GIORGIO POI – DIRE LA VERITÀ
Il 3 dicembre esce ‘Gommapiuma’, il nuovo disco di Giorgio Poi. Un album morbido e gentile e, come l’artista novarese, che sa essere sincero
di Futura 1993
Novembre, con le sue giornate lente, fredde e con pochi colori, quasi decandenti, è un mese di cui penso molti – compresa me – avrebbero fatto volentieri a meno. Un motivo per non pensarla così è stato l’ascolto segreto di Gommapiuma, il nuovo disco di Giorgio Poi. È arrivato nella mia casella di posta senza pretese, con il suo comunicato stampa educato, le informazioni essenziali, un link Dropbox che si affaccia timidamente dalla mail.
Tutti i giorni analizziamo dati, guardiamo i numeri, facciamo analisi. Basta accendere la tv, ascoltare la radio o aprire un social network qualsiasi per ritrovarsi faccia a faccia con una realtà gelida ed efficiente fatta di cifre. Gommapiuma, invece, è una lacrima calda, un momento di debolezza condiviso, un amico che conosci ancora poco nella tua stessa situazione che si confida e spinge anche te ad aprirti: «non sei solo», sussurra quando lo ascolti, «la penso come te», e altre frasi che danno il conforto sentito dei fatti e non quello del tremendissimo e distaccato «mi dispiace».
Gommapiuma è un album senza tempo e, nello stesso momento, estremamente attuale e fuori dalle logiche di mercato. Con i suoi testi Giorgio Poi prende posizione e non ha paura di svelare le proprie debolezze. È come se ti ricambiasse sempre, sincero e gentile. È come Giorgio Poi: non esiste una brutta figura, qualcosa di sbagliato che hai detto. Non esiste l’occhiata complice tra due persone che sono amiche a farti sentire a disagio ad una festa in cui non conosci nessuno.
Ho intervistato Giorgio e qualche giorno dopo, a pranzo, ho incontrato Davide, il suo manager, che salutandomi mi ha chiesto: «Come sta Giorgio? cosa ti ha raccontato?». Io ho sorriso, stavo per rispondere ma mi ha anticipata: «La verità ti ha detto, che altro può dire Giorgio Poi? La verità». Ed è stata la cosa più accurata che potesse dire su di lui. Per questo mi sembrava il modo migliore per introdurvi la chiacchierata che abbiamo fatto insieme.
Ciao Giorgio, come stai?
Sto bene, sto preparando tutti i dettagli di quelli che saranno i prossimi mesi, l’uscita del disco e poi i concerti che ci saranno da febbraio… Sto iniziando a occuparmi anche delle questioni più pratiche e tecniche.
Ho visto la copertina del disco: è qualcosa di etereo e al contempo vecchio, sembra un cielo e anche un collage.
L’artwork è di Gio Pastori ed è effettivamente una specie di collage. Ha preso un foglio blu e ha fatto con lo scotch la ceretta ad un foglio bianco, incollando ciò che riusciva a strappare via su quello blu. In questo modo ha creato un cielo fatto esclusivamente di carta colorata. Nel momento in cui ho deciso che il titolo sarebbe stato Gommapiuma mi sono subito venute in mente le nuvole, mi piaceva l’idea di ricondurre quel titolo a qualcosa che non è effettivamente fatto di quel materiale, ma che mi ricorda la morbidezza e il tepore. Io immagino queste nuvole bianche, gonfie, quindi non quelle grigie che vediamo tutti i giorni.
È un disco che nasce durante il lockdown e, come hai detto, ti ha salvato dall’andare in frantumi. Hai una ricetta per non andare in pezzi o, anche banalmente, un semplice consiglio?
In questo periodo così particolare ho imparato è fare gli arrangiamenti per quartetto d’archi (ride, NdR). Questa è una cosa che non sapevo fare. Da un lato è complessa, dall’altro è come un esercizio matematico, come giocare a scacchi o fare le parole crociate, una cosa pratica di quel tipo. TI occupa il tempo, la mente e ti astrai completamente dal resto del mondo. L’unico consiglio che posso dare, per affrontare i momenti difficili, è provare a fronteggiarli con le proprie forze e, se si è costretti a stare in casa come ci è capitato, trovare qualcosa che ti appassioni e che così ti distragga.
