RANDOM – UN PASSAGGIO SULLE NUVOLE
Sanremo, il nuovo disco ‘Nuvole’, i featuring, i giovani, l’impegno: Random si è aperto sul suo presente e sul futuro, e noi lo abbiamo ascoltato
di Futura 1993
Quando ho telefonato a Random, era pronto per lasciare casa e famiglia appena ritrovati a Riccione e partire in direzione Milano, un po’ malinconico ma contento di quello che l’avrebbe aspettato nella metropoli. Classe 2001: un EP certificato oro, dischi di platino, milioni di stream e una partecipazione a Sanremo non hanno fatto montare la testa a questo giovane cantautore, umile, determinato e appassionato.
Il 2 aprile è uscito in versione fisica e sulle piattaforme digitali il suo ultimo album, Nuvole. Dodici tracce, tutte produzioni di Zenit tranne una,Altrove, prodotta da Junior K, che accompagnano i testi scritti tutti da Random. Cinque sono le collaborazioni, scelte per affinità artistica, coerenza dei pezzi con le personalità degli artisti e per la stima reciproca: Gio Evan, Guè Pequeno, Carl Brave, Samurai Jay e Etnico. Nuvole è un disco con intenzioni, messaggi precisi ed è un altro tassello che si aggiunge al percorso di un artista partito dal basso per arrivare sempre più in alto, come lui stesso ci ha rivelato. Random ha risposto alle nostre domande raccontandoci un sacco di cose sulla sua vita e sul nuovo album… Qui sotto potete leggere tutto!
Come stai vivendo questo periodo della tua vita e della tua carriera artistica?
Sto bene perché sto facendo quello che ho sempre desiderato di fare, ovvero musica, e sono felice perché ho trovato un gruppo di lavoro che mi piace molto, con cui riesco sia a lavorare bene, sia ad avere un rapporto al di fuori del lavoro. È un periodo della mia vita bello, ma strano: dopo Sanremo e dopo un nuovo disco sto cercando di aggiornarmi nuovamente, leggendo dei libri, studiando musica con un insegnante che mi ha fatto scoprire anche la psicologia della musica. Ho comprato un basso acustico perché voglio esprimermi e ricaricarmi di emozioni, di cose da raccontare. Sto anche studiando e analizzando come fanno musica le grandi star del mondo, ieri per esempio ho visto un documentario che non è ancora uscito in Italia su Ed Sheeran e la composizione del suo disco, Divide, perché voglio informarmi e migliorarmi.
A proposito di Sanremo: è un palco importante, ma immagino che sia stata un’esperienza che ti ha fatto crescere. Cosa ti porterai dietro?
Mi porto dietro tanta consapevolezza della strada che ancora devo fare. Ho imparato tante cose, preso tante batoste, alcune giuste, alcune no, ma c’ero dentro, ero lì da indipendente, con un anno e mezzo di carriera e tante cose belle alle spalle, ma ancora amatoriali. Mi ha fatto capire molte cose su di me, sul mio team, su come gestire l’emotività in situazioni come questa, cosa che non riesco ancora a fare al 100%.
Che per l’età e per la carriera è ok, e poi dall’altro lato si vedeva che ti stavi divertendo un sacco…
Quello sì, ma ne hanno risentito un po’ le mie performance: devo imparare a gestire la mia sicurezza in contesti con altri cantanti e altre persone che fanno il mio lavoro. La musica la vivo con semplicità e spensieratezza e, nei momenti in cui questa cosa viene a mancare, non riesco a dare il meglio di me. Devo imparare a premere il tastino dietro la mia testa, quello con su scritto ‘Accendi’, che mi permette di diventare Random. Poi, quando scendo dal palco, devo schiacciare l’altro tasto, ‘Spegni’, per tornare a essere di nuovo Emanuele.
Data la situazione attuale, hai scelto di presentare live qualche pezzo del nuovo album con una diretta streaming dal Palazzo dei Congressi di Riccione. Immagino che l’esperienza sia del tutto diversa da un vero live… Com’è andata?
Mi sono divertito tanto, ho lasciato perdere tutte le paranoie e mi sono concentrato sulla musica, per farla bene e per divertirmi. Ovviamente sentivo che il pubblico non c’era e , ma me ne sono fatto una ragione e ho cercato di vivermela come se ci fosse. Ho suonato con dei ragazzi emergenti della mia zona, ragazzi appassionati, che vogliono lavorare con la musica e che ho conosciuto sui social grazie a dei sondaggi che ho fatto proprio per cercare persone del posto con cui suonare. Sono contento perché ho scoperto che ci sono un sacco di talenti a Riccione, ancora nascosti per diverse ragioni, ma che presto verranno fuori.
Il tuo nuovo album, Nuvole, è uscito il 2 aprile: è un disco pieno di amore (per la musica e non solo), ma anche di dubbi, di scelte e di coraggio. Come sono nati i testi? Cos’altro c’è dietro questo album?
