VISIVA #16 – LE MOSTRE DI FEBBRAIO 2022
Roma, Bologna e Genova ospitano le tre mostre che abbiamo scelto per la puntata di Visiva di questa settimana
di Emma Cacciatori
C’è un filo rosso che lega le tre mostre presentate in questo numero di Visiva? Più che di un filo rosso, dovremmo parlare di un delicato legame, come quei nastri di carta delle stelle filanti che vediamo abbandonati sulle strade in questi giorni. Il nesso, fragile fin che volete, ma presente, è il consumo, qui rappresentato nelle fotografie: di chi ne documenta con irriverente ironia i cerimoniali, di chi ne mostra, forse con nostalgia, i luoghi ora abbandonati e di chi ha fissato nei suoi scatti i momenti della vita di un personaggio che i riti del consumismo ha visceralmente detestato e combattuto.
Toiletpaper & Martin Parr
Atto primo. Prendiamo un artista, Maurizio Cattelan, famoso per le sue sculture provocatorie, ma non solo, e un fotografo, Pierpaolo Ferrari, importante, collaboratore di agenzie pubblicitarie e riviste di moda, ma non solo: l’uno e l’altro intrigati fino all’ossessione dall’immaginario visivo che tutti ci governa, ma che loro sanno rimaneggiare a loro volta, manipolandolo in modo creativo e irriverente. Risultato: una rivista, da loro fondata nel 2010, eccentrica, impertinente, di sole immagini, titolo: Toiletpaper. Atto secondo. I due fanno comunella con un fotografo, Martin Parr, per anni presidente della mitica Magnum Photos, il quale ha al suo attivo più di 40 libri e video televisivi. Da più di 50 anni, in giro per il mondo, documenta con gli occhi di un etnografo satirico e giocoso, i riti sociali del consumo. Risultato: un libro, ToiletMartin PaperParr, pubblicato nel 2020 dall’editore Damiani, nel quale immagini e scatti dialogano sornioni tra affinità e e contrasti. Atto terzo. Prendiamo una location prestigiosa, la rinascimentale Villa Medici a Roma, decostruiamo il libro dei tre, trasformandolo in una quarantina di gigantografie dai colori vivaci, che collochiamo nella villa. Già l’accostamento sarebbe da scintille, ma non basta. Sistemiamo i nostri pannelli, rigorosamente senza cornici, nel parco che circonda l’edificio: abbandonati tra reperti archeologici, piazzati a bloccare sentieri o arrampicati sugli alberi. Risultato: una mostra che diverte e fa pensare e che intenzionalmente contamina arte, moda e design.
Roma
Villa Medici
Fino al 27 febbraio
Sito
Disco Mute. Le discoteche abbandonate d’Italia
Sul fascino delle rovine i romantici ci andavano matti: castelli fatiscenti abitati da fantasmi, chiese scoperchiate illuminate dalla luna, nobili resti di edifici dell’antichità tra le cui colonne sdentate meditare in solitudine. Col passare degli anni il repertorio dei ruderi in abbandono si è arricchito di caserme, fabbriche, colonie marine, capannoni, parchi a tema, stadi, manicomi, sanatori, viadotti ecc. spesso alimentato dalla speculazione, dalla negligenza e dalla progettualità, errata o mancante. di vari amministratori. Nell’elenco, che in Italia conta 50 mila palazzi storici, 20 mila edifici ecclesiastici e 5 mila borghi, possiamo ora aggiungere le discoteche, grazie ad una mostra, ancora una volta allestita scompaginando un libro: il Disco Mute. Le discoteche abbandonate d’Italia, a cura di Alessandro Tesei e Davide Calloni, edito l’anno scorso da Magenes. La mostra omonima, alla Gallery 16 di Bologna, si occupa di alcuni locali della costa romagnola e adriatica, veri luoghi iconici del “mondo della notte”, alcuni dei quali ora rinati, altri, come l’Echoes di Misano Adriatico o la mitica Babaloo nei pressi di Porto Recanati, (“la discoteca più bella d’Europa”) ora definitivamente dimenticati. I segni del tempo e dell’incuria sulle strutture, l’assenza della gente, i vuoti, la luce diurna che illumina spazi progettati per essere vissuti nella luce artificiale suscitano negli spettatori della mostra uno spiazzamento e forti emozioni ed è impossibile non pensare alle storie che in quegli spazi sono stati vissuti e che sembrerebbe normale aspettarsi che continuassero ad esserlo, magari in un altro modo. E c’è chi ci pensa, raccogliendo informazioni, proponendo visite, percorsi, iniziative per riappropriarci di questi ambienti suggestivi, come il Museo diffuso dell’abbandono di Forlì o il progetto Spazi indecisi, che utilizza la indovinata definizione con cui Gilles Clément parla delle aree dismesse, vero “inconscio”, che abita “la parte che si trova sotto la città viva”.
