12H, LA PLAYLIST DEL 24 GIUGNO
12H è una playlist con i pezzi più interessanti usciti negli ultimi giorni, perché ci sono sempre nuove e belle canzoni da ascoltare
di Carlotta Sisti
Forse il segnale che un po’, da questa pandemia, ne stiamo uscendo migliori, me lo ha suggerito il fatto che sono stata a un festival di musica elettronica, immerso nel cemento, con 39 gradi fissi di pura umidità, e nessuno s’è lamentato del caldo. La misura con cui si dovrebbero segnare i passi avanti compiuti dall’umanità non credo debba più essere ricercata nella cose giuste che essa fa (se dopo un anno e mezzo di Covid e varianti impazzite, le persone si ostinano a volerti baciare o, se proprio ti vedono refrattaria, a stringerti la mano zuppa di sudore, vi pare che che ci possano essere speranze?), bensì nel suo “quantomeno”.
Riportiamo in auge il quantomeno, anzi ripartiamo dal quantomeno. «Quantomeno non si lamenta dell’afa», per esempio, può sembrare un frase mesta e avvilente, ma se applicata all’oggi, momento di caduta libera di tutte le norme e regole pandemiche in nome del «non ce la facciamo più/è un anno che siamo chiusi in casa», il fatto che si mandi in vacca tutto, ma senza lagnarsi delle condizioni meteo, è pur sempre qualcosa. E se quel qualcosa non si traduce nel fatto che siamo diventati pure negazionisti verso il cambiamento climatico, magari vuol dire che, per citare il Cantagallo di Robin Hood, «dopo tanto pianto, dopo aver sofferto tanto», almeno siamo un filo meno rompi coglioni di prima. E se la Delta ce lo permetterà, lo verificheremo a breve, quando oltre a tornare nei bar e nei ristoranti, dentro e fuori, ai concerti e ai festival, sugli aerei, negli hotel, alle sagre, torneremo alla vecchia normalità, fatta pure della visione della parte sotto della faccia, che dal 28 giugno potrà andasse in giro smascherata.
L’ultima resistenza pandemica è proprio questa, la copertura di nasi, bocche, menti a lungo sfuggiti (a meno che non facciate parte di quelli migliori, e cioè i Gen Z che se ne battono altamente) a cure e preoccupazioni estetiche, e che ora si riprenderanno tutto ciò che è loro, e se riusciremo a non lamentarci per l’impatto sulle nostre vite dei peli altrui, allora, forse, qualcosa sarà davvero cambiato. Ma intanto che , con il coprifuoco alle spalle e l’estate davanti, vi preparate a sfoggiare la parte inferiore delle vostre facce in giro per festival musicali (dove non si balla, finché non si balla, e dai che possiamo dirlo) ecco le uscite più fighe degli ultimi giorni, per il primo 12H dell’estate 2021, e che sia quantomeno. Quantomeno cosa? Quantomeno, punto.
IL RISVEGLIO: ‘LUNA NERA’ DI TATUM RUSH O ‘SMILE’ DI SHEA DIAMOND
Un risveglio sotto la luna e i suoi influssi obliqui, questo con Tatum Rush, su base del sempre incredibile compagno di label Ceri. Un pezzo che si ammanta di mistero e di sigarette nel vento, di giubbotti di pelle e di fredda eleganza, per un artista, com’è l’italo-svizzero-americano, che come sulla carta d’identità così nella musica, non parla una ma mille lingue, non gioca in uno ma in tanti campionati, e ci sta facendo divertire sempre di più in un percorso pieno di curve a U. Di Luna Nera scrive: «L’autostrada costeggia l’Atlantico, le luci di quella dannata metropoli brillano ancora a distanza, gasi al massimo per non perdere l’ultimo volo per Taipei, certo, ma anche per seminare un po’ la nostalgia». E per depistare noi, che eravamo pronti a incasellarlo, e invece eccolo, che ci sfugge. Shea Diamond, come regalo di metà mese del Pride ha pubblicato questo Smile, un brano divertente, spumeggiante, proud, scritto insieme a Justin Tranter e pubblicato sulla sua etichetta Facet House. Tutto incentrato sul continuare a sorridere nonostante le difficoltà, per emergere più forti e felici per questo, il pezzo è a prova di scettici, perché il potere dietro la voce di Diamond è una prova sufficiente che sa di ciò che canta.