L’ultima volta che ci siamo fatti una chiacchierata parlavamo di Smog. Cosa è cambiato rispetto ai tuoi lavori precedenti?
Tutto è in continua evoluzione, anche io. I momenti in cui scrivo le canzoni sono sempre diversi, questi lo sono stati in particolar modo. Cambia la musica e cambio anche io. Nascono quindi nuove esigenze, voglia di esplorare territori nuovi a seconda dei tempi che vivi. Quindi diciamo che si, è cambiato tutto molto.
Rococò e Moai: due espressioni artistiche apparentemente lontanissime sono anche l’inizio e la fine del tuo disco. Sono effettivamente così lontane tra loro?
Mi sembravano le canzoni giuste per iniziare e terminare il disco, soprattutto per l’incipit di Rococò e la chiusura di Moai. Gommapiuma inizia con questa frase: «davanti a noi ci sono giorni affilati come rasoi». È un po’ l’introduzione al mio viaggio e, soprattutto, riporta fedelmente la sensazione di quelli che sarebbero stati i giorni di stesura del disco. L’ultimo verso di Moai è proprio «stanotte è finita», quando si aprono gli occhi e si torna a vivere.
Se le canzoni sono una via di fuga, come sembra trapelare dal tuo immaginario, allora come si affronta la realtà secondo Giorgio poi?
La musica fa parte della realtà, non vive solo sul piano dell’astrazione. A me aiuta ad affrontare la vita nel quotidiano, davvero. E non credo che la realtà prescinda o possa prescindere dalla musica.
Elisa, presente in Bloody Mary è l’unico feat dell’album: come nasce questa collaborazione e cosa significa per te?
Avevamo iniziato a sentirci un paio di anni fa e ci siamo incontrati a marzo 2020. Poi è successo quel che è successo e non abbiamo avuto modo di vederci. Nel frattempo, stavo iniziando a scrivere e avevo in testa il fatto che avrei potuto fare qualcosa insieme a lei. Quando ho scritto Bloody Mary non sapevo come questo brano avrebbe visto la luce: poteva essere un pezzo cantato da lei oppure fatto insieme, ancora non ne avevo idea. Non sapevo se le sarebbe piaciuto, ho lavorato su una cosa che potesse essere a metà strada, fra noi. Alla fine poi abbiamo scelto di farlo così, cantato insieme.
In Supermercato inizi a cantare dopo un minuto. Non te ne frega assolutamente niente dello skip rate, vero?
(Ride, Ndr) Beh, tendo a fare quello che mi piacerebbe sentire in un disco senza preoccuparmi troppo di come potrà essere recepito, ingenuamente anche senza pensarci troppo. A me piaceva quella cosa e l’ho fatta così, ho ascoltato molto pianoforte in questo periodo. Non so suonarlo e forse per questo mi affascina più di tutti gli altri strumenti musicali.
Quali sono state le influenze musicali per questo disco? Perché in alcuni momenti tipo Moai o Gommapiuma sembra ci sia qualche vicinanza ai ritmi dei canti religiosi.
Essendo stato questo periodo molto casalingo, ho ascoltato molte cose che mi facessero stare tranquillo. Appunto, il suono del pianoforte ha un effetto molto forte su di me ma credo su tutti in realtà, riesce proprio a farmi calmare e a rasserenarmi. Ho ascoltato molto Bill Evans, Chopin, Isao Tomita, This Mortal Coil. E poi c’era un altro disco, un disco perfetto: Playing Piano For Dad di H Hunt.
Qual è il momento migliore della giornata per ascoltare Gommapiuma?
Dormiveglia pomeridiano, sul divano, così. Decisamente.
Intervista a cura di Giorgia Salerno
Nella foto in alto: Giorgio Poi, foto di Giulia Bersani
In concerto:
il 18 febbraio al Teatro del Verme a Milano
il 28 febbraio all’Auditorium Parco della Musica a Roma
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