THE DESCENDANTS OF THE WOLVES
Jana Mai ha trascorso quattro settimane in Gagauzia e, con questo lavoro che le è valso lo ‘Student Award’ all’ultimo Festival della Fotografia Etica, ci consegna con un ritratto intimo e delicato del popolo gagauzo
di Alessandra Lanza
Jana Mai è la vincitrice dello Student Award 2021 del Festival di Fotografia Etica a Lodi con The Descendants of the Wolves, un lavoro con il quale è andata per quattro settimane alla scoperta della Gagauzia, una piccola regione autonoma dal 1994 della Repubblica Moldova dove vivono secondo la leggenda i cosiddetti “discendenti dei lupi”. La popolazione, umile e attenta a preservare la propria identità e tradizioni dall’oblio, ha aperto le sue porte a Jana e lei, con la sua macchina fotografica e la sua sensibilità, ci ha consegnato un ritratto intimo e delicato di un luogo che pochi saprebbero indicare sulla cartina geografica.
Quando hai iniziato a scattare fotografie?
La fotografia mi ha sempre affascinato, ma per anni è stata solo un hobby. Mia madre continuava a dirmi di studiare per un lavoro dignitoso che mi garantisse un reddito stabile, penso capiti a molti. Alla fine, anche grazie alla mia passione per i viaggi e l’incontro di nuove persone e culture, ho deciso di dedicarmi a ciò che davvero volevo e nel 2014 ho iniziato i miei studi in Fotogiornalismo e Fotografia Documentaria all’Università di Hannover.
Come sei arrivata al ritratto?
Ho iniziato solo di recente, prima mi occupavo di reportage in senso classico. Nel 2018, durante uno stage in una delle principali aziende tedesche di quotidiani, mi hanno assegnato molti lavori di ritrattistica, spesso con personaggi famosi e con poco tempo per realizzare le sessioni. Non mi importava chi stavo per incontrare e fotografare, il presidente di una grande azienda, un artista o un’ostetrica, ero sempre molto nervosa ed emozionata. A furia di scattare ho cominciato a godermi le sessioni. La cosa più interessante della fotografia di ritratto è che in un breve lasso di tempo due sconosciuti riescono a sviluppare un legame fortissimo.
Come hai conosciuto la realtà gagauza?
Qualche anno fa ho letto un articolo sulla situazione politica in Moldova. C’era scritto qualcosa sulla Gagauzia, ed era la prima volta che ne sentivo parlare. Ho subito iniziato la ricerca e sono rimasta così affascinata dalla loro identità culturale che ho deciso che ho deciso di raggiungerli.
Quanto sei rimasta a documentare la loro vita?
Sono rimasta in Gagauzia quattro settimane. Ho iniziato avvicinando la gente per strada, visitando le istituzioni culturali e contattando i sindaci dei villaggi e paesi locali. I gagauzi sono stati molto contenti che una fotoreporter tedesca, che parla anche il russo, una delle loro lingue, avesse deciso di visitare la loro regione per documentare la loro cultura. Molti incontri o momenti sono arrivati in modo del tutto inaspettato. Un giorno, per esempio, un gruppo di giovani mi ha portato al lago in cui di solito trascorrono le giornate estive più calde. C’è una foto nel mio progetto che mostra una donna che balla nell’acqua intorno a un buffet galleggiante e canta con orgoglio canzoni locali. È stato un momento magico: non si è lasciata distrarre da nulla, nemmeno quando sono entrata in acqua con i vestiti addosso per scattarle una foto.
Qual è stato l’aspetto che ti ha colpito di più di quella popolazione?
La macchina fotografica mi dà l’opportunità di entrare in mondi diversi e di avere accesso a persone e realtà che altrimenti rimarrebbero a me nascoste. Molti mi hanno aperto le porte delle loro case per darmi il benvenuto o mi hanno telefonato ogni giorno per chiedermi se stavo bene. Dopo una festa di compleanno che ho fotografato, un’anziana signora mi ha offerto di stare a casa sua. Abbiamo dormito nella stessa stanza e mi ha raccontato tante storie del passato fino a tarda sera. Quando sono partita ci siamo salutate con le lacrime agli occhi.
Stai lavorando ora a qualcosa di nuovo?
A un progetto su un tema sociale, posso dire poco perché è un argomento delicato e sono ancora agli inizi. Sono soprattutto gli incontri profondi con persone di diversi contesti sociali, culturali e geografici che mi spingono a rendere visibili le loro storie e a condividerle. Le immagini non saranno mai in grado di spiegare il mondo, ma ci aiutano ad avere accesso a nuovi livelli di visione.
JANA MAI Nata nel 1989 ad Almaty, in Kazakistan, risiede nella città di Hannover. I suoi lavori, pubblicati in Germania ed esibiti anche in Italia, trattano spesso di questioni legate alla memoria collettiva, così come al senso di appartenenza, e al rapporto tra cultura tradizionale e identità.
Articolo pubblicato su WU 111 (dicembre 2021 – gennaio 2022). Segui Alessandra su IG
Tutte le foto della Gagauzia presenti in questa pagina sono di Jana Mai
Jana Mai su IG