FOR EVERYONE
La rappresentazione della comunità LGBTQIA+ all’interno del mondo dello skateboarding è in evoluzione, anche grazie alla nascita di community che hanno unito l’attivismo alla passione per questa disciplina
di Enrico S. Benincasa
«Quando ci incontriamo, un nostro meet-up prevede: andare sullo skateboard, scherzare tra di noi, esplorare, filmarci o farci foto… In sintesi, permettiamo al nostro “bambino interiore” di uscire fuori e divertirsi». A pronunciare queste parole è Eli Campbell di Skateboobs, una community di skateboarder con base a Edimburgo, in Scozia, e probabilmente descrivono abbastanza fedelmente quello che fanno tutti coloro che vanno in tavola al di là della provenienza geografica. La particolarità di Skateboobs, però, è dovuta al fatto che si tratta di un collettivo composto da ragazze, persone queer e non binarie, che con la sua attività prova a rendere la scena skate un posto più inclusivo.
La rappresentazione del mondo LGBTQIA+ è un tema che interessa la società nella sua interezza e, anche il mondo dello skateboarding, si è dovuto interrogare a proposito. Negli ultimi anni c’è stata una rapida evoluzione, con una sempre maggiore attenzione al tema sia a livello pro – non mancano atlet* che hanno fatto coming out o che hanno affrontato percorsi di transizione – sia da parte di brand e sponsor. Ma il cambiamento parte sopratutto dal basso e, facendo una breve ricerca sui social, si può notare come siano nati tanti collettivi di skater che rivendicano la loro appartenenza ai mondi queer/trans/non-binary.
Più che soffermarsi sui numeri che questi account hanno, è interessante capire come la loro presenza apporti un contributo, sopratutto (ma non solo) a livello locale, a un mondo che da fuori può apparire tendenzialmente eteronormato. «Penso che l’errore comune che si fa quando si parla di gruppi queer e non binari nella comunità skate − continua Eli − è che si presume che stiano cercando di causare scalpore o di autoghettizzarsi, quando in realtà si tratta solo di dare, ai più giovani in particolare, maggiore visibilità e figure diverse a cui fare riferimento. Per noi è importante creare questi spazi per chi è vicino al mondo LGBTQIA+. È fantastico poter vedere persone incontrarsi ai nostri eventi e formare legami, ispirandole anche a creare le proprie piccole skate crew». Skateboobs, tra l’altro, non limita la sua attività a questo, ma amplia il discorso a temi come la salute mentale: «La nostra pagina Instagram è nata come un posto dove pubblicare meme. L’attivismo, anche sul tema salute mentale, è diventato più presente quando il nostro seguito è aumentato. Per noi era importante puntare il nostro sguardo sugli skateboarder non tradizionali e destigmatizzare le conversazioni sulla salute mentale all’interno della comunità skate».
Il tema dell’accettazione delle diversità all’interno di una scena, come quella skate assume contorni diversi a seconda della prospettiva da cui lo si affronta. Osmar Junior, skater 27enne originario di Campinas, nello stato brasiliano di San Paolo, al momento di base a Barcellona, ci racconta il suo punto di vista, quello di un ragazzo gay di colore fuori dal suo Paese di origine e innamorato della tavola: «La comunità skate della città in cui vivo è spesso molto chiusa. Puoi essere “accettato”, ma è meglio non parlare delle tue preferenze sessuali. Se ti fai sentire in caso di commenti omofobici, il tuo punto di vista spesso non è compreso. E se uno skateboarder queer o non binary vuole far parte di una crew importante, sa già che gli altri non terranno conto della sua sessualità, nel bene e nel male». Osmar, che per l’Europa rappresenta il team Unity Skateboarding di Oakland e San Francisco, mette in luce la difficoltà nel “mettere d’accordo” questi due mondi: «Il rifiuto verso un’identità di genere sempre più decostruita viene da lontano, sono sicuro che anche agli inizi di questa disciplina esistevano skater queer e non binary. Oggi la mia comunità locale sta cominciando a diventare più gender fluid, soprattutto con persone provenienti dall’estero. Negli skate spot capitano ancora dei “drama” quando si viene a contatto. Nella mia esperienza sono soprattutto le ragazze a promuovere l’unità e a creare uno spazio sicuro per gli skater gay».
La creazione di spazi inclusivi è un processo che, probabilmente a velocità diverse a seconda dei luoghi, interesserà sempre più questa disciplina nel suo insieme. Forse, però, lo skate è un universo più pronto di altri per farlo perché, come ci dice Eli di Skateboobs, «è intrinsecamente creativo rispetto ad altri sport e ha dato vita negli anni una comunità molto diversificata. Noi non abbiamo mai voluto cambiare le persone all’interno della scena nella nostra città, cerchiamo solo di aiutare a comprendere quelli che possono essere i problemi delle persone appartenenti al mondo LGBTQIA+, ed è qualcosa che abbiamo il privilegio di fare in sicurezza nel nostro Paese. Non siamo qui per cambiare le regole dello skatepark, quelle si spiegano già da sole».
Nella foto in alto: parte della crew Skateboobs per una campagna Converse per il Pride Month 2021, foto di Gabriel Gayle
Articolo pubblicato su WU 126 (giugno 2024)
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