‘INHERITANCE’ DI GREG C. HOLLAND
Nel 2022 il fotografo inglese Greg C. Holland è approdato in Palestina per documentare il progetto di costruzione di un nuovo skatepark e si è innamorato di un territorio che lo ha subito accolto, invitandolo a tornare. Il suo viaggio tra Ramallah, Betlemme, Gerusalemme, Gerico e molte delle città oggi colpite dal conflitto, restituisce immagini di una resistenza sospesa, strenua e paziente
di Alessandra Lanza
Da dove vieni e come descriveresti il tuo primo incontro con la fotografia?
Sono cresciuto nel nord dell’Inghilterra. Ho ricevuto la mia prima macchina fotografica a 17 anni e l’ho usata per scappare nelle città circostanti per fotografare band punk e heavy metal internazionali. Vederli in tour mi ha dato una spinta a partire e a viaggiare.
Quando ti sei reso conto che era la tua “chiamata”?
La fotografia è semplicemente capitata. A vent’anni lavoravo a Londra nella moda: mi occupavo delle vendite, ma in seguito ad alcuni errori il mio capo mi licenziò. Mi disse che pensava davvero che avrei dovuto dedicarmi alla fotografia: credeva a tal punto in me che mi diede tre mesi di paga per aiutarmi nella transizione.
Quando è stata la tua prima volta in Palestina?
Nell’estate del 2022, al fianco di una ONG chiamata Skatepal, per documentare il progetto di costruzione di un nuovo skatepark. Ero entrato a far parte della scena di Londra fotografando, uno dei partecipanti me ne aveva parlato e mi sono subito aggregato e sono partito il mese dopo.
La Palestina è come te la aspettavi?
Non avevo aspettative. Avrei potuto leggere centinaia di libri sulla storia di Israele e Palestina, ma dalle prime interazioni ho capito tutto quello che avrei dovuto: al mio arrivo in Israele ho ricevuto approcci aggressivi, ma a Ramallah, in Cisgiordania, la prima parola che ho sentito è stata «Benvenuto!», gridata da un tassista.
Com’era la tua quotidianità?
Di giorno lavoravo alla costruzione del parco, nel resto del tempo viaggiavo. Durante la chiamata della preghiera mi fermavo ad ascoltare e a osservare qualche pastore intento a pascolare pecore e capre lungo la strada. La luce è diventata una parte importante del mio tempo: spesso io e i miei amici raggiungevamo la montagna appena fuori città per guardare il sole tramontare nel Mediterraneo, mangiando fichi freschi e pesche.
Tornare in seguito cosa ti ha dato in più?
Ci sono cose che non hanno acquisito significato fino al mio secondo o terzo viaggio. La chiave, per esempio, è il segno del ritorno per i palestinesi: molte famiglie conservano ancora quella della porta d’ingresso della casa che sono state costrette ad abbandonare durante la Nakba del 1948. Una chiave dipinta su un muro rappresenta 75 anni di sfollamento e speranza. E imparare che in arabo la parola “cactus” significa anche “pazienza” porta a guardare in modo diverso i cactus che crescono selvaggi intorno alle case demolite o abbandonate. Non sono riuscito a catturare quella “pazienza” con una fotografia, ma l’ho imparata facendo da testimone.
GREG C. HOLLAND Fotografo e scrittore inglese con base a Londra. Ha vissuto e lavorato in Myanmar, Australia, Messico e Palestina. Il suo lavoro è curioso e contemplativo, volto a esplorare l’umanità e le sue espressioni attraverso la cultura e il territorio.
Articolo pubblicato su WU 123 (dicembre 2023)
Tutte le foto nella pagina sono di Greg C. Holland