GENERIC ANIMAL – TORNARE SUL PALCO
Con l’uscita del suo quarto disco Benevolent, Luca Galizia ha ricominciato a suonare dal vivo insieme alla sua band. Dopo i primi concerti tra fine marzo e inizio aprile, sarà sul palco del Mi Ami il 27 maggio
di Enrico S. Benincasa
Non c’è cosa più bella che tornare sul palco per un musicista, soprattutto se si ha un nuovo disco da far sentire al proprio pubblico. Luca Galizia aka Generic Animal ha dato da poco alle stampe Benevolent, il suo quarto album, prodotto dall’amico Fight Pausa e pubblicato per La Tempesta. Un album nato in questi mesi così particolari e del quale ci aveva fatto già sentire due brani, Paura Di e Lifevest, in occasione della sua partecipazione a Colors, video format nato per scovare talenti in giro per il mondo («un vero esempio di A & R», ci ha detto). Secondo italiano dopo Nitro a essere selezionato, non si può dire che non abbiano fatto una scelta più che azzeccata.
Dopo l’uscita di Benevolent dello scorso 18 marzo sei tornato sul palco in una forma vicina a come si facevano i concerti prima della pandemia. Quali sono state le tue sensazioni dopo queste prime date?
È quasi banale dirlo, ma è stato tutto bellissimo e intenso, soprattutto dal punto di vista emotivo. Rivedere le persone vicine al palco è qualcosa che, paragonato a come si suonava la scorsa estate, è un fattore importante. Avevo fatto qualche data con Emma Nolde lo scorso autunno, ma ripetere l’esperienza con il mio progetto è stato speciale. Poi è stata l’occasione di rendermi ancora più conto dell’importanza di avere altri musicisti con me sul palco: prima ciò che contava era avere una band, oggi ho compreso quanto sia fondamentale per i legami umani e non che si creano. Non penso cambierò più format, se non per situazioni particolari.
Benevolent, come gli altri dischi precedenti, ha una componente visiva forte fatta di artwork e fotografie particolari. Qual è l’idea dietro questa parte del disco? Dove siete stati per realizzarla?
È un progetto ancora in evoluzione. Forse non si capisce molto guardando le foto, ma abbiamo cominciato in un laghetto vicino Segrate e poi abbiamo continuato a scattare a Fuerteventura. Lo scorso anno, insieme a Guido Borso e Anna Carraro (fotografo e stylist, NdR) avevamo fatto una sorta di prequel con un lavoro fotografico sott’acqua. Non ero sicuro di voler fare una cover fotografica con me come protagonista e nello stesso tempo ho infittito la “trama” del disco, sono an- dato in fissa con la storia e il linguaggio grafico di questo demone giapponese che ha ispirato le fattezze del mostro.
C’è una certa vicinanza di temi con le cose che ti piace disegnare?
Sì, ho un’attrazione per le cose maligne, un po’ legate al mondo del dispetto. Mi sono sempre piaciuti i fumetti e i personaggi considerati cattivi, che mi piace riportare in una dimensione diversa, un po’ infantile, quasi “pupazzosa”, togliendo loro quell’alone di meschinità. La stessa parola Benevolent mi sembra una parola un po’ repellente foneticamente parlando per descrivere una cosa buona.
Insieme a Fight Pausa avete lavorato diversamente in studio?
È stato un lavoro di ricamo rispetto ai miei demo. Ci sono tante cose che abbiamo tenuto perché avevano un valore sonoro preciso, rifarle non sarebbe stata la stessa cosa. Abbiamo tenuto volutamente cose danneggiate o registrate con l’iPhone. Abbiamo lasciato anche qualche parola detta a fine take quasi come fosse un fade out, volevamo lasciare quella sensazione “stanzosa” di essere con noi in studio dove, anche nei pezzi più cupi o profondi, capita di lasciarsi andare a qualche cazzata.
Alla fine del lavoro come ti sei sentito? Appagato di ciò che hai fatto?Penso che sia la prima volta in cui sapevo bene cosa stavo facendo. Ci sono compromessi che ho fatto, dettati dal tempo e dal budget, ma non mi sono sentito frustrato. Durante le registrazioni ho sempre preso inconvenienti e novità per quello che erano. Alla fine del disco ero contento: abbiamo fatto tutto quello che ci eravamo preposti di fare senza sentire la pressione di risultati, hype o cose varie.
Come è andata a Colors? Com’è avvenuto il contatto?
Semplicemente mi è arrivata una mail nella mia casella personale ad agosto 2020. Mi ha sorpreso e all’inizio non sapevo nemmeno bene come rispondere, ci ho messo una settimana a farlo. Avevo già deciso di registrare ma il disco non aveva ancora preso forma, ma ho voluto comunque proporre loro due pezzi che immaginavo avrei poi pubblicato. Poi la mia mail di risposta è finita nello spam (ride, NdR), si sono quindi allungati i tempi anche per via della pandemia. A livello umano è stato bellissimo, ho percepito l’entusiasmo di queste persone per scoprire artisti in ogni nazione, mi sono sentito arricchito. L’abbiamo registrato a Berlino a inizio 2021, ci siamo dovuti arrangiare per arrivarci ma è stato fantasmagorico ed emozionante.
Hai iniziato il tour con qualche data in Italia, poi suonerai il 27 maggio al Mi Ami. L’anno scorso a settembre, sul palco del Magnolia, hai fatto un concerto con tanti ospiti e amici. Vista la lineup con alcuni di loro, stai preparando qualcosa di speciale?
La data dello scorso settembre è stata una festa con gli amici e per gli amici, che ha inaugurato il format live di oggi, l’occasione in cui abbiamo capito che era fattibile. Mi piacerebbe aggiungere un quinto membro alla band, poi quella sera essendoci tanti amici ci sarà modo di fare qualcosa e tirare in mezzo qualcuno.
Articolo pubblicato su WU 113 (aprile – maggio 2022). La foto in alto è di Guido Borso
Generic Animal su IG
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