12H, LA PLAYLIST DEL 5 MAGGIO
12H è una playlist con i pezzi più interessanti usciti negli ultimi giorni, perché ci sono sempre nuove e belle canzoni da ascoltare
di Carlotta Sisti
Tra gli effetti della primavera unita alla riapertura delle regioni, devo personalmente fare i conti con un drammatico calo della concentrazione, un senso di galleggiamento, di testa leggera e in lieve stato confusionale, che non mi permette di cementificare delle opinioni. Ci sono un mucchio di temi caldi e ben noti, accaduti tra venerdì sera e domenica, tra, cioè, il monologo del duo “mediasettiano” Pio e Amedeo, quello di Fedez sul palco del concerto del Primo Maggio e l’assembramento in Piazza Duomo dei tifosi dell’Inter che, dopo 58 anni di dominio juventino, sono campioni d’Italia.
Tutto ciò fa sì che siano cinque giorni che leggo pareri netti, articolati, seri, di qua e di là dalla barricata, pareri che vanno da «la sinistra riparta da Fedez» a «Fedez deve prima redistribuire le sue ricchezze e poi parlare di diritti civili» (la freschezza del pensiero che la ricchezza sia una colpa mi fa sentire sulle rive del Mekong) ed io mi chiedo come si faccia a starci dentro, a dibattiti di questa portata. Pareri che vanno da «le immagini dei festeggiamenti degli interisti ci dicono che meritiamo di estinguerci« a «allora anche Jeff Bezos» (e qui aggiungere frasi fatte prese a caso dai post dei complottisti”) mi fanno venir voglia di mettere in loop il documentario My Octopus Teacher e piangere a dirotto e desiderare di ritirarmi nella natura selvaggia dopo aver preso a martellate i miei dispositivi elettronici.
E invece sono qui, a mia volta ad alimentare, in qualche modo strambo, un dibattito che è diventato questo, una polarizzazione di pensieri inconciliabili, sciorinati da gente incazzata, che vive in trincea e che, salvo qualche benedetta creatura da proteggere come il panda rosso o il pinguino imperatore, ha smarrito, se mai lo ha avuto, il senso dell’ironia e del divertimento. Perché no, tutto è diventato questione di vita o di morte, tutto ci divide tra alleati e nemici, buoni e cattivi, figli di Mediaset e figli di Instragram, ma solo l’Instagram politico. Peccato per quei due Amedei (che, ricordiamolo, si rivolgono comunque a gente che passa dritto per dritto da Striscia la notizia al loro programma), che erano anche partiti da un concetto di per sé condivisibile, e cioè che l’assenza di qualsivoglia forma di sano senso dell’umorismo fa più rumore di Aiello che urla «sesso e ibuprofene». E che le infografiche (ora alternate anche da momenti TikTok con caption incazzatissima, tutto molto molto dark) con cui gli attivisti da social ci spiegano il mondo e la vita, si prendono così tanto sul serio da farti venir voglia di ingozzarti di tv spazzatura.
Non basta condividere i valori, bisogna metterli per iscritto nel quadratino del proprio feed, e non ogni tanto, ma ogni volta che accade qualcosa che suscita lo sdegno generale, e bisogna pure farlo usando le parole, sempre quelle, approvate dal gruppo come giuste. Tutto pare debba diventare politico, per cui, per esempio se ingrassi due chili sarebbe meglio mostrarlo e farne un manifesto di accettazione. Sì, sono successe molte cose in 72 ore, eppure non ho pareri illuminati e illuminanti a riguardo, pure se mi concentro mi viene solo da pensare che: «Hey, era da settembre che non uscivo dalla mia città!» e invece questo weekend l’ho fatto, sono partita nonostante l’allerta meteo e il clima effettivamente monsonico, ho incontrato persone che desideravo incontrare da un anno, ho persino dormito e mangiato in una camera d’albergo ed è stato bello. Come le uscite della settimana, goderecce e lussuriose come il segno del Toro al quale appartengo.