Bologna
Gallery 16
fino al 21 febbraio
Sito
Pier Paolo Pasolini. Non mi lascio commuovere dalle fotografie
Chissà cosa avrebbe scritto Pasolini in visita a una discoteca abbandonata. Di certo non gli sarebbe piaciuta la mostra di Cattelan, Ferrari e Parr: troppa ironia, troppa distanza di fronte a un fenomeno, quello del consumo, che lo scrittore e regista considerava una catastrofe epocale, che non si può ridicolizzare. E non lo si può fare neppure per criticarla: la realtà, snaturata dal benessere che la riduce a merce, non si lascia dissacrare, occorre piuttosto rifondarla, riconsacrarla, cercandone “il brillìo” nascosto, per usare le sue parole. Per Pasolini il medium per operare questo scavo nel sacro, che a volte fa emergere lo splendore delle cose, a volte il loro lato osceno fino all’insopportabile, è il cinema con la macchina da presa, il “mangia realtà”, che ne può svelare il volto autentico, che, nella sua chiave di lettura, è quello mitico. La fotografia, per lui, era forse troppo immediata e superficiale, più adatta ad essere asservita al linguaggio standard della cronaca dei rotocalchi. Eppure, forse nessun poeta e artista del Novecento fu mai fotografato quanto lui. Lo testimonia l’ampio repertorio fotografico, circa 260 immagini e documenti, esposto nel Palazzo Ducale di Genova. Nel centenario della sua nascita e a 47 anni dalla sua tragica morte, per i giovani Pasolini è un autore presente nelle ultime pagine delle antologie. Questi scatti vogliono riproporre i mille volti, pubblici e privati, di questo ”corsaro” poliedrico: poeta e romanziere, regista e critico, giornalista e intellettuale intransigente e profetico. Nella quindicina di sezioni tematiche della mostra, lo vediamo sui suoi set cinematografici, nelle partite a pallone con i ragazzi di vita delle borgate romane, lo vediamo con la madre, personaggio chiave della sua vita, entriamo nelle stanze delle sue case romane, ma, soprattutto, abbiamo modo di osservare il suo corpo, asciutto e muscoloso, e il suo volto che ci parla attraverso i suoi occhi, con o senza occhiali.
Genova
Palazzo Ducale
Fino al 13 marzo
Sito
Visiva #01 – DEM e il pensiero selvatico
Visiva #02 – CTM Festival e abitare la distanza
Visiva #03 – Suzanne Saroff e il ritorno alla natura morta
Visiva #04 – Kostis Fokas e il corpo altrove
Visiva #05 – Marta Blue, c’è del glitter nell’oscurità
Visiva #06 – Carlo Alberto Giardina e l’equilibrio
Visiva #07 – ‘Describe’ di Perfume Genius e il gioco del remix
Visiva #08 – Naama Tsabar, vedere il suono
Visiva #09 – Iringó Demeter e le anatomie affettive
Visiva #10 – Mayuka Yamamoto e la metamorfosi indossata
Visiva#11 – Anna Magni e il retro delle stelle
Nella foto in alto: Moebius, Riparazione Ptero guasto, foto di Pietro Marcolini
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Emma Cacciatori
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