CCMGS DEL 3 FEBBRAIO 2022
CCMGS è una rubrica nata sui social durante il lockdown e ora arriva anche qui su WU: ecco i nostri consigli su cosa vedere in questi giorni
di Emma Cacciatori
Thomas Alva Edison, l’inventore per intenderci della lampadina e della macchina da presa, a fine Ottocento diceva che il cinema muto non sarebbe mai stato soppiantato dal cinema sonoro. Oggi nessuno di noi, tranne forse pochi eccentrici, sarebbe disposto a condividere le sue parole. Eppure quanti, catturati dalle immagini e dalle storie dello schermo, sono consapevoli della “colonna” che le sorregge e le anima con i suoi suoni, orientando le nostre reazioni, amplificando le nostre emozioni, pilotando i nostri sentimenti verso i personaggi? Ecco, allora, qualche consiglio per rimediare a questa mancanza.
CCMGS SPECIALE FESTIVAL: SEEYOUSOUND
Dal 18 al 24 febbraio 2022 al Cinema Massimo di Torino apre l’ottava edizione del SeeYouSound. Durante i sette giorni del festival si potranno vedere (e ascoltare) ogni forma di corto e lungometraggi, documentari, videoclip dedicati a tematiche musicali. La manifestazione è articolata in sezioni competitive, rassegne ed eventi live, come quello della giovane compositrice e producer di musica elettronica Ginevra Nervi, che dal vivo sonorizzerà Stuf, cortometraggio muto del 1966 girato nella Romania di Ceausescu dal regista Titus Meszaros. Oltre al lancio di una call internazionale rivolta a giovani musicisti per la realizzazione di una soundtrack originale su un’opera del cinema muto, il festival ospita la rassegna Rising Sound, sottotitolo Music is the Weapon, in cui segnaliamo il film-documentario De André#De André – Storia di un impiegato che la regista Roberta Lena ha prodotto al seguito del tour che Cristiano De André ha dedicato al padre, riproponendo una rivisitazione del suo disco politicamente più impegnato.
Il sito di SeeYouSound lo trovi qui.
CCMGS AL CINEMA: ‘ENNIO’ (2022)
David Linch ha detto che «il cinema è un desiderio molto forte di congiungere l’immagine con un suono» e altri registi, come Eric Rohmer, sostengono che le immagini filmiche hanno molta più affinità con la musica che con la pittura, perché, come la musica, il cinema ha bisogno del tempo: le sue sequenze, come i brani musicali, scorrono lungo un asse temporale. Se così stanno le cose, chi meglio di Ennio Morricone, scomparso un anno fa, ha interpretato questo connubio tra le due arti? Al grande musicista Giuseppe Tornatore, suo amico da trent’anni, ha dedicato un documentario, presentato fuori concorso al Festival del Cinema di Venezia che, a partire dalla fine di gennaio, è distribuito nelle sale cinematografiche italiane in una versione leggermente più corta. Il puntuale lavoro di Tornatore, dal titolo minimalista Ennio, si avvale di documenti di archivio, registrazioni di tour, clip di film e molteplici interviste a registi, attori, musicisti, compositori, cantanti, sceneggiatori, personaggi del mondo del cinema, della televisione e della discografia che lo hanno conosciuto o si sono avvalsi dei suoi lavori, numerosissimi. Nella sua lunga attività, infatti, Morricone ha dato la sua impronta sonora a ben 500 film, oltre ad avere prodotto testi musicali e arrangiamenti a volte firmati con pseudonimi. Pare che la sua inventiva fosse spesso ispirata da semplici suoni della vita quotidiana e che più volte componesse di getto, senza l’uso di nessuno strumento musicale. Una parte molto interessante del film è costituita dalla intervista allo stesso musicista, che ripercorre la sua vita, parlando del padre trombettista, che gli impedì di seguire la sua aspirazione a diventare un dottore, degli inizi come semplice musicista (anche lui trombettista) e dei primi lavori anonimi in televisione. Poi, negli anni del successo, Morricone racconta delle “litigate” con Oliver Stone, Tarantino, De Palma e del complesso lavoro che sta sotto le sue melodie, parola che il compositore dice di odiare profondamente.
CCMGS AL CINEMA: ‘C’È UN LUPO NEL PARCO DEL RE’ (2019)
Mi pare fosse Wenders che diceva che il paesaggio non va tanto visto, ma piuttosto “ascoltato”, intendendo con questo che il regista non deve accostarsi alla realtà con l’intento predatorio di catturarla, né tanto meno di orientarla secondo il suo comodo, ma con l’umiltà necessaria per farsi accogliere da lei, osservandola nel rispetto dei suoi tempi, forme e voci. Mi pare sia questo l’atteggiamento che guida il documentario C’è un lupo nel parco del re di Virginia Nardella, sua opera prima, visto che il lavoro costituisce la prova con cui ha conseguito il diploma presso il CSC (Centro Sperimentale di Cinematografia) di Palermo. Per la maturità stilistica dimostrata, il mediometraggio è stato presentato al 26° MedFilMFestival di Roma e a novembre dello scorso anno al FilmMaker Festival di Milano. Non possiamo dire che questo mediometraggio, ambientato nel parco della Favorita di Palermo, sia privo di una colonna sonora, ma qui il suono, che accompagna i suoi 53 minuti, è costituito soprattutto dai rumori: delle foglie mosse dal vento o calpestate, dei segnali lanciati dagli uccelli, dei brontolii di un temporale incipiente, delle grida dei bambini, dei frammenti di dialoghi, dei bisbigli delle persone, delle loro confessioni o dei richiami con cui vanno alla ricerca dei loro cani, o, forse, di qualcos’altro, perché questo luogo, così quotidiano, nasconde segreti.
Puoi seguire CCMGS – e contribuire alle scelte della prossima puntata – su IG e Facebook. Per entrare nel gruppo occorre rispondere a una domanda facile su un film di Nanni Moretti, quindi arrivare preparati!
Nella foto in alto: Immagine dal doc ‘Ennio’ di Giuseppe Tornatore
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Emma Cacciatori
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