TROPICI MADE IN ITALY
E se avocado, mango e papaya fossero italiani? Mentre non accenna a diminuire il boom di frutti esotici, avocado in testa, crescono le produzioni nostrane
di Marzia Nicolini
Prima è stata la volta dell’avocado toast a colazione copiando i fitness influencer, poi delle bowl in stile hawaiano dai colori accattivanti. L’avocado, con la sua polpa morbida e il gusto versatile, senza contare un pagellino nutrizionale da primo della classe, è da molti anni in cima alla lista dei super food più amati dai consumatori, per non parlare di chef e imprenditori.
Il problema della maxi richiesta di questo frutto tropicale sta, primariamente, nel forte impatto ambientale che si cela dietro alla produzione su larga scala, senza contare la footprint dei trasporti. Facciamo un minimo di chiarezza: l’albero di avocado, con le sue foglie carnose e l’altezza media di 10-15 metri, è originario di una vasta area geografica che si estende dalle montagne centrali e occidentali del Messico, attraverso il Guatemala, raggiungendo le coste dell’oceano Pacifico nell’America centrale. Non sorprende, dunque, che in cima ai paesi che producono avocado troviamo Messico, Repubblica Dominicana, Colombia, Perù, Indonesia, Kenya, Stati Uniti, Cile e Brasile.
I chilometri che ci separano da queste nazioni rendono facilmente immaginabile l’onerosa impronta ambientale per il trasporto. Ma c’è di più: la domanda crescente di avocado ha innescato una spinta insostenibile sulla produzione, con risorse idriche al collasso, trattamento iniquo dei lavoratori nelle terre coltivate, deforestazione di specie secolari tropicali per far posto alle giovani piante di avocado.
La buona notizia? Nel sud Italia diversi produttori si sono attivati per rispondere in maniera equa e sostenibile alla domanda di avocado e, più in generale, di frutti tropicali. Sfruttando un clima amico. Da qualche decennio a questa parte, quindi, prima che l’avocado diventasse il frutto di tendenza più amato da millennials e Gen-Z, diversi produttori di Sicilia, Sardegna e Calabria hanno avviato delle attività di coltivazione di avocado, dimostrando che la pianta riesce a crescere senza sforzi anche in determinate aree locali.
Lo conferma il fondatore di Sicilia Avocado, Andrea Passanisi, 37 anni: «Per quel che riguarda il territorio siciliano, i primi impianti di avocado e mango risalgono agli anni Sessanta. Noi coltiviamo il nostro avocado a Giarre, alle pendici dell’Etna, beneficiando delle particolari e favorevoli caratteristiche pedoclimatiche, che rendono il terreno fertile e permeabile, anche grazie alla sua origine vulcanica. Da queste parti il microclima è mite, le precipitazioni abbondanti, da cui lo stato di umidità costante, senza contare la totale assenza di vento. Sommati, questi elementi fanno sì che la pianta di avocado attecchisca, cresca e soprattutto produca abbondantemente e a cadenza regolare».
L’avocado è una pianta bisognosa di molta, molta acqua. Come ricorda un’indagine condotta dall’Università di Twente nei Paesi Bassi, la produzione di questo frutto ha un costo idrico elevato: 500 grammi di frutta richiedono 272 litri d’acqua. «Se da noi le piante crescono vigorose», ricorda Passanisi, «è perché i fenomeni di pioggia superano o 1000 millilitri d’acqua all’anno, da cui lo spreco d’acqua ridotto al minimo». Il che non è affatto un tema secondario: frequentemente nelle monocolture del Centro America, le queste coltivazioni lasciano a secco (letteralmente) gli abitanti della zona, con conseguenze in termini di igiene, salute e nutrizione.
Il caso della startup Sicilia Avocado è senza dubbio virtuoso, perché basato su metodi di coltivazione biologici e con filiera certificata. «Per noi è importante che il cliente sappia da dove arrivi il frutto e come viene trattato e coltivato», spiega il founder. Non sono (fortunatamente) i soli ad agire nel nome della trasparenza e del local friendly: Orteat, per esempio, è un progetto che aggrega produttori biologici che coltivano frutta e verdura in maniera etica e anti spreco ed è diventato famoso per raccogliere diverse aziende calabresi che producono avocado. Vedi quelli della varietà Bacon, dalla caratteristica buccia verde brillante, prodotta da Luca, Nicola e Giuseppe nel territorio di Reggio Calabria: raccolti a mano, sono quest’anno disponibili da inizio novembre.
Non forzare i cicli della terra sembra essere un punto fermo nella produzioni italiane, dimostrano un’attenzione all’ambiente figlia dei nostri tempi. «È bello raggiungere con i nostri avocado le tavole degli italiani in 24-48 ore dalla raccolta», conferma Andrea Passanisi. Alla prossima spesa, impariamo a controllare il Paese d’origine degli avocado, sfoderando un po’ di senso patriottico.
Articolo pubblicato su WU 110 (ott nov 2021). Segui Marzia su IG
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Nella foto in alto: i frutti di Sicilia Avocado cresciuti sulle pendici dell’Etna
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