ENRICO BELLUCCI DI ITER HA VINTO ‘EL TORNEO ALTOS PALOMA’
Altos Tequila ha chiesto a sei bartender italiani di rivisitare il paloma, uno dei cocktail iconici legato a questo distillato. A vincere il contest è stato Enrico Bellucci, bartender di Iter Milano
di redazione di WU
Lo scorso 11 giugno, presso Vapore 1928, si è svolto l’evento conclusivo di “El Torneo Altos Paloma”, un contest che ha visto protagonisti sei bartender italiani alle prese con uno dei cocktail più conosciuti a base di tequila, il paloma.
In questa occasione, i sei partecipanti ne hanno presentato una versione rivisitata, dando spazio a tecnica, creatività e fantasia. Protagonista di ogni paloma è stata Altos, tequila creata nel 2009 grazie alla collaborazione tra il maestro distillatore Jesús Hernández e due famosi bartender britannici, Henry Besant e Dré Masso. Altos in pochi anni si è imposta nel mondo dei distillati, conseguendo riconoscimenti importanti come la medaglia d’oro all’International Wine & Spirit Competition nella categoria 100% Agave Blanco Tequila (versione “plata”) e medaglia d’oro all’International Spirit Challenge, nella categoria Super Premium Reposado (versione “reposado”).
Vincitore de “El Torneo” è stato Enrico Bellucci di Iter, cocktail bar di Milano. Al termine dell’evento, abbiamo scambiato due parole con lui, ecco cosa ci ha raccontato della sua carriera di bartender. e di questa esperienza.
Quando hai iniziato a fare il bartender? Cosa ti ha spinto verso questa professione?
Ho iniziato esattamente 10 anni fa, nel 2014. Tutto è partito da un lavoretto estivo in hotel per potermi permettere di togliermi qualche sfizio personale. La semplicità di accedere a questa professione è stata il fattore scatenante che ha poi trasformato la mia curiosità in passione. Come per molti altri, tutto è iniziato come un gioco e senza rendermene quasi conto, ora questo mondo fa parte della mia quotidianità.
Da quanto sei a Iter? Quali sono state le altre tappe della tua carriera?A luglio festeggio il mio primo anno da Iter. La mia carriera, però, parte in un hotel di Pesaro, vicino alla mia città natale che è Fano, nelle Marche. Dopodiché sono tornato a casa e ho lavorato in due diversi bar per poco più di due anni. Successivamente ho deciso di prendermi una pausa da questo lavoro per trasferirmi a Bologna per studiare. Durante gli studi però, la voglia di tornare sul banco è stata impossibile da fermare e ho iniziato così ad alternare le due cose. Mi sono laureato in Scienze Politiche nel 2021 e, successivamente, ho conseguito un master in F&B Management al quale è susseguito uno stage al Fourghetti, sempre a Bologna. L’ultima tappa in città è stata al Nu Lounge Bar dove sono stato fino allo scorso anno, per poi trasferirmi a Milano e da Iter.
Ci puoi descrivere la storia del cocktail che ti ha fatto vincere il contest di Altos?
Il cocktail si chiama La Araña, che tradotto in italiano significa “il ragno” e vuole essere un ponte che unisce il Messico con il sud Italia, in particolare con la Puglia. Tutti conosciamo la tarantola, uno dei ragni più “famosi”, ma non molti sanno che questo nome era usato nei dintorni di Taranto già dalla fine del ‘400 per riferirsi a una specie particolare, la Lycosa Tarantula. La credenza voleva che il morso di questo ragno provocasse una condizione detta “tarantismo”, caratterizzata da malessere generale e una sintomatologia simile all’epilessia. Quando i primi europei giunti nelle Americhe scoprirono i ragni giganti locali li chiamarono tarantole per via della vaga somiglianza ai Lycosa. Le esplorazioni portarono anche alla scoperta del fico d’India, originario del Messico. La pianta si trova addirittura sullo stemma della bandiera e le sue pale – nopales – fanno parte delle abitudini alimentari di questo Paese. È quindi grazie a queste spedizioni che la pianta fece la sua comparsa in Europa. Da qui si diffuse rapidamente in tutto il bacino del Mediterraneo e in Puglia dove è diventata un elemento caratteristico del paesaggio.
Com’è nata questa idea?
Questa competition è stata l’occasione per instaurare un legame ancora più forte con Federico, un mio collega e soprattutto amico. Federico ha origini pugliesi e, chiacchierando insieme, abbiamo scoperto quanto il sud Italia e il Messico abbiano molti legami fra loro. L’agave è una pianta grassa e pungente proprio come il fico d’india. Il clima caldo e secco che favorisce la crescita di queste piante succulente, poi, è un altro punto in comune. Si può estrarre l’anima di un popolo partendo da una pianta, esattamente come avviene per l’agave con Altos Tequila? Per noi sì e questo tequila è il punto focale del cocktail e di tutta questa storia, perché esalta e allo stesso modo valorizza l’unione di questi ingredienti e culture.
Ti sono piaciute le proposte dagli altri partecipanti?
Sì, tutte le proposte erano valide e di altissimo livello e ho avuto modo di assaggiarle a Vapore 1928. Hanno sviluppato tante belle idee dalle quali trarrò sicuramente spunto. Colgo l’occasione per ringraziare tutti loro e i tre giudici del contest con i quali ho avuto dei confronti molto interessanti.
Qual è il tuo rapporto con il tequila?
Il tequila è un distillato che mi piace davvero tanto. Sono affascinato dalla sua storia, dal Paese nel quale è nato e dal suo forte carattere intrinseco. È molto legato a due cocktail iconici come il margarita e il paloma, ma ha una versatilità incredibile e permette di creare drink eccezionali se miscelato sapientemente. Le sue note spiccatamente vegetali e terrose sono delle caratteristiche che adoro utilizzare ed esaltare nei miei cocktail.
Nella foto in alto: Enrico Bellucci
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