LP – WORKING CLASS MUSICIAN
Tanti concerti questa estate per LP, ma anche tanto lavoro per il suo futuro disco in uscita molto probabilmente all’inizio del 2023.
di Enrico S. Benincasa
Laura Pergolizzi in arte LP ha trascorso l’estate sui palchi europei per suonare dal vivo, recuperando un po’ di quelle date che la pandemia ha costretto a posporre. Un album da farci sentire anche live – Churches, uscito alla fine del 2021 – e uno probabilmente in arrivo, LP in un buco tra una data e l’altra ha avuto l’occasione di venire a Milano per un secret show organizzato insieme a Candiani Denim, storica azienda tessile italiana con cui collabora da tempo. In particolare lo sta facendo per il progetto Coreva, un bio-strech denim completamente biodegradabile e a basso impatto ambientale. Il suo non è un ruolo da testimonial: da sempre LP gioca con l’abbigliamento, customizzando i propri outfit dove un capo in jeans non manca mai. La sua esperienza “sul campo”, quindi, non può che essere utile a un progetto come questo.
Come è andata la tua estate?
È stata molto bella, abbiamo fatto un lungo tour e la sensazione è stata quella di una nuova normalità. Abbiamo ricominciato a suonare l’anno scorso, ma rispetto a quest’anno c’era meno timore, più relax. Ci sono stati un sacco di eventi e di festival. sembrava proprio che le persone non volessero altro che stare bene.
Possiamo dire che questa estate c’era una energia diversa?
Sì, non era così scontato fino a poco tempo fa stare in un pubblico vicino a degli sconosciuti e concentrarsi unicamente sulla musica dell’artista che sei venuto a sentire suonare. La musica dal vivo è qualcosa di unico, che ci fa stare assieme in una maniera particolare e speciale.
Chruches, il tuo ultimo disco, è uscito nel 2021, ma ho sentito che stai già lavorando a nuovi pezzi. È così?
Abbiamo iniziato a pensare a Churches nell’ottobre del 2020, è stato un lavoro durato oltre un anno e che ha avuto anche delle rilavorazioni, soprattutto su alcuni testi. Oggi, quando li suono live, mi rendo conto dell’importanza di quel lavoro e di quanto quelle parole significano per le persone. Ora sto lavorando a cose nuove con le persone che sono con me in tour. Appena ci fermeremo capiremo a che punto siamo con questo lavoro. Cercheremo di pubblicare qualcosa il prima possibile all’inizio del prossimo anno, quantomeno qualche singolo.
Non è forse il modo migliore quello di descrivere il lavoro artistico partendo da i numeri ma, trai tuoi, ce ne sono alcuni su cui mi piacerebbe avere una tua riflessione. Per esempio, tutto il tuo catalogo musicale ha più di 2 miliardi di stream sulle varie piattaforme. Ci pensi mai a quante persone sei riuscita a raggiungere con ila tua musica?
È un numero incredibile. A mio parere la mia carriera, fino a questo punto, è stata interessante: ho avuto questi risultati ma non sono “visibile” come altri artisti, anche negli Stati Uniti. Questo è un bene, perché mi perfette di continuare a vivere la mia vita nella maniera che voglio senza troppi problemi. Ti racconto un aneddoto: una volta stavo parlando con un ragazzo giamaicano di 19 anni, che era negli USA er frequentare il college. A un certo punto mi chiede: «Cosa fai nella vita?» e gli rispondo: «Sto scrivendo il mio nuovo album». Lui va a controllare LP su YouTube e urla: «Oh mio Dio! Come è possibile che tu abbia così tanti stream senza che io ti conosca!». La mia carriera è stata un continuo esercizio di umiltà e lavoro e questa cosa mi piace. Mi sono sempre sentita una working class musician e questo è ciò che sono ancora oggi.
Il tuo tour comprende anche date in Paesi dove i diritti civili non sono gli stessi rispetto a quelli che ci sono in quelli occidentali. Perché è per te importante andare a suonare anche in questi poti?
È importante soprattutto per le persone che vivono in questi Paesi di sapere che “ci sono”. Quando fai quello che ami e ti mostri per quello che sei, nella maniera più autentica, anche in posti dove non tutti sono accettati al 100%, dai alle persone una prospettiva diversa, una prospettiva che può aiutarle.
Stai collaborando al progetto Coreva di Candiani Denim. Qual è il tuo rapporto con questo tessuto?
Ho sempre indossato capi in denim, è una delle passioni che fa parte della mia vita. L’ho sempre considerato un tessuto comodo, una seconda pelle: quando l’ho addosso sono sempre a mio agio. Non so se per tutti è così, se i più giovani lo apprezzino quanto me: penso che, in generale, tutti oggi cercano capi che li aiutino a essere comodi e a proprio agio e il lavoro fatto negli anni per rendere il denim tale, anche con tessuti come Coreva, sia un vantaggio.
Qual è la parte più interessante di questo progetto?
Mettere insieme le idee, anche quando vengono da approcci e culture diverse. Da parte mia metto la mia esperienza, il modo in cui indosso un capo e come lo customizzo, cercando di renderlo unico. È come come le chitarre, le faccio mie e cerco di renderle uniche. Con il denim è lo stesso, ho il medesimo approccio.
LP su IG
Nella foto in alto: LP a Milano per Candiani
Dello stesso autore
Enrico S. Benincasa
INTERVIEWS | 31 Ottobre 2024
VAN ORTON – TRUE COLORS
INTERVIEWS | 24 Ottobre 2024
EDONICO – COINCIDENZE
INTERVIEWS | 10 Luglio 2024
PLUG-MI – ESSERE REAL
CONTENTS | 27 Giugno 2024
FOR EVERYONE
INTERVIEWS | 10 Giugno 2024
I MIEI MIGLIORI COMPLIMENTI – CON I NOSTRI TEMPI