediali legati all’arte. Più che fornire il rendiconto di quanto si sa che c’è, fa vedere quanto sta per esserci, lasciando immaginare quanto sta per cambiarci.
Prendiamo una poesia, minimale e criptica, come questa: No bells anymore/ Just my stomach rumbling// Can you describe them for me?/ Can you describe them for me?// The lock on the door Is barely holding// Can you just wait here with me?/ Can you just wait here with me?// Ooh, his lovin’ felt like ribbons/ Ooh an echo in the canyon/ Ooh, his lovin’ felt like ribbons/ Ooh an echo in the canyon// Can you just find him for me?/Can you describe them for me?/ Can you just find him for me? Trasformiamola in una canzone e, di che ci siamo, cambiamo anche il nome del suo autore, che sul palcoscenico non si chiamerà più Mike Hadreas, ma si presenterà come Perfume Genius, cantante che ostenta la sua fragile e instabile identità come un’arma provocatoria, sensuale e irriverente, come appare nell’intervista fattagli su “Rolling Stone” da Mattia Barro.
Secondo una interpretazione dello stesso Mike, il testo parla di «dark and light at the same time», di qualcuno che non riesce a ricordare come si fa a sentire qualcosa e chiede aiuto. La canzone, che fa parte del quinto album del nostro autore, nella successiva tappa del nostro gioco transmediale, diventa un video di un viaggio, più mentale che reale, in una specie di comunità hippy spersa nella campagna. Qui a comunicare sono i corpi del protagonista e dei suoi interlocutori attraverso la danza (dove è possibile «sentire se stessi essendo qualcun altro»). Nel video, ogni gesto e movimento senza soluzione di continuità reclamano il contatto e lo sfuggono: le forme del desiderio e della sessualità si liberano in una voluta, goduta ambiguità e si mescolano a quelle del tormento e della lotta.
Fissata nel video che vedete qui sopra, Describe si diffonde nelle eco del web. E arriva alle orecchie del multiforme produttore Alexander Guy Cook, fondatore nel 2013 di PCMusic che è molto di più di un’etichetta discografica: da una parte un collettivo di artisti che con spregiudicata creatività miscelano citazionismo postmoderno a texture sintetiche, branding aziendali a animazione 3D, dall’altra costituisce un ponte globale tra musica pop e internet.
Nel laboratorio di Cook la nostra Describe subisce un vero stravolgimento. E una rinascita. Il sound originario diventa quasi irriconoscibile nella nuova veste tecno, scandita da uno stuolo di tamburi elettronici e la storia, che nel video di partenza di fatto non c’era, sostituita da una coreografia di corpi desideranti, si concretizza nelle sequenze di animazione di una ironica, surreale, giocosa rapina (forse ispirata dal «The lock on the door Is barely holding» della poesia di partenza?). Mago della trasformazione visiva e narrativa del testo è un animatore e regista visionario, noir e dolcissimo, Jack Wedge, la cui bravura, se non mi credete, potete verificare di persona qui sotto.
Anche qui tutto parte da un’incursione in un altro mondo, che stavolta è costituito dai canyon di grattacieli di una metropoli notturna alla Blade Runner. Qui, a bordo di una specie di molle vagone volante, arrivano dallo spazio due personaggi, che forzano il caveau di un edificio e si impossessano di una chiavetta che manda in tilt il sistema con tutto quanto ci sta dentro, che collassa in una valigetta. Inizia una caccia a guardia e ladri, dove, si capisce, i ladri della valigetta sono i buoni e le guardie sono robot o P.I.G. (Police Investigation Group). Ripreso rocambolescamente il controllo del loro bus gommoso, i due salgono su un’astronave e se ne tornano da dove erano venuti, non prima di avere aperto la valigetta che, in una esplosione totale, crea un turbine di schegge luminose (soldi, dati, stelle?). Scandalizzati della felice banalizzazione della storia? Stupiti delle disinvolte piroette di Describe? Direi che non è il caso: è l’arte, bellezza!
In alto: Perfume Genius
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