72-HOUR POST FIGHT – OLTRE IL GENERE
Jazz, elettronica, IDM. O semplicemente avanguardia. Con la loro musica rifuggono la catalogazione di genere, cosi come fa C2C, il festival in programma a Torino dal 3 al 6 novembre che li ospiterà per la seconda volta
di Dario Buzzacchi
Per chi coltiva l’orto, novembre è il mese del carciofo e del porro. Ed è anche, almeno secondo il completamento automatico di Google, il mese della prevenzione alla prostata. Per gli appassionati di musica, è semplicemente sinonimo di C2C. Dopo due anni di pausa, per i motivi che conosciamo, il festival torna con una programmazione delle grandi occasioni: Arca, Jamie XX, Kode 9 e tantissimi debutti ed esclusive italiane, per una “quattro giorni” come ai vecchi tempi. Tra i (pochi) artisti italiani in cartellone, ci sono anche i 72-Hour Post Fight, il progetto musicale nato dalla mente di Fight Pausa, Palazzi D’Oriente, Andrea Dissimile alla batteria e Adalberto Valsecchi al sassofono. Preparandoci al loro live del 4 novembre, abbiamo chiacchierato con loro.
Doveroso partire dal vostro ultimo disco, Non-Background Music, una delle uscite più interessanti di quest’anno. Cosa rappresenta per voi questa fatica?
Non-Background Music è stato un percorso molto lungo; alcuni pezzi sono nati durante i nostri primissimi live, ancora prima che uscisse il nostro al- bum d’esordio, mentre altri sono stati scritti nelle nostre camerette durante i lockdown. È un progetto onesto e comunicativo sui nostri diversi mood: a volte energici a volte più riflessivi. Scriverli e registrarli è stato un momen- to di cambiamento rispetto alla nostra esperienza precedente; invece che registrare in camera siamo andati in un super studio sul lago di Como – il Bleach Recording Studio – diventando più consapevoli del ruolo musicale di ognuno di noi quattro.
Quali sono gli elementi di rottura e quelli di continuità – a partire dalla label – con il vostro LP precedente omonimo?
Spesso descriviamo i nostri due dischi come opposti, e in parte lo sono: il primo è un lungo flusso di coscienza musicale, mentre il secondo è fatto da canzoni che abbiamo scritto pensando a una struttura più concreta; anche i concerti sono cambiati molto, riflettendo la diversa natura di questi due album. D’altra parte, Non-Background Music ci sembra una chiara continuazione del nostro disco omonimo, soprattutto dal punto di vista della sperimentazione personale. In entrambi i casi abbiamo provato a uscire dalle nostre zone di comfort, esplorando anche nuovi generi e nuovi modi di interagire tra di noi, il tutto cercando di trovare un modo nostro di esprimerci. Siamo anche rimasti nella stessa casa, La Tempesta Dischi, che ci ha sempre supportati senza darci vincoli di alcun tipo, lasciandoci completamente liberi di lavorare al nostro disco.
In Meditation on Instagram Feeds, terzo brano di Non-Background Music, avete collaborato con Kamohelo. Come è nato questo featuring?
Con Kamohelo è stato amore al primo DM; in lockdown cercavamo vocalist per collaborare ad alcune tracce e Luca (Palazzi D’Oriente, NdR) è stato un po’ l’ariete che ha rotto la timidezza, proponendogli una collaborazione a distanza. La traccia ha preso forma velocemente, e nonostante Kamo fosse bloccato a Johannesburg, le registrazioni sono filate abbastanza lisce, includendo in seguito anche degli overdub di Jelly Crystal. Entrambi (Kamo e Jelly) sono musicisti con base a Stoccolma, città in cui Kamo ha avviato il suo progetto principale Off The Meds assieme a diversi elementi di Studio Barnhus, l’etichetta di Axel Bowman. Durante la pandemia Kamohelo è dovuto rimpatriare in Sud Africa e trovare un nuovo workflow come solista, e siamo stati molto felici di aver contribuito a questa ricerca.
Siete tra i pochi italiani a esibirsi per la seconda volta al C2C. La prima è stata nel 2019, l’ultima edizione nella versione “estesa” del festival, che ritorna ora dopo due anni. Cosa significa per voi?
È anzitutto un grande piacere essere presenti quest’anno, che rappresenta il ritorno dei grandi festival di musica elettronica e sperimentale in Italia. C2C è uno dei festival europei più importanti per la musica a cui facciamo riferimento, ed è stato incredibile essere considerati pronti per un palco del genere già nel 2019, al nostro debutto. Pensare che ci torneremo per la seconda volta è una soddisfazione immensa, e sarà sicuramente una sfida a dare il meglio di noi stessi, per soddisfare – e magari superare – le aspettative di chi attende da tempo il nostro ritorno su quel palco.
Questa è l’ultima, in ordine di tempo, data dopo un’estate con molte gig. Com’è stato tornare ai live dopo tanto tempo?
È appena finita un’estate divertente. Abbiamo suonato in giro per tutta Italia, dalle spiagge ai castelli, passando per autentiche terme romane, e templi antichi fatti di polistirolo. Suonare di nuovo con una certa costanza è stato molto bello e ci ha restituito il fascino quotidiano di girare in furgone, fare viaggi lunghissimi e ascoltare ore di musica bella – e a volte brutta – insieme. Concludere il tour sul palco di C2C ci sembra un bel modo di celebrare il ritorno alla normalità: è un palco importante che condivideremo con artisti che ammiriamo, e oltretutto è stato uno degli ultimi concerti che abbiamo fatto prima della pandemia. Ci sembra una bella chiusura di questo cerchio.
72-Hour Post Fight su IG
Nella foto in alto: 72-Hour Post Fight, foto di Riccardo Ruffolo
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