IL RISVEGLIO: ‘EENIE MEENIE’, DI YUNG BABY TATE
Le donne, in questo momento, stanno conducendo il rap game e Yung Baby Tate con la sua Eenie Meenie è l’ultima aggiunta ad una lunga lista di pezzi belli cattivi, fatti da tipe che non ha più nessuna voglia di stare un passo indietro nella scena. Il pezzo è giocoso e divertito, parla della fine di una storia e del passo successivo: trovare un altro ragazzo. Parla di sesso esplicitamente, ma senza voler essere manifesto di nulla (alleluia), con Tate che si assicura di non perdere tempo con uomini che non sanno come soddisfarla e nel contempo ne seleziona un’ampia gamma (Voglio questo, voglio quello / voglio uno magro, voglio uno grasso / voglio uno alto, voglio uno corto / Li voglio tutti / Perché è più divertente). Il duo di produzione Take e Daytrip apre la traccia con inquietanti suoni di campane e un basso rimbalzante perfetto che accompagna maliziosamente il testo; la voce setosa è una linea scintillante nel sottofondo della traccia, mente Eenie Meenie è pronto per essere aggiunto a tutte la playlist post rottura o post rimbalzo.
LA PAUSA CAFFÈ: ‘TUTA BLU’ DI JOAN THIELE O ‘SOMEBODY ELSE’ DEGLI SCARLET PLEASURE
La nuova vita musicale di Joan Thiele è fatta di vecchie certezze, come quell’incanto che è la sua voce, e nuovi scenari, ricchi e complessi, come il tappeto sonoro di questa Tuta Blu che scivola via dalle definizioni e dai generi ed andando, proprio per questo, a sfiorare con l’intento il jazz e la sua anarchia. «Facciamo tutto quello che ti piace», canta Joan, ed è proprio come se lo stesse dicendo a se stessa, persa, com’è, nel godimento di questi “atti” che sta condividendo con noi. Il trio di lunga data di Copenaghen Scarlet Pleasure ha, invece, scatenato qui un groove ritmico e avvolgente che manipola e fonde la voce del cantante Emil Goll, creando una foschia r&b che rende meglio se assaporata a metà mattina, con il sapore del caffè a risvegliare i sensi.
PRANZO: ‘PERCENTO’ DI BONGI O ‘PARTIRE DA TE’ DI RKOMI
Bongi apre questo pezzo in un modo che sembra essere un tributo agli Smiths, poi cambia tutto e lo fa diventare quello che lui chiama crossover pop, ovvero suono compatto, scrittura solida ed efficace, sicurezza, o, potremmo riassumere, cazzimma. Percento è uno di quei pezzi che ascolti e che ti dà l’idea che chi lo ha scritto sa stare anche molto bene sul palco. Nel nuovo disco di Rkomi, Taxi Driver, c’è mezza scena pop e trap italiana, ma la canzone che preferisco è questa Partire da te, senza feat. con Mirko che cammina e brilla da solo.
APERITIVO: ‘OOH AAH’ DI SIENA LIGGINGS
Questo pezzo profondo con sfumature r&b dall’album di debutto di Siena Liggins è l’incarnazione musicale del blush emoji. Durante il suggestivo ritornello, Liggins prepara il palco con carismatica sicurezza prima di dichiarare timidamente che tutto ciò che vuole fare è «ooh aah ooh aah ooh con te». La batteria rimbalzante della traccia, il loop di synth sobrio e gli scatti pieni di riverbero creano il perfetto letto strumentale per la voce ariosa, del giorno dopo, tipica di Liggins.
PRIMA DI ANDARE A DORMIRE: ‘DOESN’T MEAN A THING DI MAETA FEAT. LEVEN KALI
Per la traccia di chiusura del suo EP di debutto, che conta collaborazioni con gente come Skrillex, Buddy e Kaytranada, la cantante 21enne di Indianapolis Maeta si è unita all’olandese Leven Kali per scrivere a due mani una dolce colonna sonora da chiaro di luna. La strumentale, prodotta dal vincitore del Grammy Teddy Walton, è notturna, intenzionalmente semplice e pulita, e così, nella sua sottigliezza, permette alla voce eterea di Maeta di fluttuare sul ritmo, senza legami, senza intralci.
BONUS INSONNIA: ‘STUART LITTLE 4’ DI XX.BUIO
Ansiogeno come l’insonnia, xx.buio è un producer di cui non so nulla e voglio sapere tutto.
Nella foto in alto: Joan Thiele, foto di Anna Amato
Clicca qui per la playlist di settimana scorsa
La playlist 12H di WU curata da Carlotta la trovate anche su Spotify, qui sotto il player
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