GIUNGLA – MUSICA A COLORI
Il nuovo EP di Giungla si intitola ‘Turbulence’: cinque pezzi che esplorano nuove strade musicali, in attesa di un lavoro sulla lunga distanza
di Enrico S. Benincasa
Turbulence è il nuovo EP di Giungla, uscito lo scorso 25 giugno per Factory Flaws. È composto da cinque tracce scritte da Emanuela Drei in momenti diversi, accomunate dalla voglia di questa artista di provare a fare qualcosa di nuovo. Giungla ha sperimentato con gli strumenti e con il suono, spinta anche dalle esperienze come sound designer che ha fatto negli ultimi tempi. Ha ampliato la sua palette di colori musicali e la scelta della cover – un dipinto dell’artista Sophie Westerlind – appare centrata per Turbulence. Ce lo facciamo raccontare direttamente da lei, in attesa di poterla sentire dal vivo il prossimo 26 agosto al Mag Festival di Sona, in provincia di Verona.
Turbulence è il nome di una delle tracce e dà anche il titolo all’EP. Perché hai scelto proprio questa come title track?
Questa parola mi ronzava in testa da un po’, perché pensavo potesse riflettere molto bene la musica che faccio e questi brani. Ho scritto questo EP in momenti diversi e, a livello di songwriting, penso che nel loro insieme possano rappresentare un po’ i tanti mondi che ci sono dentro Giungla. Turbulence parla di tutte le cose attorno a noi che non possiamo controllare e anche di quanto manchi la vita “là fuori”, con i suoi alti e bassi. Nel pezzo ho immaginato che un aereo scriva una sorta di canzone d’amore alla turbolenza, di quanto le manchi e ne abbia bisogno. Non è stata una scelta intenzionale ma, pensandoci a posteriori, penso che questo titolo possa descrivere molto bene i tempi che stiamo vivendo.
Il quadro che hai scelto come cover dell’artista Sophie Westerlind si intitola Martina’s Flowers e ha come soggetto dei fiori. Come leggiamo nella cartella stampa, Sophie ha iniziato a dipingere fiori durante il lockdown nel suo studio ed è stato per lei qualcosa di “prezioso e segreto”, immagine che hai trovato vicina alla genesi di questo lavoro. Quali sono gli aspetti più preziosi e segreti di Turbulence EP?
Per ogni singolo dell’EP ho scelto come cover un close up di questo quadro. Messi assieme, vanno a comporre la copertina dell’EP. È una collaborazione di cui sono molto contenta perché in questo periodo per me è stato particolarmente importante confrontarmi con altri artisti. Dei quadri di Sophie mi hanno colpito subito le pennellate piene di colore e movimento, li ho sentiti molto vicini alla mia musica. In un certo senso con questo EP ho voluto rappresentare e fissare qualcosa di inafferrabile. Prima di iniziare a scrivere un pezzo non so mai quale sarà il risultato. Certo, magari ho in mente una melodia, un riff, una parola, una frase, ma per me la musica è un processo. Tendo a non parlare mai troppo direttamente di me nei miei brani, ma una volta finiti ci ritrovo sempre un significato nuovo ed è come se siano loro a spiegarmi alcune cose di me. Penso che questo sia segreto e prezioso allo stesso tempo. Qualcosa che non riuscirò mai a spiegarmi fino in fondo e che spero mi stupirà sempre.
Com’è nata la collaborazione con Jessica Winter?
Ho conosciuto Jess un paio di anni fa mentre mi trovavo a Londra per un periodo. Ci hanno presentate alcune persone in comune e ci siamo sentite subito molto vicine musicalmente per cui abbiamo pensato che sarebbe stato bello provare a scrivere qualcosa insieme. Ci siamo trovate nel suo home studio e Little Problem è nata quasi subito, partendo semplicemente da un pianoforte. Successivamente ci siamo ritrovate di nuovo per lavorare alla produzione e ultimare il testo. Amo la sua sensibilità sia come lyricist che come producer, penso sia tra le artiste UK più fresche attualmente e sono davvero felice di aver scritto questo pezzo con lei.
Qual è stato il primo a essere chiuso? E l’ultimo?
I pezzi sono stati scritti tutti più o meno in momenti diversi. Give Up la suonavo già da diverso tempo live e, come anche Jump, è nata molto di getto non pensando tanto al significato ma piuttosto a buttare tutto fuori e alla performance. Il primo ad essere chiuso è stato Walk On The Ceiling: è quello da cui è partito tutto il lavoro in studio con Andy Savours e che ha plasmato il sound anche degli altri. È più “tranquillo” come atmosfera a livello di songwriting rispetto ad altre cose del mio repertorio, proprio per questo è stato il pezzo perfetto da cui iniziare per trovare il giusto equilibrio e direzione. L’ultimo ad essere stato ultimato, invece, è stato Little Problem. Era già finito a livello di scrittura e già prodotto a quattro mani da me e Jess, ma abbiamo ultimato produzione e registrazioni di chitarre con Giorgio Pesenti degli Iside e a distanza Jess ha aggiunto gli ultimi cori.
Da questo EP hai realizzato tre lyric video particolari insieme a Enrico Chinellato: come sono nate le idee di questi video?
Enrico è prima di tutto un carissimo amico e compagno di avventure, per diversi anni mi ha accompagnata in giro ovunque come tour manager, quindi durante i nostri viaggi ci siamo sempre scambiati tantissime idee e fatto chiacchierate infinite. Da qualche anno ha iniziato a occuparsi sempre di più di video, quindi pensare di fare qualcosa assieme a livello visivo è stata una cosa molto naturale. La sua idea di fare tutti dei lyric video, che è un “formato” quasi senza tempo, per presentare i diversi pezzi mi è piaciuta tantissimo. Sono quasi delle foto in movimento, che richiamano molte sensazioni e penso sia riuscito ad arricchire ancora di più il mio immaginario. Abbiamo girato Jump tutto su VHS proiettando video sul muro di una serra buia di notte, mentre per gli altri abbiamo passato delle giornate intere in posti assurdi in giro per il Veneto.
Hai in programma altre date per l’estate? Se la situazione lo consentirà, porterai Turbulence dal vivo questo autunno?Prossimamente suonerò al Mag Festival il 26 agosto in provincia di Verona, poi c’è in programma qualche appuntamento in autunno che annuncerò presto.
Manca molto a un lavoro più corposo di Giungla?
Ho diverse cose già in cantiere e in più quest’anno mi sono avvicinata molto al suono, prima lavorando ad alcune sonorizzazioni e come sound designer. In più sul palco non sono più da sola, ora mi faccio accompagnare da un batterista. Penso che tutte queste cose che ho rivisto/sperimentato in questi ultimi mesi avranno un forte spazio e stiano costruendo il prossimo lavoro. Farò del mio meglio perché sia prima possibile!
La foto in alto è di Olimpia Rende
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