CCMGS DEL 30 MARZO 2022
I film di animazione candidati agli Oscar, non solo ‘Encanto’, e uno dei film più attesi degli ultimi mesi come ‘Licorice Pizza’ : ecco cosa c’è oggi su CCMGS
di Emma Cacciatori
Agli Oscar 2022 non sono mancati i film di animazione: ecco qualche dritta sulle pellicole selezionate, protagoniste meno famose ma non meno interessanti dell’evento. Poi, come non parlare, in questo inizio di primavera, del film più primaverile dell’anno, l’attesissimo Licorice Pizza di Paul Thomas Anderson?
CCMGS SPECIALE OSCAR: FILM D’ANIMAZIONE
C’è chi è cresciuto imparando a memoria le canzoni dei film della Disney. Se non è il vostro caso o siete troppo stonati per destreggiarvi nella performance, consigliamo Encanto (registi B. Howard, J.Bush e C.C. Smith, Disney, 2021), vincitore della preziosa statuetta. Tra i suoi punti forti non presenta solo una colonna sonora particolarmente azzeccata, ma mette in scena una divertente compagnia di personaggi, a partire dalla protagonista, una ragazzina occhialuta in cerca del suo talento nascosto, e dalla sorella, che il talento l’ha scoperto eccome e con la sua forza oltremisura sposta cose e animali, spesso, come è ovvio, cantando.
Perfettamente collocato nel solco Disney è anche Raya e l’ultimo drago (regia di Don Hall e C.C. Estrada, Disney, 2021), dove non manca nessuno degli ingredienti della fiaba e dell’action movie: in un postapocalittico c’era una volta, Raya, eroina in formazione, è alle prese con due missioni impossibili: riunificare un regno lacerato da conflitti e sconfiggere invasioni di nubi violacee, che pietrificano ogni essere vivente. Per farlo dovrà trovare l’oggetto magico e i giusti aiutanti, primo fra tutti, l’ultimo drago. Tutto sarebbe così ovvio se non fosse salvato dalla bravura dei disegnatori e dal sottile humor degli sceneggiatori e se, ancora una volta, non fosse possibile una lettura attualizzante della storia, con un sacco di rimandi che parlano del nostro oggi. La morale della favola? Imparare a fidarsi degli altri.
Anche la famiglia Mitchell deve salvare la terra da una invasione in I Michell contro le macchine (regia di M.Rianda, Columbia Pictures, 2021), ma stavolta, come dice il titolo, gli antagonisti sono i dispositivi elettronici, divenuti da aiutanti degli umani i loro potentissimi nemici. In realtà il cartone ci insegna che l’invasione digitale era già iniziata da tempo e aveva già guastato il clima e la qualità dei rapporti della famiglia Mitchell. Le avventure per difendere il pianeta serviranno a rifondare l’unità della famiglia e in particolare il legame tra il papà e Katie la inquieta figlia adolescente.
Luca (regia di E. Casarosa, coproduzione Pixar e Disney, 2021) è ambientato nella Liguria del 1959, in una delle Cinque Terre. Anche in questo caso ci troviamo nel pieno di un percorso di formazione: il punto è cercare di capire come integrare le proprie caratteristiche peculiari nella società e vivere felici, ovviamente a partire da un problema. Quello di Luca non è da poco. Lui, infatti è un ‘mostro’ marino adolescente, possiamo dire un “sirenetto”, che come le creature a lui simili, è incuriosito dal mondo degli umani, tanto da portarlo a riva, dove si farà tanti amici. Ma la storia insegna che questo tipo di scelte non avvengono senza guai e conseguenze.
Anche Amin, il protagonosta di Flee, cerca un suo posto nel mondo e anche lui è un “diverso”, ma la sua è una storia vera, e di una tragica attualità in questi giorni di guerra. Lui, infatti, è un uomo, rifugiato in Danimarca, dopo essere fuggito nel 1990, ancora adolescente, dall’Afganistan. Oltre ad essere straniero Amin è anche omosessuale. Ma, come dice Jonas Pohen Rasmussen, regista del film e amico del protagonista che ha ispirato questa storia-documentario, tutti gli uomini, per fortuna, sono diversi, e tutti “cercano quel posto dove sentono di potere essere, onestamente, chi sono”.