LA PAUSA CAFFÈ: ‘CHIAGNE ANCORA’ DI GHALI FEAT. LIBERATO E J LORD O ‘CRISI’ DI RARES
«Un allineamento di pianeti fra Baggio e Napoli», così lo ha definito Ghali, e Chiagne Ancora è proprio questo, e pure di più. In un dialogo veloce, fra persone che non faticano a capirsi, con dentro pezzi di vita e non calcoli da hit maker come quel «Ci aiutava la chiesa, ce purtavano ‘a spesa» di Lord, questo pezzo non è il tormentone estivo e non è nemmeno “la nuova di Liberato”, è altro. E questo altro deve moltissimo al talento del rapper di origini africane, che sembra aver smosso qualcosa in Ghali, tornato a scrivere senza freni a mano tirati. I due, a metà tra due mondi, «un po’ italiano e un po’ tunisino» Ghali, e J Lord con «almeno due famiglie di sangue», quella italiana e quella ghanese, la comunità del suo quartiere, si accomodano dentro lo spazio sonoro di Liberato, che fa da cornice a un sodalizio che è molto più che solo musicale. Questo di Rares, invece, è il pezzo perfetto da accompagnare alla caffeina, perché inquieto, frenetico, instabile, e in cerca di una via di fuga da una specie di loop che pare non riuscire a sciogliersi mai. Qui Rare si perde in territori rock, quasi garage, lontani, insomma, dal folk a cui era consueto, e forse il punto è proprio questo, cambiare tutto, per distruggere la crisi, ma pure per divertirsi un po’.
PRANZO: ‘CLUB’ DI GINEVRA
«Dammi solo dammi solo, un vestito per scordar chi sono». Così canta Ginevra, con il suo viso vagamente alieno, e ci lascia come sempre la sensazione che ci sia molta più bella follia, in questa ragazza dall’estetica così minimal, di quanto non ci abbia finora concesso di vedere. Club è un pezzo da ascolto e pure da dancefloor, ha la consueta vena malinconica della sua autrice, ma anche una stratificazione di intenti e suoni importante, che segna il passo di un’artista con le idee molto chiare, che smaniamo di vedere anche nella sua dimensione più estrema, che c’è, lo sappiamo che c’è.
APERITIVO: ‘DISCO DISCO’ DI FIVEQUESTIONMARKS E PRODUKKT E ‘IT’S NOT MY CHOICE’ DI MIKKY BLANCO FEAT. BLOOD ORANGE
Un pezzo tiratissimo, incandescente, sexy, sgarbato, un pezzo di elettronica di lancinante efficacia, uscito dalle menti fantastiche di Produkkt (curatore, tra le altre tante cose, della soundtrack di Skam Italia) e Fivequestionmarks, riferimento del clubbing capitolino. Il pezzo che ogni dj vorrà mettere in un set ballerino, ma anche un pezzo che racconta le ferite del periodo che abbiamo passato, per alcuni rimarginate, per altri meno, un pezzo, infine, che non può vivere senza il suo video, potentissimo, che i due producer (che il 14 giugno hanno pubblicato un disco omonimo per Electronic Emergencies) hanno deciso di dedicare «a tutto il mondo della cultura, dello spettacolo, degli eventi, agli animali sociali, a tutti i ragazzi che da due anni non hanno più spazi dove incontrarsi e sono costretti ad assaporare la vita dallo schermo di un telefono; per tutto quello che manca e che non tornerà, per tutto quello che il futuro ci riserva, per gli abbracci e i balli che verranno». In It’s Not My Choice, invece, avviene l’unione mistica tra due creature speciali: Blood Orange qui è sul suo tappeto erboso fatto di R&B lucido e con influenze jazz che si rifà agli anni Ottanta, mentre Blanco fornisce il pugno e l’attitude al brano, mentre nel testo ricomponiamo i pezzi di una relazione in crisi, e ce la ridiamo al suono di quel ben noto «porta il culo a casa» che tutt* ci siamo prima o poi sentiti dire.
PRIMA DI ANDARE A DORMIRE: ‘FEEL DON’T FAIL ME NOW’ DI JOY CROOKES
La cantante britannica Joy Crookes trasuda potere e orgoglio in questo Feet Don’t Fail Me Now, con uno stile che ricorda una moderna e meno tormentata Amy Winehouse. Crookes, che ha diretto anche il videoclip dove mostra con fierezza le sue radici bengalesi, ha composto una canzone che ha sia la brezza estiva di un sound doo-wop ani Sessanta, sia un messaggio bello tosto. Crookes ha infatti detto che «Feet Don’t Fail Me Now è una canzone che ho scritto alla luce degli eventi politici dello scorso anno. È scritto dal punto di vista di qualcuno che trova più facile rimanere complice per paura di parlare e quali potrebbero essere queste conseguenze. Penso che il ritornello sia universale e spero che possa essere un invito all’azione. Siamo tutti colpevoli di essere questo personaggio che si smarca dalle responsabilità. In definitiva, spero che la canzone incoraggi le persone ad essere un po’ più coraggiose. È importante aprire un dialogo, parlare, commettere errori: va bene, ed è così che avvengono i progressi».
BONUS INSONNIA: ‘DAUGHTER OF THE SUN’ DI NAOMI SHARON
Naomi Sharon condivide con noi questa ballata ultraterrena, fatta di una strumentale che ricorda la bossa nova, sulla quale la cantante olandese-caraibica offre melodie spesse e dense, intrecciando testi portoghesi in una traccia che parla del bene che dobbiamo volere al nostro corpo, senza retorica, e con un video ipnotico.
Nella foto in alto: Ghali, foto di Francesco Nazardo
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La playlist 12H di WU curata da Carlotta la trovate anche su Spotify, qui sotto il player
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