‘ANNETTE’ E LA SOCIETÀ DELLO SPETTACOLO
Il nuovo musical di Leos Carax, con Adam Driver, Simon Helberg e Marion Cotillard, è la sua prima prova in lingua inglese e arriva a distanza di nove anni da ‘Holy Motors’
di Davide Colli
Dopo Titane e La Scelta di Anne, la produzione francese propone un’ulteriore coppia di film “gemelli” in questa annata, ricchi di vicinanze sia internamente sia esternamente al testo. I due titoli in questione, considerabili quasi uno il controcampo dell’altro, sono France di Bruno Dumont e Annette di Leos Carax.
Entrambi mostrano uno spiccato interesse dei rispettivi registi verso un contemporaneo sempre più saturo di rappresentazioni e riflettono sulla possibilità di un’indagine sensata sulla natura delle stesse. Annette, tuttavia, si presenta nella “confezione” del musical, il genere che per definizione prevede la sospensione dell’incredulità e la consapevolezza della finzione circostante, tanto da parte del pubblico quanto dalla parte dei personaggi. All’interno di questo macrocontenitore, il film di Carax abbraccia la moltitudine di scenari e arti che esaltano la finzione, a partire dalla stand up comedy e dall’opera lirica, le quali, con importanti differenze di impianto scenografico, basano l’intera esperienza sull’intesa tra performer e pubblico, un accordo che persino lo spettatore stringe con la voce narrante in apertura.
Da quella stretta di mano metaforica, in Annette lo spettatore scende in strada con gli interpreti, pronto anche lui a ricoprire un ruolo ben preciso: quello dell’interlocutore passivo di un’autentica tragedia umana (quella personale del regista, il suicidio della moglie poco prima dell’uscita di Holy Motors). Da quel momento in avanti, si ritrova a vagare in un mondo di artifici e di infinita reiterazione, che mette fin da subito in chiaro il proprio status di messa in scena, esattamente come la settima arte stessa.
A differenza di France, che mostra la grottesca bulimia immaginifica di oggi tramite gli occhi dell’omonimo personaggio interpretato da Lea Seydoux, Annette prosegue tale percorso con una self consciousness ancora maggiore. Carax, che accanto alla figlia Nastya apre le danze, incarna e indossa Adam Driver, mattatore assoluto, il quale si presta fisicamente per tramutarsi nel doppio dell’autore. Carax non è quindi esclusivamente demiurgo del proprio operato, ma ne diventa diretto protagonista, plasmando lo spettacolo completamente sul proprio vissuto. Il miracolo di Annette consiste soprattutto nella riuscita impresa di rendere un racconto particolare e privato – la tragica scomparsa della moglie – in narrazione universale, destinata a riecheggiare negli anni e a rivivere in diverse forme. Un’oasi di conforto, consolatoria, nella quale sopravvive l’illusione che un crudo episodio reale si possa tradurre in mirabolante visione.
Nella foto in alto: Adam Driver, Marion Cotillard e Simon Helberg in ‘Annette’
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Davide Colli
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