MASSIMILIANO MANDARINI – AL CENTRO LA PERSONA
Si occupa di design e sostenibilità da più di vent’anni, dividendosi tra progettazione, consulenza e formazione. Alla Milano Design Week presenta Unique Design for Planet, una installazione-mostra ospitata a SuperDesign Show
di Enrico S. Benincasa
Massimiliano Mandarini è “tante cose”: nel suo curriculum possiamo trovare esperienze come architetto, professore, consulente, art director e formatore, e l’elenco potrebbe continuare. Al centro di ogni sua attività, sin dagli esordi, quando ancora importava a pochi, c’è la sostenibilità, intesa non solo come rispetto dell’ambiente ma come concetto che mette al centro la persona. Massimiliano insieme a Creative Italy Lab, dal 17 al 23 aprile, sarà presente a SuperDesign Show, il format della Milano Design Week di Superstudio, con Unique Design for Planet, una mostra-installazione che guarda al futuro proponendo soluzioni concrete e comprensibili da tutti.
A SuperDesign Show ospitato a Superstudio presenti con Creative Italy Lab Unique Design for Planet. Puoi darci qualche anticipazione su questo progetto?
Da diversi anni abbiamo iniziato un percorso che punta a mettere al centro di ogni progetto la persona, preservando la biodiversità e cercando di ripristinare il rapporto uomo-ambiente. Unique Design For Planet è una mostra-installazione che guarda al futuro e ha a che fare con la sostenibilità nella sua accezione più ampia. Per noi è un modo per rispondere alla necessità di informare, educare, trasmettere e proporre narrazioni utili e concrete che siano capaci di raggiungere obiettivi chiari e comprensibili per tutti. Ci sono soluzioni che puntano a miglio- rare gli scenari, rendendoli più utili e confortevoli e aggiungendo bellezza.
Puoi farci qualche esempio?
Questa installazione-mostra racconta e affronta diversi problemi e, dopo Milano, girerà diverse città in Italia. Al suo interno, per esempio, si parla di smart working e dell’importanza di aggregarsi intorno alla natura, ma ci sono anche prototipi di design ricavati da materiali di riciclo e frutto dell’applicazione dei principi di economia circolare. La sostenibilità è presente in ogni aspetto: anche i pannelli della mostra sono realizzati in un tessuto particolare che mangia le polveri sottili.
Quanto influenzano oggi problemi globali come il climate change l’attività di un progettista?
I problemi globali come il climate change hanno ripercussioni locali che a prima vista possono sembrare distanti, ma sono invece collegate e creano effetti in ambi- ti diversi, basti pensare alle ondate migratorie verso l’Occidente. L’obiettivo della progettazione deve essere quello di fornire soluzioni possibili che tengano conto delle specificità di ogni situazione. Una parte importante, però, riguarda il modo in cui comunichiamo quello che facciamo: dobbiamo non solo progettare, ma anche raccontare in modo diverso. Ogni progetto è un libro, che può essere scritto anche da più mani, dove si cerca di proporre soluzioni che risolvano problemi concreti.
Il tuo concetto di sostenibilità è inclusivo e non solo legato all’ambiente.
Fa parte del mio approccio al lavoro ed è un modo di vedere le cose che è strategico prima ancora che progettuale. Si mette sempre al centro la persona, non solo gli ambienti, ma tutto quello che è intorno all’essere umano. L’inclusività è parte della sostenibilità, non è qualcosa d’altro. Dipende sempre dal contesto, a seconda delle situazioni vengono fuori opportunità e problemi che possono essere legati a tanti temi, dall’attenzione ai bambini, agli anziani, ai diversamente abili, giusto per fare qualche esempio. L’importante è darsi obiettivi consistenti: le parole e il progetto devono essere visti come risolutori dei problemi.
A che punto siamo, secondo te, nel “fare nostra” la sostenibilità?
Ci sono settori dove siamo più avanti, dove l’aspetto sostenibilità è diventato strutturale, sia nel discorso puramente ambientale sia in quello di rispetto della persona. C’è ancora un problema di green washing, sono pratiche molto rischiose perché minano la fiducia nelle persone. È sempre meglio fare le cose a piccoli passi, meglio fare qualcosa di meno ma riscontrabile che esagerare. In Italia, però, la risposta in termini di sostenibilità è alta, le filiere di produzione sono più rispet- tose di quello che è comunicato e raccontato. Non dimentichiamoci che l’atten- zione al riciclo e alla conversione è parte della nostra storia produttiva.
Lavori anche in università e sei quindi a contatto con quelli che saranno i futuri designer e progettisti. Dal tuo punto di osservazione privilegiato, in che mani saremo?
Ho fiducia nei giovani, hanno sensibilità verso questi temi. In generale, consiglio loro di non appoggiarsi troppo alla tecnologia. Sono tendenzialmente più appli- catori che pensatori e noi docenti dobbiamo aiutarli a bilanciare la loro attitudine, spingendoli a sviluppare la libertà di pensiero e il coraggio dell’immaginazione.
Articolo pubblicato su WU 119 (aprile – maggio 2023)
Massimilano Mandarini sito
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