LO SPORT CHE VERRÀ
Dalla Kings League di Piqué al progetto di Woods e McIlroy di introdurre la realtà aumentata nel golf, sono sempre più frequenti i tentativi di adeguare gli sport “tradizionali” alla richiesta delle nuove generazioni di contenuti più fruibili
di Marco Agustoni
Calcio, basket, tennis, golf: questi e tanti altri sport fra i più amati al mondo ci appaiono come monoliti scolpiti nello spazio e nel tempo, con regole immutabili, paragona- bili a veri e propri dogmi. Certo, abbiamo una vaga percezione del fatto che qualche mutamento in passato ci sia stato. E ogni tanto azzardiamo tentativi di cambiare le carte in tavola, alcuni ben assimilati, come l’abolizione del cambio-palla nel volley, altri bollati come blasfemi, vedi l’introduzione del golden gol nel più “talebano” gioco del calcio. In realtà gli sport – frutto di evoluzioni, scismi e ibridazioni – sono tutto fuorché degli insiemi rigidamente definiti e intoccabili. Ora, sottoposta all’impatto dei social media e degli eSports, la pesante impalcatura degli “sport tradizionali” inizia a scricchiolare, tanto che molte discipline faticano ad attirare l’attenzione dei più giovani.
Proprio per sedurre le nuove generazioni, qualcuno sta cercando di svecchiare i “grandi antichi” dello sport e traghettare verso questo millennio iperconnesso e accelerato pratiche che in alcuni casi portano sulle spalle il peso di più secoli. Di proposte, in astratto, se ne sono già sentite diverse: rendere più “digeribile” il calcio strutturando le partite in quattro tempi da un quarto d’ora l’uno; ridurre i time out nel basket e introdurre i tiri da quattro punti; cambiare il complesso sistema di pun- teggio nel tennis.
Ma c’è anche chi ha cominciato a mettere mano all’ingranaggio in concreto. Si va da tentativi di trasformazione meno radicali, come l’introduzione nel tennis dei match al meglio di cinque set da quattro game, con il vantaggio sostituito dal cosiddetto killer point, modifiche già sperimentate con successo con il torneo Next Generation ATP Finals con il vantaggio di rendere il risultato delle partite un po’ più imprevedibile che nel classico formato, fino a iniziative decisamente più dra- stiche come la Kings League lanciata dall’ex giocatore di calcio Gerard Piqué. Questo peculiare torneo di calcio a sette, a cui partecipano squadre con nomi tipo Saiyans FC, Kunisports e XBuyer Team, con presidenti che sono streamer, influencer o ex stelle del pallone come “El Kun” Agüero, si discosta notevolmente dal regolamento originale, introducendo una serie di norme che puntano al puro spettacolo.
Tanto per fare qualche esempio: le partite sono costituite da due tempi e durano nel complesso solo 25 minuti; le sostituzioni sono illimitate; il pareggio non è contemplato, per cui nel caso si decide agli shootout, ovvero rigori da centrocampo; in seguito a un cartellino rosso, è possibile schierare un sostituto dopo un’attesa di cinque minuti; è possibile schierare in campo un giocatore “ospite” preso in prestito dal calcio professionale o da altri sport. E queste non sono che le variazioni più standard.
Durante le partite, trasmesse in streaming e commentate dai presidenti, è anche possibile giocare una “carta speciale” pescata a inizio partita, che una volta utilizzata concede un vantaggio alla propria squadra, per esempio far valere doppio i gol per due minuti o cacciare fuori un giocatore avversario per lo stesso periodo di tempo. Insomma, roba da far storcere il naso ai puristi del calcio.
C’è poi chi sta andando in un’altra direzione ancora, ovvero quella dell’ibridazione con la tecnologia. È il caso di Tiger Woods e Rory McIlroy, che con il loro progetto TGL vogliono lanciare una sorta di via di mezzo fra un torneo di golf e uno show multimediale, in cui sei squadre composte da tre giocatori si sfideranno all’interno di uno stadio, affrontando diverse buche senza mai spostarsi grazie alla realtà aumentata.
Queste iniziative vanno per lo più nella direzione di una maggiore spettacolarizzazione, immediatezza e facilità di fruizione. Del resto, è proprio la fruizione a essere cambiata, fra i giovani, che seguono meno gli sport in tv e più sui dispositivi mobile, magari direttamente attra- verso i social. Questo non significa che gli sport tradizionali abbiano i giorni contati, perché per il momento calcio, basket, tennis e compagni sono ancora seguitissimi. Che qualcosa debba cambiare è però evidente, non necessariamente nella struttura e nei regolamenti degli sport in questione, ma quantomeno nelle modalità in cui questi sono proposti al pubblico. Seguire eventi non per intero, ma solo attraverso sintesi; aggiornarsi in maniera rapida e frammentaria; commentare e condividere facilmente; vivere gli eventi sportivi tramite gli occhi di streamer e influencer: queste sono alcune delle esigenze maggiormente sentite dai “nuovi tifosi”. E in molti si stanno adeguando con format innovativi, app e attitudine social.
Per molto tempo, è probabile che gli sport a cui siamo abituati continueranno a somigliare a se stessi. Ma intanto, dietro l’impulso delle innovazioni tecnologiche e sociali a cui stiamo assistendo, il processo di riscrittura è cominciato e, con tempi difficili da prevedere, sta già portando alla definizione dello sport che verrà.
Articolo pubblicato su WU 119 (aprile – maggio 2023)
Nella foto in alto: Kings League, photo courtesy Kosmos
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