FEAR OF BEAUTY
Cinque fotografe afgane sono state protagoniste di una collettiva nella quale hanno scelto di mostrare la quotidianità del loro Paese prima del ritorno dei talebani. Dopo Milano, Bergamo e Lodi, la mostra è pronta per nuove tappe in Italia
di redazione di WU
Mariam Alimi, Roya Heydari, Fatimah Hossaini, Zahara Khodadadi e Naji- ba Noori sono cinque fotografe accomunate, oltre che dalla professione, da due caratteristiche: provengono dallo stesso Paese – l’Afghanistan – e, dopo il ritorno dei talebani al potere nell’estate del 2021, hanno dovuto emigrare per continuare a fare quello che sanno fare meglio: fotografare. Loro sono le protagoniste di Fear of Beauty, collettiva organizzata dall’associazione Donne Fotografe che, dopo il debutto presso Casa Emergency nella primavera di quest’anno, è stata ospitata anche a Bergamo e al Festival di Fotografia Etica di Lodi (nell’ambito del circuito OFF).
«Abbiamo iniziato a discutere del progetto nell’inverno del 2021. Tutto nasce da una chiacchierata con un medico vicino a Emergency, che ci ha sottoposto l’idea di coinvolgere fotografe afghane», ci ha detto Margherita Dametti di Donne Fotografe. «In un momento in cui l’attenzione dei media sul Paese stava calando, ci è sembrato un buon modo per fare qualcosa di concreto per ritornare a parlare di Afghanistan e della sua situazione». La ricerca non è stata semplicissima, anche per la difficoltà nel trovare il mezzo giusto per il contatto ma, grazie al suo network, Donne Fotografe è riuscita a creare una short list di una decina di professioniste da cui poi sono state selezionate Mariam, Roya, Fatimah, Zahara e Najiba.
Le cinque hanno un’età compresa fra i 27 e i 42 anni e hanno percorsi di- versi alle spalle: c’è chi è nata e cresciuta in Afghanistan, chi è emigrata con i genitori per poi tornare da adulta nel suo Paese, chi ha seguito il conflitto per giornali e agenzie di tutto il mondo e chi invece si è anche dedicata all’in- segnamento della sua professione. «La cosa interessante è che, nonostante questa varietà di esperienze e background, hanno avuto una visione comune di come doveva essere questa mostra», continua Margherita. «Noi come associazione non abbiamo posto loro nessun vincolo o limite, abbiamo lasciato piena libertà a tutte di scegliere che cosa mandarci. Senz’altro non avremmo voluto mettere il conflitto al centro del discorso, ma non ci saremmo opposte se lo avessero fatto. Ma così non è stato, nessuna di loro ha voluto inviarci foto “di guerra”. Credo che il nostro desiderio fosse anche un loro bisogno».
I lavori delle cinque artiste di Fear of Beauty mettono al centro la varietà del Paese e la sua quotidianità. Mariam, Roya, Fatimah, Zahara e Najiba hanno scelto di far vedere che cosa era, nonostante tutto, l’Afghanistan fino a poco tempo fa e che cosa potrebbe tornare a essere. Hanno voluto mostrare le donne, le famiglie afgane, i loro costumi tipici, i loro colori. In breve la loro bellezza, della quale i talebani hanno paura: «Il nome della mostra è stato scelto per questo motivo. I regimi reprimono comportamenti, fisicità e arte perché ne temono la potenza. La repressione nei confronti della bellezza e della ricerca del bello è una forma di controllo tipica del potere autoritario. E questo comporta, tra i tanti problemi, che queste donne ora non possano fare il loro lavoro se non altrove», ci racconta Margherita.
Contattata da Donne Fotografe, Emergency ha scelto di supportare la mostra ospitandola presso Casa Emergency la scorsa primavera. Fear of Beauty è stata un successo, una delle più viste di sempre nello spazio milanese dell’associazione fondata da Gino Strada. Insieme alla mostra, DF ha anche realizzato un piccolo libro-fanzine. Il ricavato delle vendite di quest’ultimo è stato diviso tra le cinque artiste, che nel frattempo stanno provando a reinserirsi nel loro settore: «Nessuna di loro si trova oggi in Afghanistan, sono sparse tra Francia e Stati Uniti», ci dice Margherita. «Le sentiamo ancora e diamo loro tutte le notizie relative alla mostra e alle possibili nuove esposizioni. Continuano a fare le fotografe, anche se non è facile per tutte lavorare dopo essere scappate dal proprio Paese. Ma tra le loro connazionali impegnate in ambito artistico, in particolare artiste e registe, si è creato un network attraverso il quale si supportano tutte a vicenda, cercando di creare occasioni».
Dopo le tre tappe lombarde, Fear of Beauty è pronta a essere ospitata in nuovi spazi in Italia: «Stiamo parlando con diverse realtà. C’è tanto interesse per Fear Of Beauty ma questa è una mostra particolare: molte foto sono stampate su teli di grosse dimensioni e bisogna trovare la location giusta per poterla esporre e valorizzare questa scelta». Nel frattempo, Donne Fotografe, come ci svela Margherita, sta pensando di espandere questa idea: «Fear of Beauty ci ha fatto riflettere sulla possibilità di portare avanti questo discorso anche in altri modi. Stiamo pensando di riproporre una serie simile con un gruppo di fotografe provenienti da un altro Paese dove c’è una situazione complessa dal punto di vista sociale. Magari non con cadenza annuale, dati i tempi che servono per creare il contatto e organizzare la mostra, ma vogliamo senz’altro dare continuità a questo progetto».
Articolo pubblicato su WU 117 (dicembre 2022 – gennaio 2023).
Foto in alto: Fatimah Hosseini