VISIVA #13 – LE MOSTRE DI NATALE 2021
Visiva torna in una nuova versione, dedicata agli eventi: ecco le mostre da non perdere – in Italia e non solo – in questi giorni di feste
di Emma Cacciatori
‘Visiva’ è una rubrica che si occupa di arte. Più che fornire il rendiconto di quanto si sa che c’è, cerca di far vedere quanto sta per esserci, lasciando immaginare quanto sta per cambiarci.
In questa nuova edizione vi daremo delle piccole coordinate per raggiungere dei luoghi fisici (e virtuali) in cui poter vedere con i vostri occhi quello che più vi sta incuriosendo a parole.
Per la puntata delle vacanze di Natale, Visiva vi presenta tre mostre in Italia: una al nord, una al centro, una al sud. Nomi importanti, come Salgado e Bill Viola, e una collettiva sul corpo umano. Il prossimo appuntamento con Visiva sarà a gennaio, buone vacanze!
Sebastião Salgado
Frutto di 48 spedizioni lungo sei anni di ricerche, sono qui selezionati più di 200 scatti del grande fotografo brasiliano che compongono Amazônia. La mostra romana, curata dalla compagna di vita e di lavoro, Lélia, permette di vivere una esperienza immersiva nella foresta, la cui atmosfera è ricreata in particolare dai pannelli sospesi in una diffusa penombra avvolta dai suoni del vento, dei fiumi e delle presenze della giungla. Le foto dall’alto, scattate dall’elicottero che danno l’idea dell’immensa, sbalorditiva complessità di questo territorio (più grande di tutta l’Unione Europea), con i suoi intricati arcipelaghi d’acqua dolce, si alternano con le immagini che si fanno largo tra la vegetazione, qua e là squarciata dalla visione di fiabesche cascate e spettacolari cieli perennemente gonfi di nuvole. Ma l’emozione prodotta nello spettatore non genera esotiche evasioni. Certo, qui mancano gli scatti che mostrano e denunciano gli scempi e le distruzioni portate dall’uomo a questo paradiso, ma, come spiega lo stesso Salgado, tale assenza vuole esaltare ancora di più la solenne bellezza della foresta, convincendoci che si tratta di un patrimonio che va salvato, se vogliamo salvarci. L’impegno politico e civile di questo progetto è ulteriormente confermato dalla presenza delle immagini delle tribù, che la foresta abitano e custodiscono. I loro gesti, i loro corpi appaiono in totale armonia con l’ambiente che li circonda.
Maxxi
fino al 13 febbraio 2022
sito
Corpus Domini
Confrontando l’elegante energia dei corpi degli indigeni amazzonici con i corpi rappresentati in questa mostra viene spontaneo pensare al “disagio della civiltà” di freudiana memoria. A Palazzo Reale, infatti vengono proposte, a cura di Francesca Alfano Miglietti, oltre cento opere di 34 artisti (dalla body art all’iperrealismo ed oltre), alle prese, come lascia intendere il sottotitolo dell’evento, con l’ inarrestabile parabola della perdita di identità corporea. Tutto viene fatto partire sostanzialmente alla fine degli anni Sessanta con le sfide della body art, nella quale, tramite soprattutto la messa in scena della crudeltà, spesso inferta nella carne stessa dell’artista e la provocatoria profanazione dei tabù, vengono irrisi i corpi pacificati dal consumo. Ma già agli inizi degli anni Settanta la ricerca di una fisicità sgradevole ma autentica viene surclassata dai calchi perfetti dell’iperrealismo. Qui la banalità del benessere viene contestata con la sua copia meccanica: la finzione, invece che interpretare la realtà, la mette a nudo duplicandola. E il gioco continua agli inizi del nostro millennio, in cui i nuovi accorgimenti tecnologici delle opere vanno di pari passo con i ritocchi della chirurgia estetica dei corpi, così belli da sembrare finti. Ma la mostra, accompagnata dal commosso tributo alla critica d’arte Lea Vergine e commentata da diverse angolature, da Franco Berardi (Bifo) al cardinale Ravasi, da Recalcati a Furio Colombo e Gino Strada, tiene conto anche dei corpi degli invisibili: quelli che ignoriamo passandogli quasi sopra per la strada, quelli ormai cadaveri che non vediamo mentre appaiono ogni sera sugli schermi televisivi, quelli scomparsi nelle acque del Mediterraneo. Di questi corpi, nelle sale di Palazzo Reale sono presenti le tracce: montagne di scarpe, di stracci, di vestiti, valigie, fagotti, oggetti persi, rifiutati, come le persone a cui sono appartenuti.
Palazzo Reale
fino al 30 gennaio 2022
sito
Bill Viola
Gli spazi della mostra accolgono cinque opere dell’artista statunitense Bill Viola, uno dei più importanti esponenti contemporanei di videoarte. Le sue installazioni coinvolgono lo spettatore in un percorso che utilizza una tecnologia all’avanguardia per comunicare in modo semplice e diretto messaggi basici e primari. Ancora una volta i protagonisti dell’evento sono i corpi, non quelli puri plasmati dalla foresta amazzonica, ma, stavolta, corpi in cerca di purificazione, come se a quelli contaminati e postmoderni presenti alla mostra di Corpus Domini fosse data una occasione di riscatto nella ricerca di una interiorità autentica ancora possibile. Bill Viola ha molto viaggiato, registrando svariati riti e cerimoniali religiosi e praticando, a sua volta, varie forme di spiritualità, dal buddismo zen al sufismo islamico, al misticismo cristiano. Nelle performance dei suoi video la gestualità dei corpi parla di esperienze universali: la nascita, la conoscenza, la morte o, come qui, la purificazione. Protagonista delle sale Duca di Montalto, dove è allestita la mostra, è, naturalmente l’acqua, non solo quella che anima le immagini estremamente suggestive di Bill Viola, ma quella a cui alludono i numerosi oggetti rituali, che le accompagna: fonti battesimali, statue appartenenti a varie epoche, culture e provenienti da chiese e musei siciliani.
Palazzo Reale
fino al 28 febbraio 2022
sito
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Nella foto in alto: Arcipelago fluviale di Mariuá, Rio Negro, Stato di Amazonas, Brasile, 2019. Foto di Sebastiāo Salgado
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Emma Cacciatori
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