IL CASO ‘CODA’
Coda, remake statunitense de La Famiglia Bélier (2014), è stato il grande trionfatore dell’appena trascorsa Notte degli Oscar, durante la quale ha ricevuto le prestigiose statuette al Miglior Film, Miglior Attore Non Protagonista (Troy Kotsur) e Miglior Sceneggiatura Non Originale
di Davide Colli
Un remake a vincere l’Oscar al Miglior Film? Questa è la questione sollevata da parecchi spettatori e non in seguito al verdetto della nottata. L’opera seconda di Sian Heder, I Segni del Cuore – Coda (acronimo di Child Of Deaf Adults, abbastanza esplicativo), non presenta sostanziali differenze a livello d’intreccio narrativo con l’originale francese.
Con i dovuti cambiamenti di contestualizzazione, il centro della storia rimane Ruby, unico membro udente della sua famiglia, divisa tra la volontà di assistere il padre (Troy Kotsur), la madre (Marlee Matlin, prima attrice sordomuta ad essere premiata con l’Oscar nel 1987) e il fratello (Daniel Durant) nell’attività di pesca della famiglia, e allo stesso tempo di coltivare il proprio talento canoro accanto al maestro Bernardo Villalobos (Eugenio Derbez).
Partendo dal presupposto che non si tratti di un primato, in quanto già due illustri remake del calibro di Ben Hur (1959) e The Departed (2006) hanno ricevuto il medesimo premio, come ha fatto un film così “piccolo” ad imporsi in maniera così prepotente nelle ultime settimane, scalzando dal titolo di favorito Il Potere del Cane (premiato esclusivamente con la statuetta alla Miglior Regia per Jane Campion)?
Forse la risposta va cercata nella natura della cerimonia e di queste premiazioni, che da sempre hanno avuto il ruolo di raccontare e fornire un’istantanea delle tendenze hollywoodiane anno per anno: I Segni del Cuore – Coda è forse più adatto a rappresentare lo zeitgeist, lo spirito del tempo, attuale, piuttosto che il polarizzante neo-western con Benedict Cumberbatch e Kirsten Dunst. Seguendo un percorso anomalo, con partenza al Sundance Film Festival (solitamente a venir insigniti di tale premio sono lungometraggi che hanno avuto la prima mondiale durante festival quali Cannes, Venezia o Toronto), Coda ha saputo raggiungere il generale consenso dei votanti rendendo protagonista la minoranza sordomuta, che solo in recenti anni sta ottenendo una meritata rappresentanza (vedasi i casi Sound of Metal ed Eternals).
Pur mantenendo una confezione estremamente canonica, quasi da Disney Channel Original Movie per il genere di formazione che va ad abbracciare, il film di Sian Heder restituisce, in primis per la scelta di un cast composto da attori realmente sordomuti, un’autenticità che a La Famiglia Bélier mancava. E in un periodo storico in cui Hollywood sente la necessità di scrollarsi via la propria artificiosità e di avvicinarsi al mondo di tutti i giorni e alle sue problematiche, vedere un’opera indipendente come I Segni del Cuore – Coda diventare la mattatrice della serata non è poi così una casualità.
Nella foto in alto: Emilia Jones, Troy Kotsur, Marlee Matlin e Daniel Durant in “CODA” – photo courtesy Apple
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