VERA GEMMA – L’IMPORTANZA DI ESSERE “VERA”
Dopo la presentazione al Festival di Venezia, Vera, ultimo film di Tizza Covi e Rainer Frimmel, è uscito nelle sale italiane il 23 marzo grazie a Wanted Cinema. Abbiamo avuto l’occasione di parlare con la sua protagonista, Vera Gemma
di Davide Colli
Dalla terrazza dell’Hotel Gallia, con Vera Gemma, figlia di Giuliano (icona western del cinema nostrano), iniziamo subito a parlare del film che la vede protagonista e che prende il titolo proprio dal suo nome di battesimo. Chiamata a dare vita a una versione di sé stessa da Tizza Covi e Rainer Frimmel, ci racconta di come ha affrontato questa sfida che le è valsa a Venezia il premio Orizzonti come migliore attrice.
Una delle mie scene preferite del film è quella in cui te e Asia Argento vi trovate davanti alla lapide del figlio di Goethe, di cui non viene riportato il nome. Com’è nata la scena?
Mi fa piacere che me lo dici perché è anche una delle mie scene preferite e credo sia nata magicamente. Tizza Covi, la mia regista, non ha fatto altro che avere l’idea geniale di metterci davanti a questa tomba, per poi lasciarci andare. Quindi è completamente improvvisata, forse l’unica all’interno del film ad esserlo, e perciò è molto sentita. Eravamo io e Asia che in modo autentico riflettevamo su questa condizione comune, di figli d’arte. In altre situazioni, Tizza Covi mi diceva di rielaborare il copione a modo mio, ma c’era sempre qualcosa di scritto.
Sei stata fin da subito convinta di interpretare una versione di te stessa?
Inizialmente non capivo l’intento dei registi. Mi sentivo violentata nelle mie verità più profonde. Tizza mi spiegò che voleva raccontare tutto di me, dal mio sentirmi inadeguata fino a come gli uomini mi hanno usato, ma anche la mia chirurgia plastica. Ho avuto il mio momento di paura sul mettermi così a nudo, ma perché temevo che il processo mi avrebbe potuto far male, non per il giudizio della gente. Quello mai. Tuttavia, ho avuto una sensazione di fastidio. Interpretare sé stessi non è semplice perché si vuole dare un’idea migliore di sé stessi, anche più brava come attrice. Io mi sono, invece, solo messa a nudo e ho vissuto tanto per arrivare a fare questo ruolo. Perciò risulta onesto. Alla fine, questa esperienza di interpretare me stessa la rifarei di nuovo, molto volentieri.
Rispetto alla tua partecipazione a reality televisivi, quali differenze noti tra l’immagine che hai portato di te in quel contesto e in Vera, in cui anche se c’è una sceneggiatura, appare molto autentica?
Assolutamente sì. L’autenticità arriva nel momento in cui il regista vuole scavarti nel profondo, arrivando poi a toccare corde che prendono tutti, compreso il pubblico che si emoziona. La parte più intima di te, che esce fuori dal film, non è sempre facile da raccontare, ad esempio, ne L’Isola dei Famosi. Ognuno di noi è fatto di tante parti: Tizza Covi e Rainer Frimmel hanno voluto raccontare la mia parte più ingenua e pura, mentre in certi programmi televisivi esce fuori quella più aggressiva, che fa spettacolo in modo diverso. In ogni caso, sono sempre stata me stessa in ogni cosa che ho fatto.
Dopo la consacrazione col premio a Venezia (Orizzonti alla Miglior Attrice), continui la strada della recitazione o vuoi proseguire a sperimentare con arti diverse?
Mi sono presa un agente per il cinema in Italia. Io non volevo neanche provare all’inizio a lavorare in questo Paese ed è stato lui a chiedermi, dopo Venezia, perché mi precludessi un’intera industria. Volevo farlo inizialmente solo all’estero. Poi mi sono detta che ho il diritto di continuare a cercare pure nel mio Paese, laddove ritenga necessario.
Nel finale del film il tuo “personaggio”, molto neorealista, appare come sconfitto, eppure non perde la sua identità, lottando per continuare a essere “Vera”. Cosa ne pensi?
Che bello, mi hai fatto venire i brividi per come l’hai descritto! Proprio questo è il senso del finale secondo me. Quando ci chiedono il senso del finale, mi viene sempre da pensare che la vita non finisce con il film, quindi non so come mai vogliano tutti saperlo. Infatti il film non finisce e lei va avanti perché è molto più forte il suo essere “Vera” di quello che ha subito. È un incoraggiamento ad aprire la porta di casa e andare avanti.
Nella foto in alto: Vera Gemma
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