VISIVA #09 – IRINGÓ DEMETER E LE ANATOMIE AFFETTIVE
Iringò Demeter, fotografa di base a Londra, ha messo al centro della sua ricerca il corpo umano, in particolare quelli femminili. Il suo recente libro ‘She is Warm’, una ricerca visiva “familiare” dove i volti non compaiono, è un tassello importante del suo percorso artistico
di Emma Cacciatori
‘Visiva’ è una rubrica che si occupa di mostre, eventi, progetti sul territorio e multimediali legati all’arte. Più che fornire il rendiconto di quanto si sa che c’è, fa vedere quanto sta per esserci, lasciando immaginare quanto sta per cambiarci.
Rumena, laureata in Fine Art Photography, con un Master in Fashion, da tempo trasferitasi a Londra, Iringó Demeter è una importante fotografa che lavora per marchi prestigiosi come Connolly e Dior, ma, soprattutto, è una indagatrice dei corpi, in particolare femminili, che decostruisce e studia nelle pieghe della loro intimità. Lo si vede nel suo percorso di ricerca, che presenta una sua prima sintesi nel suo recente libro, She is Warm (Libraryman, Anversa, 2020). Le è costato quattro anni di lavoro ed ha come speciali protagoniste la madre e la nonna ottantacinquenne. Sfogliando le pagine, non si vedono i loro volti, perché è la nudità dei corpi che parla per loro.
Chissà se la Demeter ha in mente, mentre fotografa, l’aforisma di Hofmannsthal, «La profondità va nascosta alla superficie». Viene da pensare che conosca, comunque, la psicoterapia della Gestalt che vede nella superficie dei corpi la zona che ci permette di percepire l’ambiente e gli altri e di essere a nostra volta percepiti. Lo strategico “confine di contatto” di tale esperienza è la pelle, la cui estensione ed esposizione alla luce sono le protagoniste dei suoi nudi. Ma proprio qui, soffermandosi sulla fisicità tattile, epidermica delle superfici corporee, le sue immagini sanno essere profonde.
Ciò avviene avvicinando lo sguardo ai soggetti, standogli addosso, cogliendone solo parti, dettagli, ritagliandone la continuità delle forme, fino a renderle a volte indecifrabili. Questi corpi non vogliono essere riconosciuti ma conosciuti, c’è, in questi scatti, qualcosa di volutamente irrisolto, che intende spiazzare chi osserva e, per essere capito, richiede la sua complicità. Le lentiggini di un volto, la porosità dell’epidermide, la sua consistenza, l’oscurità di una piega, la sinuosità di un particolare, una peluria, il contatto, la sovrapposizione, di due presenze: dettaglio e ritaglio rendono la visione enigmatica, intrigano e trasformano ciò che è fisico in un paesaggio astratto.Lo straniamento coinvolge anche la sensualità dei corpi, ben lontani dall’essere esaltati per la loro appetibilità commerciale ed esposti, invece, nella delicata fragilità della vecchiaia o nella turgida deformità della maternità, come accade, in modo esemplare, in She Is Warm.
Iringó Demeter dice che intende invitare la gente ad accettarsi, vuole «incoraggiare le persone a festeggiare chi sono» e questo accade scoprendo una sensualità che, liberata dai vincoli della bellezza, si nasconde sotto forme misteriose, che non suscitano desiderio di possesso, ma rispetto e deferenza. E senso di intimità. C’è un approccio lento, attento verso ciò che lei ritrae, potremmo dire contemplativo. Questo è dovuto anche al taglio scelto per inquadrare le immagini, che, a partire dall’esigenza di rispettare il formato di Instagram, sono rigorosamente quadrate. In tal modo gli aspetti compositivi del soggetto rappresentato prevalgono su quelli narrativi, l’equilibrio delle forme invita alla riflessione, senza alludere a un dopo.
Per Iringó Demeter intimità è consapevolezza, una pausa per instaurare un contatto autentico. Per usare le sue parole, è «stare con qualcuno in modo reale»: un buon consiglio, ora che, forse, stiamo uscendo da questa pandemia.
In alto: immagine da ‘She Is Warm’ di Iringó Demeter
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