Come ti sei avvicinato al tema e perché ti sei concentrato sulla Germania?
Sono sempre stato interessato a tematiche ambientaliste. Nelle sue contraddizioni di Paese industriale del G7 con una propensione alle energie rinnovabili, la Germania offre la possibilità di comprendere meglio il tema della crisi climatica e le sue interrelazioni con il sistema politico economico. Spesso viene percepita come “verde”, quando in realtà è una delle nazioni più inquinanti al mondo con un mix energetico fatto per il 30% da carbone. Il nuovo governo di coalizione a guida Die Grüne, poi, non sta facendo molto per rispettare l’accordo di Parigi.
Da quanto segui questi gruppi?
Ho iniziato a scattare fotografie a Fridays For Future, Ende Gelände e altri movimenti di resistenza quasi un anno fa. Mi interessa capire come i gruppi di giu- stizia climatica si organizzino per denunciare un sistema che secondo loro non è più sostenibile e che oggi manifesta tutte le sue grandi contraddizioni. Vogliono ribaltare il paradigma liberal e green basato sul vecchio modello di produzione e consumo che sfrutta persone e risorse naturali e si battono contro molti dei suoi ideali in continuità con un passato-presente coloniale e neocoloniale.
Qual è il rapporto tra fotografia e attivismo?
Le loro strade si intrecciano, è difficile immaginarli oggi l’uno senza l’altra e viceversa. La fotografia è un medium importante per raccontare storie da una prospettiva diversa e documentare chi sono i protagonisti e per cosa lottano. Documentare cosa succede è una respnsabilità sociale, spinge le persone a riflettere sui propri privilegi e ad attivarsi.
Il ruolo del reporter e quello dell’attivista possono intrecciarsi o devono rimanere rigidamente distinti?
Non credo assolutamente a un giornalismo “non di parte” perché, anche se fosse davvero imparziale, andrebbe comunque ad appoggiare il sistema socio-economico attuale senza criticarlo. La maggioranza dei giornalisti non riesce o non vuole capire quali sono le cause e le conseguenze della crisi climatica e non ha idea di come comunicarle.
Quanto sta accadendo nel villaggio di Lützerath può fornire un modello replicabile anche in altri contesti?
Lützerath è un villaggio situato nella regione del Reno affacciato sulle miniere di carbone a cielo aperto più grandi nel mondo. È diventato un caso e un simbolo della lotta contro l’estrattivismo fossile del carbone, perché si trova sulla linea tra profitti miliardari e un’alternativa sociale possibile: credere che si possa vivere lontano dalla necessità di performare, consumare e competere. Casi come questo rappresentano un terreno di costruzione comune dove tante lotte diverse – transfemminista, antirazzista, antifascista, anticolonialista… – stanno convergendo. La giustizia climatica tiene conto di concetti come uguaglianza, diritti umani, diritti collettivi, analizza la responsabilità storica delle emissioni e chi ne subisce le conseguenze: per questo è giustizia sociale.
ALMA Visual storyteller interessato alla giustizia climatica e ai movimenti che si adoperano per ottenderla. Ha esposto al Cop26 a Glasgow, al Festival della Fotografia Etica a Lodi, a Photometria (Un)Lucky (R)evolution in Grecia e all’Università Autonoma Dello Stato di Hidalgo in Messico.
Articolo pubblicato su WU 117 (dicembre 2022 – gennaio 2023). Segui Alessandra su IG
Tutte le foto presenti in questa pagina sono di Alma