I FILM DELLA BIENNALE DI VENEZIA 78°

Seppur la pandemia sia ben lontana dall’essere scomparsa nelle nostre esistenze, il Festival di Venezia, guardando dal fitto programma da poco annunciato, sembra aver ritrovato la linfa vitale di un tempo.

Il primo fattore di ricrescita lo si può facilmente notare dal numero di titoli altisonanti provenienti dagli Stati Uniti, in concorso e fuori. Quest’ultima categoria vede due tra le più attese produzioni del 2021, ovvero Dune di Denis Villeneuve (che vedrà sfilare sul red carpet star del calibro di Timothee Chalamet, Zendaya, Oscar Isaac e Josh Brolin), The Last Duel di Ridley Scott con Matt Damon, Ben Affleck e Adam Driver, oltre che l’inglese Last Night in Soho di Edgar Wright.

Un altro importante segnale di ripresa è ben visibile dal numero di film italiani in concorso, ben cinque, capitanate da È stata la mano di Dio, diretto da Paolo Sorrentino e targato Netflix, dall’opera terza dei fratelli D’Innocenzo America Latina e dal tanto rimandato Freaks Out di Gabriele Mainetti (Lo Chiamavano Jeeg Robot). Non mancano nemmeno gli autori internazionali, a cominciare dai fedelissimi Pablo Larrain (con Spencer, reinterpretazione di Lady Diana con Kristen Stewart) e Ana Lily Amirpour, insieme a Pedro Almodovar (apre la Mostra con il suo Madres Parallelas) e Jane Campion.

Si riduce, ma non in maniera preoccupante, il numero di donne registe in Concorso, che passano da otto dell’anno scorso a cinque. Rimangono fuori dai giochi (forse solo per ora) autori asiatici del calibro di Park Chan Wook (Old Boy) e Hirokazu Koreeda (col suo recente Un Affare di Famiglia vinse nel 2018 la Palma d’oro a Cannes), insieme al biopic su Marylin Monroe con Ana De Armas Blonde e all’ultimo misterioso titolo firmato da Paul Thomas Anderson, Soggy Bottom.