Quando abbiamo iniziato a lavorare al disco avevamo circa 80 idee di canzoni tra le quali scegliere. La prima fase del disco è stata proprio questa: scegliere il mood che volevamo dargli, prima musicale e poi di testo. Poi ho iniziato a scrivere e mi sono reso conto che in ogni testo c’è una piccola parte di me: in alcuni pezzi ci sono dei momenti felici, in altri ci sono le mie insicurezze, le mie paure, le mie paranoie… Tutte le cose che a volte mi frenano sono presenti in questo disco e scrivere questi testi è stato terapeutico. Da quando è uscito l’album, infatti, mi sono sentito più leggero, nonostante i mesi di lavoro, di studio, di Covid, isolamento e di sacrifici, ho sentito un peso andare via. A me è servito e sono sicuro che servirà anche alle persone che lo ascolteranno.
‘Vogliono essere’è un pezzo che ci dice che l’amore fa bene ma anche male, che soffrire è inevitabile, che anche da soli si può stare bene, e che soprattutto, come state facendo te ed Etnico, bisogna impegnarsi per i propri sogni e ambizioni. Sono curiosa di sapere se questo pezzo è proprio frutto di questo periodo delicatissimo, soprattutto per i giovani ormai quasi disillusi.
Sì, proprio così. Etnico è la persona con cui ho iniziato il mio percorso nella musica, quando a Riccione c’era solo la techno e se provavi a fare musica e ti mettevi in gioco ti prendevano in giro. Lui è stata la prima persona con cui ho iniziato a prendere sul serio questa cosa, abbiamo deciso di andare contro tutti e non fregarcene del resto. Il pezzo è nato proprio perché io volevo ringraziarlo per essermi stato vicino nei momenti difficili, quando non c’era nessuno. Nel ritornello dico «vogliono essere noi», ma non intendo proprio noi, intendo che gli altri vogliono mettersi in gioco come stiamo facendo noi. È importante per me, ed è assolutamente un messaggio riferito anche a questo periodo in cui mettersi in gioco è veramente complicato, perché non si vede uno spiraglio di luce, non si sa cosa succederà domani, non sai quanto questa situazione durerà. L’importante, però, è provare a vedere sempre il lato positivo, cercare di lavorare al massimo per quando sarà il momento… Questo è il messaggio che vogliamo dare: di impegnarsi, di provarci, di mettersi in gioco, di cercare il proprio talento e la propria vocazione, che sia per la musica oppure no. È anche un po’ il senso di questo disco, trovare la motivazione dentro se stessi, superare la barriera che c’è tra la terra e il cielo, che sono le Nuvole.
E come hai scelto i cinque featuring di Nuvole? Cosa ti ha fatto dire: «Ok, lui/loro sono quelli giusti per questa canzone»?
Li ho scelti sia per una questione di melodia del pezzo, sia per il senso della canzone. Per esempio, nel pezzo con Gué, Vacci Piano, non ci potrebbe essere nessuno se non lui. Nel testo parlo infatti di come sia bello scoprire la vita e fare di tutto, ma sempre ragionandoci, senza farsi sopraffare e lui è la persona giusta per descrivere invece l’eccesso in tutto, Gué fa una vita da rockstar. È proprio la contrapposizione tra me che dico: «Oggi, corri scopri nuovi posti / ma non perdere la testa» e lui che invece non ci va piano per niente, ed è però il primo a sapere e a cantarci nel pezzo che l’eccesso fa male e prima o poi non riesci a reggere più. E questo concetto per l’accostamento è per tutti gli altri pezzi. Gio Evan, per esempio, era la persona più adatta per quel pezzo che è una sorta di poesia, con alcune metafore nascoste, e lui ha potuto dare il 100 % collegato a quello che avevo fatto io. Lo stesso per Cielo Nero e per Vogliono essere: in tutti i casi ho lavorato con persone che conosco e a cui voglio bene.
Ancora nessun featuring con i The Kolors però, che ormai conosci da un po’… Prima o poi ce lo aspettiamo!
Fate bene, perché potrebbe succedere prima o poi! Abbiamo vite super impegnate perciò ci sentiamo sempre, ma ancora non siamo riusciti ad incontrarci in studio. Credo però che prima o poi l’occasione ci sarà e collaboreremo insieme.
Parlami un po’ della copertina del disco, è opera di Gianni Rossi, giusto?
Sì. La copertina è una grafica meno ragionata e più emotiva. Rappresenta me sulle nuvole, che è il posto in cui sono con la testa da quando sono nato. Queste nuvole mi fanno scrivere, mi fanno sentire leggero, e mi collegano a quello che ho fatto prima dando un filo conduttore alla musica prodotta finora. Sono partito da Giovane Oro in cui ero per terra, passando per Montagne Russe, in cui ero un po’ sopra la terra e sotto le nuvole, fino a Nuvole che sono il passaggio tra la terra e il cielo. È un viaggio che sto facendo a partire dalla terra per arrivare in aria, in alto.
C’è qualcos’altro che vuoi dire a chi ti leggerà prima di salutarci?
Con questo progetto voglio incoraggiare le persone, mi sento di dirti questo. Sto facendo una diretta ogni domenica in cui faccio cantare degli artisti emergenti insieme a cantanti, amici, altri ospiti e ho messo in palio la possibilità di vincere una produzione fatta da me e dal mio team e avrà la possibilità di portare la canzone prodotta con noi in tour. Lo sto facendo per i giovani in questo periodo in cui è difficile emergere, proprio per dar loro una mano.
Intervista a cura di Marika Falcone
Nella foto in alto: Random, foto di Cosimo Buccolieri, style Monica Frisoli
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