CCMGS AL CINEMA: LICORICE PIZZA (2021)
Chi l’avrebbe detto che al giorno d’oggi non solo c’era ancora spazio per un ennesimo teen movie con storia romantico sentimentale e relativo percorso di formazione, ma che se ne poteva ricavare un capolavoro? Eppure, Paul Thomas Anderson, abituato a questo tipo di imprese, con Licorice Pizza c’è riuscito. Grazie alla sua bravura, naturalmente, che ha saputo reinventare e a volte capovolgere gli ingredienti del genere.
Intanto il titolo, che vuole essere un omaggio a una catena californiana di negozi di dischi fallita una quindicina di anni fa. In inglese l’espressione rimanda ai dischi in vinile, ma alle orecchie di noi italiani suona come una specie di sacrilegio alimentare, una di quelle follie che forse solo gli adolescenti potrebbero azzardarsi a sperimentare. E le due cose, nostalgia e follia, fanno parte di questo lavoro, candidato a ben tre Oscar, come miglior film, regia e sceneggiatura.
La trama è apparentemente semplice: siamo nel 1973 a San Fernando, periferia di Los Angeles e Gary, nell’occasione della foto per l’annuario della scuola, s’innamora di Alana, assistente del fotografo. Inizia un suo ostinato corteggiamento della ragazza, che procede tra alterne vicende. Fino a qui niente di originale, se non fosse che Gary ha 15 anni e Alana 25. Lui è un attore di sitcom di un certo successo, è talentuoso e un po’ gigione, con un forte spirito imprenditoriale ma ancora maldestro nelle relazioni umane e sentimentali. Lei, invece, è una giovane donna, scontrosa, alla ricerca della sua identità.
A interpretare I ruoli di questa coppia all’apparenza impossibile ci sono il giovanissimo Cooper Hoffman (ultimogenito dello scomparso, indimenticabile Seymour Hoffman, attore presente in ben cinque film di Anderson) e Alana Haim che di professione è cantante del gruppo rock Haim (formato da lei e dalle due sorelle), per il quale Anderson ha girato dei video. Come la trama, anche l’ambientazione del film non è nuova: basti pensare al recente C’era una volta a Holliwood che Tarantino ambienta negli stessi anni, o al mitico American Graffiti, uscito (sarà una coincidenza?) proprio nel 1973, o ad altri film di Anderson, come Boogie Nights o Magnolia, sempre ambientati nella San Fernando Valley .
La Hollywood in cui si muovono i nostri protagonisti, però, è lo sfondo di una fiaba che è toccata da segnali di decadenza. Anderson, il quale è anche sceneggiatore del film, vi accenna attraverso, ad esempio, le sfortunate avventure imprenditoriali di Gary, toccate dalla crisi energetica iniziata proprio nel 1973 e poi rappresentando proprio il mondo del cinema. In questo caso si muove in due direzioni: da una parte introduce nella trama la presenza di attori e uomini dello spettacolo che qui appaiono un po’ come la caricatura di se stessi, dall’altra fa interpretare questi ruoli da grosse star come Sean Penn, Bradley Cooper, Tom Waits, che però nell’economia capovolta della storia, portano avanti solo vicende secondarie. Questo espediente aumenta la forza del punto di vista dei due protagonisti, sognatori imperfetti e controcorrente, simpatici ma non belli nel senso convenzionale del termine e esalta la freschezza e l’autenticità del messaggio.
Per spiegare il successo di Licorice Pizza, non possiamo non accennare alla colonna sonora, che non solo utilizza canzoni degli anni Settanta di Bowie, Mc Cartney, Nina Simone, i Doors, ma si avvale, ancora una volta nei lavori di Anderson, del soundtrack di Jonny Greenwood, chitarrista dei Radiohead. A questo punto ci stupiamo se il film è stato osannato anche dalla critica come «ipnoticamante stupendo» (“The New York post”) e «subdolamente potente» (“The Guardian”)?
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Nella foto in alto: Immagine da ‘Licorice Pizza’ di Paul Thomas Anderson
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Emma Cacciatori
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